L’Arpat conferma: il termovalorizzatore Geofor rispetta tutti i valori limite di emissione

[14 Luglio 2017]

Nel corso dei controlli effettuati da ARPAT nel 2017 presso il termovalorizzatore Geofor SpA di Pisa – Loc. Ospedaletto, è stato accertato il rispetto dei Valori Limite di Emissione (VLE) autorizzati per i parametri microinquinanti ai due punti di emissione esistenti ed inoltre sono stati visionati i nuovi impianti di caricamento dei Rifiuti Ospedalieri Trattati (ROT) e di dosaggio del tiosolfato di sodio.

Di seguito (di fianco, ndc) si riporta uno schema sintetico del ciclo produttivo del termovalorizzatore Geofor, estratto dal provvedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), rilasciata dalla Provincia di Pisa (Determinazione Dirigenziale nr. 636 del 16.02.2011).

Per quanto riguarda la presenza di Diossine e Furani (PCDD e PCDF), durante l’attività di controllo di ARPAT del febbraio 2017 sono state riscontrate concentrazioni per le due linee esistenti rispettivamente pari a 0.0098 e 0,00669 ng/Nm3, inferiori ad un decimo del VLE autorizzato che è pari a 0,1 ng/Nm3.

Per quanto concerne i PoliCloro (PCB) sono state misurate concentrazioni pari a 2,25 e 1,56 ng/Nm3, inferiori di oltre 6 ordini di grandezza al VLE pari a 0,5 mg/Nm3 .

Infine le misure relative al parametro Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) sono risultate inferiori al limite di quantificazione o limite di rivelabilità quantitativo. Questi valori emissivi estremamente bassi sono diretta conseguenza dell’installazione e messa in esercizio di speciali maniche filtranti, del costo circa quattro volte e mezzo superiore rispetto a quelle tradizionali, impregnate, al loro interno, di un catalizzatore a base di Vanadio e Titanio, che agisce specificatamente sulle diossine ed in generale sui microinquinanti. Tali filtri sono stati installati nel 2015 e 2016.

È stato ispezionato il nuovo impianto di caricamento dei ROT provenienti dagli ospedali (Cisanello in primis), ribaltamento, svuotamento, lavaggio dei relativi contenitori, ed invio finale del contenuto, tramite un sistema a navette, nelle tramogge delle due linee di combustione esistenti.

I fusti ed i tappi, una volta lavati con detergente a base di ipoclorito di sodio e sanificati, vengono impilati per essere riportati nelle strutture ospedaliere di provenienza.

Presso il termovalorizzatore Geofor di Ospedaletto è presente anche un impianto di dosaggio di tiosolfato di sodio, utilizzato solamente in caso di necessità. Tale installazione fu prescritta dalla Regione Toscana, su indicazione di ARPAT, per evitare il ripetersi di eventi come quello verificatosi il 29 marzo 2007.

Quel giorno la popolazione residente anche in zone distanti qualche chilometro dall’installazione Geofor di Ospedaletto notò sin dalla mattina una vistosa nube color fucsia, dovuta alle due emissioni uscenti dalla ciminiera del termovalorizzatore di Ospedaletto, a Pisa.

Questo evento determinò un notevole impatto psicologico ed aumentò la diffidenza già esistente nei confronti dell’installazione in questione, nonostante la necessità di una gestione ottimale dei rifiuti che, in accordo alle Direttive europee di settore, vede

  • ai primi posti la riduzione dei quantitativi dei rifiuti prodotti ed il loro recupero,
  • al secondo posto il recupero energetico da essi derivante in impianti che raggiungano alti livelli di efficienza (attraverso la produzione di calore o la produzione combinata di calore ed elettricità), al fine di limitare il più possibile lo smaltimento in discarica degli stessi, che è considerata l’ultima possibilità.

Nella fattispecie l’emissione di color fucsia fu dovuta allo sviluppo di Iodio gassoso molecolare, formatosi durante il processo di combustione di rifiuti chimici, ospedalieri, farmaceutici.

È bene precisare che, per tale parametro, la normativa italiana ed europea non prevede VLE. Lo iodiopresenta una tossicità bassa rispetto ad altri componenti presenti nei fumi prodotti da termovalorizzatori; come evidenziano gli studi effettuati presso l’ATSDR (Agency for Toxic Substances and Disease Refistry, agenzia federale per la salute pubblica dell’US Department of Health and Human Services) per avere effetti significativi sull’ambiente e sull’uomo bisogna che si sviluppi una quantità di iodio elevata per tempi prolungati. Così non avvenne nel marzo 2007 al termovalorizzatore di Ospedaletto, dal momento che fu prontamente interrotta l’alimentazione alle due linee di combustione, con arresto delle stesse nel giro di 3-4 ore.

Nonostante la carenza normativa per questo parametro, però, il BREF di settore (Pag 382 del Reference Document on the Best Available Techniques for Waste Incineration – August 2006) suggerisce di adottare l’impiego di Tiosolfato o Bisolfito di Sodio in caso di eventuale sviluppo di questo gas alogeno in modo da abbatterlo.

Nel sistema adottato presso il termovalorizzatore Geofor si sfrutta la capacità del Tiosolfato di ridurre lo Iodio e portarlo in soluzione come sale.

Nella fattispecie il nuovo impianto è composto da una cisternetta da 1 mc contenente acqua e dotata di una tramoggia di caricamento del Tiosolfato di sodio solido e da 2 pompe di trasferimento della soluzione negli stadi acidi degli scrubber finali delle due linee di emissione (vedi foto a fianco).

Nel caso in cui si verifichi un’emissione anomala di iodio in orario diurno, l’operatore avvia manualmente tale impianto per l’abbattimento dello iodio nelle emissioni.

Episodi di emissioni di Iodio gassoso si sono già verificate in impianti similari.

Presso il ciclo termico per la produzione di energia elettrica del termovalorizzatore Geofor di Ospedaletto, sono presenti condensatori aerotermi, molto meno performanti dal punto di vista del recupero energetico globale (in termini di MWel prodotti) degli scambiatori acqua/condense, il cui impiego richiede l’utilizzo di torri di raffreddamento con emissioni di vapore di color bianco.

In questo impianto si usa infatti aria ambiente al posto di acqua raffreddata, con bassi rendimenti sia per la temperatura stessa dell’aria (d’estate i rendimenti si abbassano ulteriormente) sia per i bassi coefficienti di scambio degli scambiatori aria/vapore-condensa rispetto a quelli degli scambiatori acqua/vapore-condensa.

La Ditta non ha mai previsto l’installazione di questi ultimi, anche a causa della già elevata diffidenza della popolazione nei confronti dell’impianto.

La Regione Toscana, su indicazione di ARPAT, ha richiesto a Geofor SpA l’acquisto di una nuova centralina meteo più performante (altezza c.a. 10 metri) rispetto all’attuale installata sul locale turbina, da collocare presso la discarica adiacente di Croce al marmo, entro la fine dell’anno corrente.

Testo a cura di Andrea Villani, Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana