Tra il 2017 e il 2060 l'utilizzo di materia è destinato quasi raddoppiare: da 89 a 167 gigatonnellate

L’attuale modello di sviluppo sostenibile non funziona: se non si cambia direzione, c’è il rischio di tornare indietro (VIDEO)

Eradicare la povertà è ancora possibile ma solo con un cambiamento fondamentale e urgente nel rapporto tra uomo e natura

[13 Settembre 2019]

«Se le strategie non cambiano drasticamente, l’attuale modello mondiale di sviluppo sostenibile rischia di invertire anni di progressi». L’allarme è stato lanciato dal rapporto “The Future is Now: Science for Achieving Sustainable Development” redatto  da un gruppo di 15 scienziati indipendenti e che, il 24 e 25 settembre s New York, sarà al centro dell’High-Level Political Forum all’UN summit on the SDGs, al quale parteciperanno Capi di Stato e di governo.

Prendendo atto dell’allarme degli scienziati, il Department of economic and social affairs dell’Onu (Desa), evidenzia che «Il peggioramento delle disuguaglianze e il danno potenzialmente irreversibile all’ambiente naturale da cui dipendiamo tutti, richiede un’azione concertata».

Gli scienziati però sono ancora fiduciosi: «Raggiungere il benessere umano ed eradicare la povertà per tutta la popolazione della Terra – che dovrebbe arrivare a 8,5 miliardi entro il 2030 – è ancora possibile, ma solo se si verificherà un cambiamento fondamentale e urgente nel rapporto tra le persone e natura».

Il rapporto, punta a comprendere le relazioni tra i singoli Sustainable Development Goals (SDG)  e i «sistemi concreti che definiscono la società oggi», per riuscire a realizzare un piano per mitigare l’instabilità globale. Realizzato su richiesta dei Paesi Onu per valutare i progressi della 2030 SDG Agenda, adottata nel 2015, il Global Report on Sustainable Development (Gdsr) comprende, tra l’altro, i risultati delle ricerche scientifiche sui mezzi di sostentamento oceanici, sul consumo sostenibile, sulla produttività e sulla gestione del rischio di catastrofi

I 15 scienziati dicono che «L’attuale roadmap per lo sviluppo ha generato prosperità per centinaia di milioni di persone, ma a scapito di altre risorse e una crescente disuguaglianza che mina la crescita globale. Promuovere le economie, ad esempio aumentando i consumi, sta esaurendo i materiali del pianeta e creando sottoprodotti tossici che minacciano di sopraffare il mondo. Al tasso attuale di consumo, tra il 2017 e il 2060 l’utilizzo di materia è destinato quasi raddoppiare, da 89 gigatonnellate a 167 gigatonnellate, con conseguente aumento dei livelli di emissioni di gas serra e altri effetti tossici causati dall’estrazione di risorse già stressate. Per evitare ulteriori perdite di coesione sociale e crescita economica sostenibile, frenare le perdite di biodiversità e salvare un “ondo vicino ai punti di non ritorno nel sistema climatico globale, lo status quo deve cambiare. Perché ciò avvenga, tutti i settori devono unirsi in un’azione coordinata. Aumentare gli investimenti nella scienza per la sostenibilità è un approccio chiave, così come  riconoscere che il raggiungimento degli Sdg richiede che la crescita economica sia separata dal degrado ambientale, riducendo al contempo le disuguaglianze».

Gli esperti sottolineano che «L’enorme trasformazione necessaria non sarà facile» e il rapporto evidenzia che «E necessaria una profonda comprensione scientifica per anticipare e mitigare le tensioni e i compromessi insiti nel diffuso cambiamento strutturale».

Secondo il rapporto, per accelerare i progressi verso obiettivi e traguardi multipli nei prossimi dieci anni bisogna basarsi su 20 punti di intervento e tra questi, «come prerequisito per eliminare la povertà», ci sono i servizi di base che devono essere resi universalmente disponibili: assistenza sanitaria, istruzione, infrastrutture idriche e igieniche, alloggio e protezione sociale.

Inoltre, «Bisogna porre fine alla discriminazione legale e sociale, rafforzare i sindacati, le organizzazioni non governative, i gruppi di donne e altre comunità che saranno partner importanti negli sforzi per attuare l’agenda 2030».

Gli scienziati mettono in guardia sul fatto che «Sistemi alimentari ed energetici inefficienti stanno privando della sicurezza alimentare circa 2 miliardi di persone, mentre 820 milioni sono denutriti e 2 miliardi di adulti sono in sovrappeso. I processi produttivi stanno causando un grave impatto ambientale. Il passaggio ai sistemi di energia rinnovabile potrebbe aiutare a ridurre i 3 miliardi di persone che fanno affidamento su sostanze inquinanti per cucinare, ed evitare morti premature, stimate a 3,8 milioni ogni anno. Nel frattempo, il gap nell’accesso all’energia ha lasciato quasi un miliardo di persone senza accesso all’elettricità. Gli aumenti dell’approvvigionamento di energia rinnovabile verificatisi nell’ultimo decennio hanno corrisposto a cali di prezzo nella tecnologia dei combustibili puliti, circa il 77% per l’energia solare e un calo del 38% per l’eolico onshore».

Stimando in due terzi la popolazione globale che entro il 2050 proverà a vivere nelle città, gli esperti sono convinti che «Per rispettare l’Agenda 2030 occorreranno aree urbane più compatte ed efficienti, che siano basate sulle infrastrutture naturali, ma devono essere salvaguardati anche i servizi e le risorse ecosistemici».

Quelli che gli scienziati chiamano «I beni ambientali globali» – le foreste pluviali, gli oceani e l’atmosfera – «Hanno bisogno del sostegno di governi, leader internazionali e del settore privato per garantire le buone pratiche».

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  • The future is now! Global Sustainable Development Report 2019