Le rinnovabili arrancano nell’Italia dei trasporti, dove a dominare è ancora il diesel

Nel comparto si concentra circa un terzo dei consumi energetici complessivi del Paese, ma i target Ue rimangono molto lontani: il punto nel rapporto Gse

[12 Agosto 2019]

Per rendere più sostenibile il consumo di energia nazionale l’Italia dovrà concentrare molti sforzi nel settore dei trasporti, ad oggi tra i più lacunosi per quanto riguarda la penetrazione delle fonti rinnovabili: secondo il rapporto Energia nel settore trasporti pubblicato dal Gestore dei servizi energetici (Gse) e aggiornato coi dati 2017 in Italia i trasporti concentrano circa un terzo dei consumi energetici complessivi del Paese (38 Mtep su 115), ma considerando i consumi effettivi le rinnovabili «hanno un peso pari al 3,7% (2,8% i biocarburanti, 0,9% elettricità da Fer); poco inferiore quelli del gas naturale (2,8%) e dell’energia elettrica prodotta da fonti fossili (1,7%)».

Al contrario, a fare la parte del leone sono i prodotti petroliferi, sui quali si concentra il 92% dei consumi energetici italiani nel settore dei trasporti, e «la maggior parte di tali consumi è associato al diesel (60% dei prodotti petroliferi, 55% dei consumi energetici totali nei trasporti), utilizzato in misura quasi tripla rispetto alla benzina. Significativo è anche il contributo del carburante per aviazione (cherosene), intorno all’11%. Gli altri prodotti energetici forniscono un contributo ai consumi complessivi ancora relativamente marginale».

È interessante notare che il comparto stradale concentra la maggior parte dei consumi (83,4%), e solo a grande distanza seguono l’aviazione (9,0% quella internazionale, 2,1% quella interna) e la navigazione interna (2,3%), entrambe ancora dipendenti esclusivamente da fonti energetiche convenzionali, mentre i trasporti ferroviari si fermano all’1,3%.

Nel complesso, tutto questo porta a risultati deludenti se confrontati col contesto internazionale e con gli obiettivi europei di settore. Considerando che i criteri di calcolo introdotti dalla Direttiva 2009/28/CE e dalla Direttiva ILUC (2015/1513) ai fini del monitoraggio del target UE sui trasporti modificano significativamente l’incidenza delle fonti rinnovabili sui consumi complessivi di energia del settore, nel 2017 si può affermare che la quota dei consumi finali lordi complessivi di energia nel settore trasporti coperta da Fer risulta pari al 6,5%, mentre : la Germania è al 7%, il dato medio europeo è al 7,6%, la Francia al 9,1% e la Svezia al 38,6%.

Per il nostro Paese è dunque ancora lontano il target del 10% fissato per il 2020, e ancor più marcato è il ritardo rispetto al 2030: la nuova direttiva europea che stabilisce gli obiettivi al 2030 sulle fonti rinnovabili (direttiva 2018/2001, cosiddetta RED II) individua per il settore dei trasporti un obiettivo minimo al 2030 – espresso, al solito, in termini di quota minima dei consumi coperta da fonti rinnovabili – pari al 14%. Non solo: il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) proposto dal Governo italiano prevede una quota rinnovabile obbligatoria per gli operatori pari al 21,6% al 2030, sensibilmente superiore al 14% previsto dalla RED II, ma senza politiche di settore a supporto rimarranno – com’è reso evidente dal trend attuale – cifre scritte sulla sabbia.