Medio Oriente e Nord Africa: lo sviluppo sostenibile rischia di essere un sogno inaccessibile

Un rapporto Unicef sul futuro del Mediterraneo che farebbe bene a leggere chi ci governa

[9 Agosto 2019]

Secondo il nuovo rapporto “MENA Generation 2030” del l’Unicef, «Se i governi non danno priorità alla pace e alla stabilità e non investono con audacia in ciò che conta di più per i bambini e per il potenziale non sfruttato della gioventù, la Regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa, ndr) non riuscirà a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg)».

Per questo, l’Unicef  ha chiesto  «un aumento urgente delle spese per la protezione della prima infanzia, l’educazione di qualità, l’uguaglianza dei sessi e l’impiego dei giovano per raggiungere gli Sdg» e  avverte tutti i governi, compreso il nostro che ha ridotto la complessa questione dell’emigrazione a una tragica barzelletta da bar,  che «In assenza di un miglioramento dell’educazione e di possibilità di lavori decenti, entro il  2030 la Regione MENA si troverà ad affrontare un rischio di aumento senza precedenti di 5 milioni di bambini non scolarizzati e di oltre il 10% di disoccupazione giovanile».

L’unicef riporta la testimonianza di Batool, una 20enne giordana: «ho cominciato il mio ultimo anno di liceo con molto entusiasmo e dei sogni ancora più grandi. Però, tutto quel che ho vissuto è stato un fallimento. MI sono isolata e ho smesso di studiare fino a che ho cominciato a fare volontariato. Questo ha cambiato la mia vita. Sono diventata una persona nuova, ottimista e sempre alla ricerca di nuove opportunità.

Batool e una dei milioni di bambini e ragazzi della regione MENA che lottano per studiare e progredire e MENA Génération 2030 è il primo rapporto a stabilire un legame diretto tra investimenti per i bambini e crescita economica e sviluppo sociale. Un lavoro frutto anche dei contributi di Banca Mondiale, International labour organization (Ilo), Fondo monetario internazionale e Commissione economica e sociale dell’Onu per l’Asia occidentale. Un rapporto che, se non fossero troppo presi a massacrarsi su TAV, sicurezza e migranti, farebbero bene anche a leggere i nostri governanti, visto che parla anche del nostro futuro e di come impedire nuove ondate migratoria aiutandoli davvero a casa loro

Il rapporto evidenzia che «I bambini e i giovani rappresentano attualmente circa la metà della popolazione della regione. La Regione ha i tassi di disoccupazione giovanile più elevati del mondo, con una media regionale che va fino al 40% tra le giovani donne».

E il documento dell’Unicef fa notare (almeno a chi voglia notarlo) che «Più della metà dei rifugiati del mondo vivono nella regione MENA e più di un terzo dei giovani vivono in dei Paesi fragili o colpiti da conflitti. Durante l’ultimo decennio, i giovani hanno risentito di un deterioramento della loro qualità della vita  e solo la metà tra loro ha fiducia nel proprio governo».

Inoltre, il rapporto sottolinea che «Circa 15 milioni di bambini non sono scolarizzati a causa della povertà, della discriminazione e di un apprendimento di cattiva qualità, della violenza a scuola e dei conflitti armati. Solo la metà dei bambini che vanno a scuola possiedono le competenze per potersi misurare con la lettura, la matematica e le scienze».

Ecco il “paradiso” dal quale, secondo il vicepremier e capo della Lega (ex Nord) e i suoi adepti, fuggirebbero senza ragione le famiglie con bambini, rischiando “senza ragione” la vita in mare e spesso perdendola.

Geert Cappelaere, direttore regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e l’Africa del Nord, racconta un’altra stori, fatta di cifre e fatti concreti e di realtà terribili, gestite da dittatori e uomini forti ai quali i nostri governanti stringono volentieri la mano. «Richiamo – ha detto Cappelaere  – di non raggiugere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile nella regione MENA, il che avrebbe delle conseguenze devastanti per i bambini e i giovani. La sola soluzione consiste nel mettere in opera, e mettere a bilancio, delle politiche in favore dei bambini, nel mettere fine alla violenza e ai conflitti (spesso innescati da interventi armati occidentali ai quali l’Italia partecipa quasi sempre, ndr), nel creare un ambiente politicamente e socialmente stabile e promuovere l’eguaglianza dei sessi», cosa, quest’ultima, che i sovranisti anti-immigrati, vorrebbero mettere in dubbio anche in Italia e nel resto d’Europa. .

Il rapporto descrive gli ambiti e gli obiettivi comuni per governi, imprese private e per gli stessi giovani: «Si tratta in particolare di aumentare i finanziamenti allo sviluppo della prima infanzia, compresa la salute, la nutrizione e una stimolazione adatta, per gettare le basi dello sviluppo psichico, affettivo e cognitivo del bambino». L’Unicef 5dice che il miglioramento dell’educazione scolastica di base è necessario per sviluppare le competenze necessarie per rispondere alla rapida evoluzione dell’economia, compresa la formazione dei giovani, ma anche per sostenere maggiormente il passaggio dei giovano del MENA dallo studio al lavoro.

Tra gli altri ambiti comuni figura anche il miglioramento della qualità dell’educazione per dotare i/le bambini/e e i/le ragazzi/e «di competenze essenziali per il loro futuro. In particolare la creatività, il pensiero critico, la comunicazione e l’empatia», qualità poco apprezzate dai dittatori e dai regimi autoritari arabi e sempre meno dalle democrazie sempre più autoritarie in Europa.

E anche l’invito del rapporto Unicef  a «offrire ai bambini e ai giovani degli spazi per poter esprimere le loro preoccupazioni, condividere le loro idee e impegnarsi nel processo decisionale, per trarre i migliori vantaggi dalla loro ingegnosità», a un dittatore mediorientale può sembrare una provocazione sovversiva, ma anche sull’altra sponda del Mediterraneo – a cominciare dall’Italia del Decreto (in)sicurezza – non è che si facciano salti mortali per avere giovani più critici e consapevoli.

Il rapporto Unicef ci dice che solo puntando su giovani istruiti e capaci, che diventino cittadini e non più sudditi, potremo davvero puntare allo sviluppo economico e sociale dei Paesi MENA. Ma la domanda è: i governi arabi e quelli che si alleano con loro per “fermare i migranti”, vogliono sudditi o cittadini? La risposta è purtroppo nelle terribili cifre dell’Unicef.