Nel mondo ci sono quasi mezzo miliardo di disoccupati, sottoccupati o lavoratori malpagati (VIDEO)

ILO: mancanza di lavoro dignitoso, aumento della disoccupazione e disuguaglianze stanno rendendo sempre più difficile crearsi una vita migliore con il lavoro

[23 Gennaio 2020]

Il nuovo rapporto “World Employment and Social Outlook: Trends 2020 – WESO” dell’International labour organization (ILO) analizza le questioni chiave del mercato del lavoro, tra cui disoccupazione, sottoutilizzazione della forza lavoro, povertà lavorativa, disuguaglianza di reddito, quota del reddito da lavoro e fattori che escludono le persone dal lavoro dignitoso e il risultato che ne emerge è preoccupante: «Quasi mezzo miliardo di persone lavora meno ore retribuite di quanto vorrebbe o non ha accesso adeguato al lavoro retribuito».

Dal rapporto emerge che «Nel 2020 la disoccupazione dovrebbe aumentare di circa 2,5 milioni di persone. La disoccupazione a livello globale è stata pressoché stabile negli ultimi 9 anni, ma il rallentamento della crescita economica implica che all’aumentare della forza lavoro a livello globale  non corrisponda un incremento tale di posti di lavoro  da  assorbire i nuovi ingressi  nel mercato del lavoro».

Il direttore generale dell’ILO, Guy Ryder, ha sottolineato che «Per milioni di persone, è sempre più difficile costruirsi una vita migliore attraverso il lavoro. La persistenza delle disparità e dell’esclusione legata al lavoro impedisce loro di trovare un lavoro dignitoso e di costruire un futuro migliore. Si tratta di una realtà piuttosto preoccupante che ha implicazioni importanti sulla coesione sociale».

Il rapporto dimostra che «La discrepanza tra l’offerta e la domanda di lavoro non è solo una questione legata alla disoccupazione ma anche ad un’ampia sottoutilizzazione della forza lavoro. Oltre al numero totale di disoccupati nel mondo di 188 milioni, 165 milioni di persone hanno un lavoro con retribuzione inadeguata e 120 milioni hanno rinunciato a cercare attivamente nel mercato del lavoro o non hanno accesso al mercato del lavoro. Oltre 470 milioni di persone nel mondo fanno fronte a questo tipo di problemi».
Il rapporto analizza anche le disparità nel mercato del lavoro e i nuovi dati e stime dimostrano che, a livello mondiale, le disparità di reddito sono maggiori di  quanto si credesse finora, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. L’ILO fa notare che «A livello mondiale, tra il 2004 e il 2017 la quota di reddito nazionale destinata al lavoro (invece che agli altri fattori della produzione) è diminuita sostanzialmente dal 54 al 51%. Questa diminuzione, economicamente importante, è stata più pronunciata in Europa, in Asia centrale e nelle Americhe. Questa tendenza si poteva già avvertire a partire dalle stime precedenti». E le cose non andranno meglio: «Si prevede che nel 2020-2021 nei Paesi in via di sviluppo la povertà lavorativa moderata o estrema aumenterà. Di conseguenza, aumenteranno anche gli ostacoli alla realizzazione del primo degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ovvero eradicare la povertà ovunque entro il 2030. Attualmente la povertà lavorativa (definita come reddito inferiore a 3,20 dollari al giorno a parità di potere d’acquisto) colpisce più di 630 milioni di lavoratori e lavoratrici, cioè una persona su cinque nella popolazione attiva su scala mondiale».

Secondo quanto emerge dal  rapporto, «Altre disuguaglianze importanti — relative al genere, l’età e la localizzazione geografica — rimangono caratteristiche persistenti nel mercato del lavoro attuale, limitando sia le opportunità individuali sia la crescita economica generale».  Un dato particolarmente sconcertante è che «267 milioni di giovani (15-24 anni) non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione, mentre sono ancora più numerosi coloro che lavorano con condizioni di lavoro sub-minime».

Il rapporto avverte che «L’intensificarsi delle restrizioni agli scambi commerciali e del protezionismo potrebbero avere un impatto importante sull’occupazione, sia direttamente che indirettamente». Mentre per quanto riguarda la crescita economica evidenzia che «Il ritmo e il tipo di crescita economica attuale costituiscono un ostacolo agli sforzi per ridurre la povertà e migliorare le condizioni di lavoro nei Paesi a basso reddito». Per questo l’ILO raccomanda «un tipo  di crescita diversa che stimoli attività economiche a più alto valore aggiunto, attraverso la trasformazione strutturale, l’aggiornamento tecnologico e la diversificazione».

Il principale autore del rapporto, Stefan Kühn, conclude: «Il sottoutilizzo della forza lavoro e la scarsa qualità del lavoro indicano che le nostre economie e società stanno perdendo i potenziali benefici di un enorme riserva di talenti umani. Sarà possibile individuare un percorso di sviluppo sostenibile e inclusivo solo affrontando questo tipo di disuguaglianze nel mercato del lavoro e di disparità nell’accesso al lavoro dignitoso».

Videogallery

  • World Employment and Social Outlook: Trends 2020 - The report in short

  • Inequality’s blind spots