Dal 2000 al 2015 la crescita di posti di lavori verdi in Europa è stata sette volte superiore a quella del resto dell’economia

Next Generation Eu, il piano europeo per la ripresa visto dal Wwf

«Si sta facendo uno sforzo al fine di rendere il Green deal il "motore" della ripresa economica, purtroppo però le misure sono ancora insufficienti e la ripresa è in stallo»

[28 Maggio 2020]

Dopo la presentazione dell’iniziativa Next Generation Eu, che ancora però attende di essere approvata, «in totale, i nostri sforzi per la ripresa ammonteranno a 2.400 miliardi di euro». La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen sintetizza così il pacchetto per la ripresa post-coronavirus presentato da Bruxelles: un bilancio europeo 2021-2027 da 1.100 miliardi di euro, le tre “reti di sicurezza” (Mes, Bei e Sure) da 540 miliardi di euro e il piano di ripresa Next Generation Eu da 750 miliardi di euro presentato ieri. Un pacchetto di stimolo mai visto nella storia dell’Ue imperniato attorno al Green deal europeo e alla digitalizzazione del Vecchio continente proposti dalla Commissione, ma che può migliorare ancora.

«Quanto dichiarato dalla presidente von der Leyen dimostra che si sta facendo uno sforzo al fine di mantenere l’impegno della Commissione europea per rendere il Green deal il “motore” della ripresa economica – dichiara Ester Asin, direttore dell’European policy programme del Wwf – Purtroppo però le misure sono ancora insufficienti e la ripresa è in stallo. In particolare, mancano meccanismi chiari per implementare e far rispettare le condizionalità green e per garantire che i fondi destinati agli Stati membri non siano impiegati in attività dannose per l’ambiente, come quelle che favoriscono i combustibili fossili o la realizzazione di nuovi aeroporti e autostrade».

Secondo il Wwf anche se la Commissione Ue «cita una serie di settori chiave per la creazione di posti di lavoro green, come quelli dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, la quota complessiva dei finanziamenti destinati a tali settori risulta essere poco chiara e sono praticamente assenti gli investimenti diretti alla tutela del patrimonio naturale», anche pochi giorni fa adottando la nuova strategia per la biodiversità la Commissione Ue dichiara di promuovere «misure concrete per rimettere la biodiversità europea sul percorso della ripresa entro il 2030, ad esempio trasformando almeno il 30% della superficie terrestre e dei mari d’Europa in zone protette efficacemente».

La proposta presentata ieri dalla Commissione europea si intitola, traducendola letteralmente, “Riparazione e preparazione per la prossima generazione”, ma per il Wwf «occorreranno ancora molte azioni per mantenere le promesse ambientali e climatiche. Migliaia di giovani vogliono molto di più: una completa revisione del nostro rapporto con la natura e il problema dei cambiamenti climatici – conclude Ester Asin – Gli Stati membri dell’Unione Europea e i parlamentari europei devono ora mettere in campo i  loro strumenti e garantire che la nostra ripresa economica sia veramente verde ed equa, non solo sulla carta. Questo è quello che hanno chiesto milioni di cittadini europei».

Il Wwf, a proposito delle potenzialità economiche delle scelte green, ricorda come dal 2000 al 2015 la crescita di posti di lavori verdi in Europa sia stata sette volte superiore a quella del resto dell’economia e come oggi ci siano 9 milioni di addetti nel settore dell’energia pulita, destinati a raddoppiare entro il 2030. Il Wwf aggiunge come l’Agenzia internazionale per l’energia indichi che se i Paesi europei facessero politiche coerenti con l’Accordo di Parigi, limiterebbero del 46% l’importazione di combustibili fossili, con un risparmio di 275 miliardi di euro l’anno.
Fin dall’inizio della crisi, il Wwf ha affermato in modo inequivocabile che una vera ripresa green non può sostenere attività dannose per l’ambiente; ma dovrebbe includere investimenti sostanziali in settori a zero emissioni di carbonio e nel ripristino della natura (almeno per 50% del totale); dovrebbe ripristinare l’obiettivo di spesa per il clima nell’ambito dell’attuale bilancio UE entro la fine del 2020; utilizzare la Tassonomia dell’UE per individuare le attività che dovrebbero essere sostenute per raggiungere questi obiettivi.