«I paradisi fiscali danneggiano l’economia». Appello di 300 economisti al Summit Anticorruzione

Non c’è nessuna ragione economica che possa giustificare i paradisi fiscali

[11 Maggio 2016]

Alla vigilia del Summit Anticorruzione che inizia domani a Londra ed al quale parteciperanno i rappresentanti di 40 Paesi, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, oltre 300 economisti di 30 Paesi diversi hanno scritto una lettera/appello ai leader mondiali perché mettano fine alla segretezza delle operazioni finanziarie offshore. Tra i firmatari alcuni degli economisti più influenti: da Thomas Piketty, autore del best-seller internazionale “Il Capitale nel XXI secolo”, ad Angus Deaton, Premio Nobel per l’Economia nel 2015, a Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute della Columbia University e consigliere del segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon.  Tra i firmatari, insieme ai docenti delle più prestigiose università del mondo come Harvard, Oxford e la Sorbona ci sono anche oltre 100 economisti dei più importanti atenei italiani: da La Sapienza, alla Bocconi, da Tor Vergata all’Università di Bologna. Tutti sono concordi su un punto: «I paradisi fiscali compromettono le capacità degli Stati di raccogliere gettito fiscale e a rimetterci sono soprattutto i Paesi poveri».

Per contrastare le diffuse pratiche di abuso fiscale, i firmatari dell’appello chiedono ai governi di «definire nuove regole globali, al fine di obbligare le grandi corporation a rendicontare pubblicamente le loro attività in ciascun Paese in cui operano e assicurare la creazione di registri pubblici dei beneficiari effettivi di beni e società».

L’appello degli economisti mette in luce anche che il Paese che ospita il Summit Anticorruzione, la Gran Bretagna, è tra quelli che hanno la massima responsabilità e possibilità di mettere fine all’era della segretezza offshore: infatti nei Territori Britannici d’Oltremare, ci sono più di un terzo dei paradisi fiscali di tutto il mondo. Più della metà delle società create da Mossack Fonseca, lo studio legale al centro del recente scandalo Panama Papers nel quale è invischiato ance il premier britannico David Cameron, sono state costituite infatti nei Territori Britannici d’Oltremare come le Isole Vergini.

Oxfam, che con la petizione Basta con i paradisi fiscali ha raccolto in pochi mesi  le firme di  quasi 280.000 cittadini da tutto il mondo, ha coordinato le adesioni al documento  e lo ha rilanciato e dice che  si tratta di «Un appello  che parte da un dato sostanziale: ad oggi non c’è alcuna reale ragione economica che possa ancora giustificare l’esistenza dei paradisi fiscali» e l’ONG sottolinea:«Nonostante tra i firmatari vi siano differenti opinioni su quale sia il livello di tassazione ottimale, vi è però un’ampia convergenza nel considerare i paradisi fiscali distorsivi del corretto funzionamento dell’economia mondiale».

Uno dei firmatari della lettera, Leonardo Becchetti, professore ordinario di economia politica all’università Tor Vergata di Roma, evidenzia che «In un’economia globale sostenibile la gigantesca elusione fiscale dei nostri giorni deve diventare un ricordo del passato­. L’alibi dei super-ricchi per le disuguaglianze crescenti è sempre stato quello che alla fine il denaro sarebbe sgocciolato verso il basso. Ma neppure questo accade se i soldi vengono portati nei paradisi fiscali. Abbiamo grande fiducia che il cambiamento atteso accadrà perché i cittadini hanno detto basta a questa continua erosione di risorse che altera persino le statistiche sulla produzione, portandole verso i paradisi e riduce la torta a disposizione per salute, istruzione ed altri beni pubblici».

Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia, conclude: «L’autorevolezza di questo appello rafforza l’operato di Oxfam, che ne ha coordinato l’azione, nell’ambito della campagna Sfida l’Ingiustizia in cui si chiede ai leader mondiali di porre fine all’era dei paradisi fiscali a livello globale. L’attuale sistema fiscale permette ai più ricchi e potenti di nascondere tesori offshore, privando i Paesi di risorse essenziali per servizi pubblici di base come sanità e istruzione. Oxfam, da sempre impegnata con le comunità più vulnerabili in oltre 90 paesi, affinché sia data a tutti la possibilità di uscire dalla povertà, avverte che finché i paradisi fiscali continueranno ad esistere milioni di persone sono destinate a restare povere».