Assocarta lancia il Miac 2019

Parte da Lucca il Green new deal dell’industria cartaria italiana

Sbloccare le autorizzazioni End of waste e migliorare la sostenibilità energetica e dell'economia circolare: «Recuperare energia da tutti gli scarti significherebbe chiudere il ciclo del riciclo e ridurre l’impiego di fonti fossili»

[9 Ottobre 2019]

Dopo un 2018 chiuso in positivo (produzione +0,1%; fatturato +4,2% 2018/2017), l’industria cartaria in Italia sta subendo una battuta d’arresto: se nel 2018 si è confermata al quarto posto europeo dopo Germania, Svezia e Finlandia, da inizio anno (gennaio-luglio) la produzione di carta e cartone italiana ha subito una flessione del 2,6%, con l’andamento del settore che sconta gli effetti di una domanda generalmente in calo oltre ai colli di bottiglia che storicamente strozzano lo sviluppo sostenibile del settore: normative inadeguate, costi energetici e gestione degli scarti produttivi, tutti temi al centro di Miac – la manifestazione ufficiale di Assocarta –, oggi a Lucca.

Problemi che non affliggono “solo” un industria che conta circa 20mila addetti, ma anche un pezzo fondamentale dell’economia circolare, dato che le cartiere italiane sono a tutti gli effetti degli impianti di riciclo: nell’ultimo anno hanno prodotto oltre 9 milioni di tonnellate di carta a partire da un materiale rinnovabile e soprattutto con l’utilizzo di 5 milioni di tonnellate di carta da riciclare, con un tasso medio di circolarità (ovvero il rapporto tra materie prime secondarie e produzione di carta, ndr) del 57% che arriva all’81,1% nell’imballaggio, uno dei più alti d’Europa.

Non a caso al centro del dibattito della conferenza stampa Miac di apertura è stato posto un decalogo di azioni e obiettivi per dare gambe al Green new deal, declinato nell’ottica dell’industria cartaria, che permetterebbe di migliorare le performance ambientali e al contempo ridare competitività al settore.

La prima parte del decalogo si concentra sul capitolo dell’energia, sia sottolineando la necessità di puntare sulla «cogenerazione ad alta efficienza con l’obiettivo di renderla carbon neutral», sia quella di «valorizzare il gas come combustibile pulito per la transizione energetica: basti un esempio in Europa, il 70% della capacità di riciclo installata utilizza gas naturale», afferma al proposito il presidente dei Assoarta Girolamo Marchi.

Per quanto il gas naturale sia in effetti il combustibile fossile di gran lunga più pulito su cui puntare, per contrastare i cambiamenti climatici è necessario spingere fin da subito su alternative più sostenibili. Da questo punto di vista un importante contributo potrebbe arrivare dal biometano, un perfetto sostituto del gas naturale che nel nostro Paese ha un potenziale stimato al 2030 di 10 miliardi di metri cubi (ovvero circa il doppio di tutto il gas fossile ad oggi estratto in Italia), e dal recupero energetico degli scarti da riciclo prodotti dalle stesse cartiere.

Guardando alla promozione dell’economia circolare, infatti, da una parte Assocarta chiede con forza di sbloccare le autorizzazioni sull’End of waste da cui dipendono investimenti e il miglioramento ambientale del sistema Italia (un ben poco promettente emendamento è stato presentato in Parlamento nei giorni scorsi, ndr), e dall’altra di fare i conti con una gestione degli scarti del riciclo non ottimizzata, che frena le potenzialità dell’industria cartaria e dell’economia circolare.

«In Italia – spiega Marchi – i volumi più importanti della carta da riciclare raccolta sul territorio nazionale derivano dalla raccolta urbana: 3,3 milioni di tonnellate nel 2018 su un totale di oltre 6,6 milioni di tonnellate di carte e cartoni recuperati. Per recuperare 300 mila tonnellate di scarti di riciclo (nulla di fronte ai oltre 5,1 milioni di tonnellate di carta riciclate ogni anno dal settore, un rapporto 1:17) c’è solo un impianto di termovalorizzazione dedicato in Umbria, mentre un secondo impianto in Lombardia non è utilizzato in maniera costante mentre recuperare energia da tutti gli scarti significherebbe chiudere il ciclo del riciclo e ridurre l’impiego di fonti fossili».

Di seguito riportiamo integralmente il decalogo proposto da Assocarta per il Green new deal

  1. Promuovere la cogenerazione ad alta efficienza con l’obiettivo di renderla “carbon neutral”: essa fornisce fabbisogni che non possono essere coperti con altre fonti, evita le perdite di distribuzione dell’energia elettrica, affianca i servizi da fonte rinnovabile dando sicurezza e continuità al sistema elettrico, evita l’impiego di grandi spazi per generare potenza equivalente a un impianto convenzionale.
  2. Valorizzare il gas come combustibile pulito per la transizione energetica: basti un esempio in Europa il 70% della capacità di riciclo installata utilizza gas naturale.
  3. Utilizzare in maniera ancora più efficace le misure esistenti per l’efficienza energetica e il risparmio energetico.
  4. Meno tasse e più investimenti. Ad esempio adottare una misura Industria 4.0 estesa all’Economia Circolare.
  5. Sbloccare le autorizzazioni sull’EoW (“fine rifiuto”), da cui dipendono investimenti e il miglioramento ambientale del sistema Italia.
  6. Aumentare la capacità di riciclo dell’Italia in campo cartario: si deve e si può fare (caso Mantova).
  7. Aumentare la capacità di gestione degli scarti del riciclo e dei sottoprodotti: è un capitolo importante di qualsiasi politica industriale in materia di Economia Circolare. Recuperare energia dagli scarti significa chiudere il ciclo del riciclo e ridurre l’impiego di fonti fossili.
  8. Promuovere la sostenibilità e la riciclabilità dei materiali: la carta è un biomateriale che coniuga l’impiego di materie rinnovabili con il riciclo dei prodotti a fine vita.
  9. Promuovere la qualità delle raccolte differenziate lungo tutto la filiera con criteri EoW in linea con gli standard merceologici utilizzati a livello internazionale.
  10. Adottare sistemi di responsabilità del produttore che incentivino l’efficienza e l’efficacia, quindi la competitività del sistema Italia, perfezionando quanto già previsto nel campo dei rifiuti di imballaggio.