Per la prima volta dal 2001 la crescita delle rinnovabili nel mondo non è aumentata

Nel mentre le emissioni di CO2 hanno raggiunto il record storico. Birol (Iea): «Il mondo non può permettersi di mettere in pausa le energie pulite»

[9 Maggio 2019]

Nel corso dell’ultimo anno sono stati installati nel mondo 177 GW di impianti alimentati da energie rinnovabili, la stessa cifra raggiunta nel 2017, ed è la prima volta da due decenni – come documenta l’analisi fornita dall’International energy agency (Iea) – che non si osserva un trend crescente. Lo stallo riguarda praticamente ogni angolo del mondo: l’Europa ha aggiunto 22 GW nel 2018 (erano 23 nel 2017), gli Usa 18 GW (contro 17, nonostante Donald Trump), il Giappone 7 (8), l’India 14 (15) e la Cina – che da sola ha comunque installato più impianti Fer rispetto a tutti gli altri Paesi finora citati – si è fermata a quota 77 GW contro gli 82 del 2017.

Questo significa che a livello globale le rinnovabili sono cresciute di appena il 60% di quello che sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi climatici individuati dall’Accordo di Parigi, che impongono di contenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, con l’impegno a fare sforzi per limitare l’aumento entro 1,5 °C. Per raggiungere quest’obiettivo infatti il ruolo delle energie rinnovabili è fondamentale, e la Iea stima che sia necessario incrementare le installazioni a un livello pari almeno a 300 GW in media l’anno da qui al 2030, mentre nel 2018 ci siamo fermati appena a 177.

Si tratta di uno stallo che risulta particolarmente allarmante, dato che si abbina al dato ancora peggiore relativo ai gas serra: nel corso del 2018 le emissioni di CO2 legate all’impiego di energia sono salite infatti dell’1,7% a quota 33 gigatonnellate, un record storico.

«Il mondo non può permettersi di mettere in pausa la crescita delle energie rinnovabili – commenta il direttore della Iea, Faith Birol – e i governi devono agire rapidamente per correggere questa situazione e permettere il celere sviluppo di nuovi progetti – ha dichiarato il Direttore dell’EIA, Fatih Birol – Grazie al rapido abbassamento dei costi, la competitività delle rinnovabili non è più fortemente vincolata agli incentivi finanziari. Ciò di cui hanno principalmente bisogno sono politiche stabili supportate da prospettive a lungo termine, oltre all’integrazione delle rinnovabili nei sistemi energetici in maniera ottimale ed economica. Politiche di stop and go sono particolarmente dannose per i mercati e per l’occupazione», ma è vero anche il contrario: «Questi dati 2018 sono profondamente preoccupanti, ma politiche intelligenti e determinate possono far sì che gli incrementi di capacità rinnovabile tornino su un trend al rialzo».

Attualmente, anche l’Italia deve confrontarsi con questo problema. Nel primo bimestre del 2019 –  come mostra l’associazione confindustriale Anie Rinnovabili – le installazioni di impianti alimentati da energie pulite sul territorio sono addirittura calate dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2018, ma anche ipotizzando che si tratti di un semplice “incidente di percorso” a preoccupare è la tendenza generale. Il Gestore dei servizi energetici (Gse) alla fine dello scorso anno ha spiegato chiaramente che in Italia «negli ultimi 5 anni si è assistito a una crescita media annua di 0,3 punti percentuali dei consumi energetici soddisfatti dalla produzione da rinnovabili favorita, in parte, anche da una diminuzione tendenziale dei consumi stessi per la congiuntura economica internazionale. Continuando in questa direzione, al 2030 il Paese raggiungerebbe un obiettivo del 22%, ben lontano dal 30% che si pone il Piano energia e clima». Figurarsi rispetto al 32% individuato a livello comunitario dall’Ue attraverso la direttiva Red II.