Per Rimateria il tempo delle scelte industriali è ormai irrinviabile: due gli scenari in campo

Se la situazione non si sbloccherà «già da dicembre l’azienda non potrà pagare gli stipendi ai dipendenti», spiegano i sindaci di Campiglia Marittima e San Vincenzo

[19 Novembre 2019]

Mentre continuano le accuse incrociate tra le fazioni politiche in campo sulla vicenda Rimateria, il tempo di scegliere quali strategie industriali perseguire è ormai indifferibile: il presidente dell’azienda, Francesco Pellati, ha presentato ieri ai soci Asiu – ovvero il soggetto pubblico che detiene il 27,75% di Rimateria, rappresentato dai Comuni di Piombino, Campiglia Marittima, Castagneto Carducci, San Vincenzo e Suvereto – i due scenari rimasti sul tavolo dopo il parere del Nurv recepito ieri dalla Giunta regionale e la diffida arrivata lo scorso venerdì che impone uno stop al conferimento di rifiuti in discarica fino a che non verranno soddisfatte le prescrizioni del caso.

Mentre i circa 50 dipendenti di Rimateria protestavano per la perdurante situazione d’incertezza che mette a rischio sia i posti di lavoro sia il risanamento dell’area di 58 ettari dove opera l’azienda, il presidente Pellati ha presentato ai soci Asiu due possibili scenari di «che porterebbero – sintetizzano i sindaci di Campiglia Marittima e San Vincenzo, Alberta Ticciati e Alessandro Bandini – a due piani industriali diversi: il primo con scadenza 2020 consistente nel conferimento dei rifiuti autorizzati nel solo cono rovescio», ovvero gli spazi che si trovano tra la discarica ex Asiu e la vecchia discarica ex Lucchini. Un’ipotesi che «per ovvi motivi di sostenibilità economica dell’azienda comporterebbe la messa in liquidazione di Rimateria con la conseguente impossibilità di completare la messa in sicurezza delle discariche esistenti e di bonificare la Li53». Il secondo scenario invece «consisterebbe nel completamento del cono rovescio e nella riprofilatura della discarica ex Lucchini, con scadenza presumibile nel 2024: questa ipotesi, oltre a non lasciare 45 famiglie senza stipendio, consentirebbe il completamento della messa in sicurezza delle due discariche, lo smaltimento dei cumuli e la bonifica della Li53».

I Comuni di Campiglia, San Vincenzo, Sassetta e Castagneto Carducci hanno espresso parere positivo su questa seconda ipotesi, mentre i Comuni di Piombino e Suvereto «hanno dichiarato di volersi astenere dal dare un mandato ad Asiu», in quanto secondo il sindaco Ferrari i due scenari avanzati «non hanno le caratteristiche per essere definite progetti, costruite senza il supporto di dati tecnici e finanziari». Il tempo per decidere è però ormai agli sgoccioli, con lo stesso presidente Pellati che ha fatto «più volte presente che Rimateria – sottolineano Ticciati e Bandini – non può permettersi di procrastinare una scelta e che con il primo scenario non sarà in grado di sopravvivere e quindi di provvedere allo smaltimento dei cumuli, alla bonifica della Li53 e sebbene», tanto che se la situazione non si sbloccherà «già da dicembre l’azienda non potrà pagare gli stipendi ai dipendenti».

«Torniamo a ribadire – commentano al proposito il sindaco di Piombino Francesco Ferrari e l’assessore all’Ambiente Carla Bezzini – che non si può pensare di affrontare i problemi di Piombino come questioni sconnesse l’una dall’altra: Rimateria, le bonifiche, la siderurgia, il rilancio economico e sociale sono tutti aspetti che devono essere affrontati in un’ottica che li metta in relazione l’uno con l’altro. Comprendiamo la rabbia e la preoccupazione dei dipendenti di Rimateria che oggi (ieri, ndr) protestavano fuori dalla stanza dove ci stavamo riunendo: la questione occupazionale sicuramente esiste, è innegabile, e certamente è un aspetto da prendere in considerazione nella valutazione sul futuro di Rimateria. Solo con la riconversione di Rimateria e con un piano industriale che inizi a parlare di trattamento dei rifiuti e di bonifiche, potranno essere salvaguardati i posti di lavoro e la società essere considerata concretamente funzionale al territorio».

Curiosamente, un piano industriale in questi termini è quello avanzato sin dall’inizio dall’azienda: risanare l’area di 58 ettari dove opera senza allargare il perimetro delle aree adibite a discarica, ma trasformando una discarica abusiva in una sicura, ovvero bonificare la Li53 e riciclare e smaltire in modo controllato i cumuli sovrastanti. Ci sono altre risorse per farlo? I famosi 50 milioni di euro per le bonifiche – promessi ormai dal 2014 da ogni livello istituzionale – non sono mai arrivati, e se adesso arrivasse al capolinea anche il progetto Rimateria non ci sarebbe poi da stupirsi delle conseguenze: oltre alla perdita di altri 50 posti di lavoro «la chiusura dell’azienda – è scritto nero su bianco nel parere del Nurv – metterebbe a rischio le operazioni di bonifica i cui costi quantificati in qualche decina di milioni di euro potrebbero avere significative ricadute sulla spesa pubblica».