Per un futuro energetico low-carbon, è necessario un approvvigionamento sostenibile di minerali e metalli rari

La green economy non può essere realizzata a spese di minatori, ambiente e salute pubblica

[10 Gennaio 2020]

Tra il 2015 e il 2050, il numero di auto elettriche dovrebbe passare da 1,2 milioni a 965 milioni e nello stesso periodo, la capacità di accumulo della batteria deve passare da 0,5 gigawattora (GWh) a 12.380 GWh mentre la capacità del fotovoltaico solare installata dovrà passare da 223 GW a oltre 7.100 GW. Uno studio prevede tra il 2015 e il 2060 un aumento della domanda di materiali per batterie EV dell’87.000%, del 1000% per l’energia eolica e del 3000% per le celle solari e il fotovoltaico.

Cifre che, secondo lo studio “Sustainable minerals and metals for a low-carbon future”, pubblicato da poco su Science da un team internazionale di ricercatori, fanno temere che la rivoluzione globale low-carbon sia a rischio, «a meno che non vengano messi in atto nuovi accordi internazionali e meccanismi di governance per garantire un approvvigionamento sostenibile di minerali e metalli rari».

All’università del Sussex, che ha guidato il team di ricerca, evidenziano che «La quantità di elementi di cobalto, rame, litio, cadmio e terre rare necessari per fotovoltaico solare, batterie, motori per veicoli elettrici (EV), turbine eoliche, celle a combustibile e reattori nucleari probabilmente crescerà rapidamente negli anni a venire. Anche se si troveranno alternative per un metallo, si farà affidamento su un altro poiché la portata delle possibilità è intrinsecamente limitata dalle proprietà fisiche e chimiche degli elementi».

Il problema è che il rifornimento globale di queste materie prime è spesso fortemente monopolizzate da un singolo paese, è reso difficoltoso da conflitti sociali e ambientali o si concentra in mercati mal funzionanti e quindi, dicono i ricercatori, «esiste la reale possibilità che una carenza di minerali possa frenare l’urgente necessità di un rapido aumento delle tecnologie low-carbon. In alcuni casi, i mercati stanno fornendo segnali fuorvianti agli investitori che possono portare a decisioni sbagliate. In altri casi, i Paesi o le regioni che forniscono minerali sono politicamente instabili».

Lo studio formula una serie di raccomandazioni per aiutare a gestire la domanda di questi minerali per la low-carbon technology e per limitare i danni ambientali e per la salute pubblica prodotti dalla loro estrazione e lavorazione, sostenendo così i benefici sociali della green economy e garantendo che siano condivisi in maniera più universale ed equa.

Il principale autore dello studio, Benjamin K. Sovacool, che insegna politica energetica all’università del Sussex, spiega che «L’estrazione di minerali, metalli e materiali è la base nascosta della transizione low-carbon. Ma è troppo sporca, pericolosa e dannosa per continuare sulla sua attuale traiettoria.

Gli impatti sull’estrazione mineraria allarmano giustamente molti ambientalisti come un grosso prezzo da pagare per salvaguardare un futuro low-carbon. Ma quando l’estrazione nelle miniere terrestri diventa più impegnativa, le riserve terrestri di alcuni minerali diminuiscono o in alcuni Paesi aumenta la resistenza sociale, anche le riserve minerarie oceaniche o persino spaziali diventeranno una fonte plausibile».

Il nuovo studio chiede una rinnovata attenzione per affrontare le conseguenze delle attuali condizioni di estrazione e lavorazione dei metalli a terra, ma sottolinea che per l’estrazione di cobalto e nichel ci sono importanti prospettive offshore, sia nella piattaforma continentale all’interno delle Zone economiche esclusive degli Stati che sulla piattaforma continentale esterna internazionale.

I ricercatori fanno notare che «All’interno delle acque internazionali, i noduli metallici trovati nella vasta Clarion-Clipperton Zone nel Pacifico e nelle croste di cobalto e tellurio, presenti nelle montagne sottomarine di tutto il mondo, forniscono alcuni dei più ricchi depositi di metalli per le tecnologie verdi. Ma i minerali presenti negli ecosistemi più incontaminati e unici, vicino ai camini idrotermali, per il prossimo futuro dovrebbero rimanere off-limits per l’estrazione dei minerali ».

Un altro autore dello studio, Morgan Bazilian, direttore del Payne Institute for Public Policy della Colorado School of Mines, aggiunge che «Man mano che il panorama energetico globale cambia, sta diventando sempre più ad alta intensità di minerali e metalli. Pertanto, la sostenibilità e la sicurezza delle catene di approvvigionamento dei materiali è essenziale per sostenere la transizione energetica. Il modo in cui modelliamo quel percorso avrà conseguenze importanti per tutto, dall’ambiente, allo sviluppo e alla geopolitica».

Per questo il team internazionale di ricercatori raccomanda di: Rafforzare e coordinare gli accordi internazionali sull’estrazione responsabile e la tracciabilità al fine di stabilire un giusto approvvigionamento di minerali; Ampliare notevolmente il riciclaggio e il riutilizzo di minerali rari per prolungare la durata dei prodotti e delle riserve; Diversificare la scala di approvvigionamento dei minerali per incorporare operazioni su piccola e grande scala, consentendo al contempo ai minatori di avere il controllo sulle entrate minerarie attraverso meccanismi di condivisione dei benefici e accesso ai mercati più forti; Concentrare le politiche dei donatori per lo sviluppo riconoscendo il potenziale di sostentamento delle miniere in aree di estrema povertà piuttosto che limitarsi a regolamentare il settore per le entrate fiscali; Stabilire una maggiore responsabilità estesa del produttore per i prodotti che utilizzano preziosi minerali rari. Ciò può garantire che la responsabilità per l’intera durata di vita di un prodotto, compresa la fine della sua utilità, si sposti dagli utenti o dai gestori dei rifiuti ai principali produttori come Apple, Samsung e Toshiba; Inserire attivamente la sicurezza dei materiali di minerali e metalli essenziali nella pianificazione climatica, compreso la creazione di un elenco di “minerali critici” per la sicurezza energetica (che è già stato realizzato in parte dall’Unione europea e dagli Stati Uniti).
Saleem Ali, dell’United Nations International Resource Panel dell’United Nations environment Programme e delle università del Delaware e del Queensland. Sottolinea a sua volta che «La nostra analisi ha lo scopo di galvanizzare i policy-makers internazionali perché includano le preoccupazioni relative alla fornitura di minerali per le tecnologie verdi nei negoziati sui cambiamenti climatici. Dobbiamo basarci sulla risoluzione sulla governance mineraria che è stata approvata nel corso dell’ United Nations Environment Assembly nel 2019 e che ha messo in atto un piano d’azione chiaro sulla sicurezza della catena di approvvigionamento per una transizione low carbon».

Un altro autore dello studio, Benoit Nemery, del Center for Environment and Health della Katholieke Universiteit Leuven, conclude con un appello: «Non realizziamo un futuro low-carbon a spese dei minatori e della salute pubblica».