Piantare alberi, educare alla gestione dei rifiuti: la rinascita del Libano passa dai bambini

Cospe, insieme ai suoi partner di progetto locali e internazionali, ha appena concluso la prima serie di formazioni indirizzate alle scuole nel nord del Paese

[26 Aprile 2019]

È cominciata la campagna di sensibilizzazione sui danni ecologici causati dalla gestione sregolata dei rifiuti in Libano: Cospe, insieme ai suoi partner di progetto locali e internazionali – Unione delle Municipalità di Jurd el Kaytee, Mada, Coopi, Studio Azue, Erica e AUB – ha appena concluso la prima serie di formazioni indirizzate alle scuole dell’Unione delle Municipalità di Jurd el Kaytee, nella regione di Akkar, nel nord del Paese.

Sono 559 gli studenti che hanno usufruito delle attività di sensibilizzazione a scuola e quasi altrettanti hanno partecipato all’International day of forests (21 marzo) durante il quale 120 alberi di noce sono stati piantati in 5 diverse municipalità, come simbolo di rinascita e speranza per un futuro più verde, pulito e sano. «Le attività ci sono piaciute molto, adesso sappiamo cosa voglia veramente dire abbandonare i rifiuti in giro e quanto siano dannosi per l’ambiente», dice Ahmad, 11 anni. Uno dei moduli programmati per le scuole era dedicato ai tempi di deterioramento dei materiali in natura, e i bambini restavano letteralmente a bocca aperta nell’apprendere che un sacchetto di plastica può impiegare 1.000 anni a dissolversi, mentre una bottiglia di vetro fino anche a 1.000.000.

Durante le attività a scuola ai bambini, di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, è stato chiesto di creare degli oggetti dai materiali di scarto o riciclati, pensando ai concetti di Riduzione, Riuso e Riciclo. E come spesso accade, questi ragazzi hanno saputo stupirci con le loro idee. Un lavoro di gruppo di una classe della scuola di Qabeit, ad esempio, ha portato alla realizzazione di una lampada fatta con bicchieri di carta e lampadine a incandescenza. Un’opera quasi di segno modernista (nella foto, ndr).

In un Paese che ha attraversato una lunga guerra civile (1975-1990), che ha subito l’intervento israeliano appena pochi anni fa (2006) e dove i problemi strutturali sono ancora enormi, avvicinare i ragazzi delle scuole per parlare di questi temi può apparire come un passo troppo lungo: qua il “credo” degli ultimi anni è stato lo sviluppo urbano ad ogni costo, la ricostruzione tramite una cementificazione del territorio schizofrenica e sregolata, l’assoggettamento finale dell’ambiente al potere economico. Altro che piantare alberi.

Salendo verso Akkar, da Beirut a Jounie e fino a Batroun, da Tripoli ad Aabdeh, è quasi solo cemento ormai. In questo piccolo Paese, dove lo spazio edificabile è ristretto, si è veramente andati oltre al sostenibile: si è costruito, intaccato montagne, rubato spiagge, violato il sacro suolo del cedro libanese. Guardando la costa scorrere dal finestrino si vede solo grigio, una striscia monocolore.

E allora insegnare il valore dell’ambiente, del rispetto per la natura a chi colpe non ha per questo disastro ecologico, forse potrà rappresentare l’unico vero appiglio per un futuro migliore. Forse davvero un giorno i bambini di Fneidek, di Hrar, di Qabeit, di Ein al Dahab e Houeich, guardandosi intorno e respirando l’aria pulita delle loro affascinanti montagne, ripenseranno a queste giornate come quelle in cui videro in quel gesto così naturale che è piantare un albero, che loro e solo loro avrebbero potuto divenire il cambiamento di cui il Libano aveva un disperato bisogno.

di Federico Saracini, project manager Cospe, Libano, per greenreport.it