Plastiche bio e non, i perché del nuovo accordo per una migliore gestione degli imballaggi

La firma, a Roma, di Corepla, Conai, Assobioplastiche e Consorzio Italiano Compostatori (CIC)

[12 Giugno 2015]

L’Italia è stato il primo paese europeo a rendere obbligatorio l’utilizzo dei bioshopper, arginando il disastroso fenomeno degli shopper in plastica che finivano a tappezzare per anni boschi fiumi e mari, dove contribuivano se ingeriti a falcidiare la fauna ittica. Sappiamo bene però che nessun pasto è gratis, e infatti a fronte di una tecnologia innovativa (l’industria italiana delle bioplastiche è all’avanguardia nel mondo) e di una soluzione ambientalmente positiva (evitare che gli shopper di plastica vengano dispersi nell’ambiente, lasciando comunque il posto a sacchetti che si degradano in tempi molto più rapidi), sono cominciate a sorgere problematiche inaspettate; in fase di progettazione non si era infatti tenuto probabilmente conto né della normativa, né del ciclo di vita del prodotto.

Per citare solo alcuni punti focali: la differenza tra shopper degradabili, biodegradabili e compostabili e la loro gestione nel fine vita. Mettendo da parte i sacchetti degradabili chimicamente (escamotage all’italiana per arginare la legge), per le altre due tipologie il problema era che quasi sempre finivano (finiscono) nella raccolta differenziata multi materiale, andando a contaminare e rendere più difficile il riciclo delle plastiche. Eppure, pagando il Cac, dovevano essere prese in carico dal sistema Conai. Viceversa per altre tipologie di contenitori in bioplastiche (ad esempio le biobottle, bicchieri, piatti e stoviglie), se finiscono negli impianti di compostaggio, per degradarsi necessitano di tempi più lunghi di quelli di un impianto di compostaggio industriale, comportando sensibili difficoltà.

In questi anni diverse situazioni sono state sanate, e l’accordo siglato ieri a Roma da Corepla, Conai, Assobioplastiche e il Consorzio Italiano Compostatori (CIC), alla presenza del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, punta proprio a favorire e migliorare la gestione ambientale degli imballaggi in plastica biodegradabili e compostabili.

I punti dell’Accordo, valido per un biennio, prevedono la messa a disposizione da parte di Corepla di una somma sino a 1 milione e 500 mila euro annui  per:

– supportare i Comuni nei programmi di inclusione degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile nei servizi di raccolta differenziata dei rifiuti organici

– definire piani di comunicazione (campagne informative) per la valorizzazione ed il corretto sviluppo dei sistemi di raccolta e trattamento di questo tipo di imballaggi nella frazione organica

– sensibilizzare i cittadini, le istituzioni e le imprese verso la miglior gestione degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile nell’ottica di un consumo sostenibile delle risorse, della prevenzione della formazione di rifiuti e dell’incremento della raccolta differenziata di qualità

– supportare l’attività di monitoraggio, ricerca e sperimentazione nella filiera del riciclo organico, anche  in relazione alle diverse soluzioni impiantistiche esistenti e al maggior conferimento di imballaggi in plastica biodegradabili e compostabili

– implementare l’attività di ricerca universitaria istituendo e finanziando specifici progetti di ricerca.