La presentazione della Piattaforma Europa a Bruxelles, a caccia di risorse private

Porto, il rilancio di Livorno 20 metri sotto ai mari

Un progetto ambizioso che, per risultare credibile, dovrà essere anche sostenibile

[16 Settembre 2015]

Da qui al 2020 Livorno dovrà poter offrire un approdo sicuro e uno snodo logistico affidabile a merci provenienti da tutto il mondo, e alloggiate su navi porta container sempre più ciclopiche. Per farlo, come noto, il progetto è quello di puntare sulla Darsena Europa, presentato ieri da Regione Toscana e Autorità portuale a Bruxelles. Obiettivo, provare a smuovere fondi pubblici europei e soprattutto le risorse private necessarie. Il costo della prima fase di attuazione della Piattaforma (cioè della costruzione di piazzali, banchine, dragaggi, impianti, strade e raccordi ferroviari) e delle dighe foranee di protezione è stato infatti stimato in circa 800 milioni di euro, dei quali circa 450 a carico del pubblico e i restanti 350 a carico del partner privato: «Presenteremo il bando di gara intorno alla prima metà di ottobre – ha annunciato Rossi – Nel 2020 l’opera dovrà essere completa e funzionante».

«Mi auguro che questa iniziativa riesca a suscitare interesse da parte degli investitori – ha detto il presidente Rossi – perché la realizzazione della Piattaforma Europa deve necessariamente implicare anche un aumento dei traffici e del lavoro sul porto. Come Regione Toscana abbiamo scommesso tantissimo su questo, siamo stati l’unica regione a decidere di fare un investimento così cospicuo, e siamo qui per rendere trasparente la nostra volontà. Visto che vogliamo fare le cose per bene, dobbiamo impegnarci perché i fondali della nuova infrastruttura siano di 20 metri, la condizione è fondamentale rispetto alle esigenze di ammodernamento dello scalo portuale».

D’altronde, sottolinea la Regione, l’attività portuale rappresenta circa il 20% del Pil del territorio livornese, l’1% di quello toscano e lo 0,15% di quello nazionale. In passato alcune stime hanno evidenziato come per ogni 1000 euro di valore aggiunto prodotto nel Porto di Livorno, si attivassero altri 1400 euro nel territorio livornese e circa altri 100 in Toscana: un positivo moltiplicatore più che positivo, che ci si aspetta verrà confermato con la realizzazione della Piattaforma Europa.

Non a caso David Sassoli, vicepresidente del Parlamento europeo, ha parlato ieri del progetto come di una scommessa per la Toscana, l’Italia e l’Europa: «Un’opera che fa una politica – l’ha definita – Non si tratta soltanto dell’adeguamento e del miglioramento del porto di Livorno, ma un’opera strategica per tutto il Mediterraneo».

Un’area, ricordiamo, che non è solo teatro di tragiche migrazioni. Attorno al Mare Nostrum ruota oltre il 15% del fatturato mondiale, e gli scambi interni valgono oltre 7mila miliardi di dollari: più del 20% del commercio mondiale. Intercettare questi flussi è fondamentale per una città-porto come quella di Livorno, e per tutto il sistema economico che le sta alle spalle.

La responsabilità di uno scalo che ambisce a una rilevanza mondiale non può però prescindere dalla dimensione della sostenibilità. Ciò significa anche utilizzare nei lavori d’ampliamento la più ampia parte possibile di materiale riciclato (come a suo tempo chiesero per Piombino gli ambientalisti, un appello allora pressoché inascoltato), già utilizzato in passato per le opere portuali labroniche. E – perché no – la realizzazione dell’ormai annosa elettrificazione delle banchine: un progetto inserito dal sindaco pentastellato Filippo Nogarin nel programma col quale è stato eletto, e poi mai concretamente affrontato. Il nuovo terminal avrà due banchine di 1100 metri ciascuna (quella di testata sarà lunga 650 metri) e potrà contare su una superficie complessiva di 66 ettari di piazzali; garantirne l’elettrificazione – anche a fronte della recente apertura del sindaco al progetto delineato in Regione, con l’escavo dei fondali a 20 metri – sarebbe un connubio di sostenibilità e politica finalmente propositiva.