Il ricorso al Tar del Comune di Orciano preclude però i benefici in primis ai suoi cittadini

Quando l’economia circolare cresce a servizio del territorio: il caso scuola di Scapigliato

Energia elettrica e gas a tariffe agevolate, ammendante gratuito, contributi diretti al territorio e compensazione delle emissioni prodotte dal 1982 fino ad oggi. Giari: «Non solo corretta gestione del ciclo dei rifiuti, ma anche strumenti efficaci per alleggerire il peso dei costi dei servizi per cittadini e imprese»

[4 Giugno 2019]

Il progetto Fabbrica del futuro che sta realizzando Rea Impianti – la società al 100% del Comune di Rosignano Marittimo che gestisce il Polo impiantistico di Scapigliato – si basa su due pilastri: da una parte lavorare «per il superamento della discarica e per la costruzione di un nuovo impianto industriale innovativo di recupero dei rifiuti», e dall’altra rendere i cittadini partecipi in prima persona dei benefici che può portare l’economia circolare, l’erogazione in forma gratuita o estremamente vantaggiosa di energia, la distribuzione gratuita di ammendante compostato verde proveniente dalla lavorazione di sfalci e potature, e il sostegno in varie forme al territorio attraverso lo stanziamento di contributi diretti.

In tutta Italia, del resto, il progresso dell’economia verde sconta un annoso problema: innumerevoli sondaggi testimoniano come i cittadini guardino ormai alla green economy con consenso pressoché unanime, ma quando dalla teoria si passa alla pratica – ovvero alla presenza dei relativi impianti industriali sul territorio – spesso il consenso viene meno, che si tratti di economia circolare o di energie rinnovabili, a tutto discapito delle possibilità di sviluppo sostenibile locale. Per superare questo scoglio è dunque indispensabile un coinvolgimento più robusto del territorio, attraverso adeguati investimenti in comunicazione ambientale, trasparenza nelle scelte industriali e condivisione dei relativi benefici.

Da questo punto di vista, Rea Impianti – che non a caso la commissione regionale d’inchiesta sui rifiuti indica come «un esempio di sistema virtuoso» – ha messo in campo un pacchetto d’interventi ad ampio spettro: oltre a prevedere la progressiva riduzione dei conferimenti in discarica (da 460mila tonnellate annue a 330mila nel 2029) anche quest’anno la partecipata pubblica distribuirò a tutte le famiglie dei Comuni di Rosignano Marittimo e Santa Luce il “Terriccio buono di Scapigliato”, dopo averne già distribuiti l’anno scorso 27mila sacchi; soprattutto, quest’anno è in partenza il progetto “Scapigliato energia” per portare l’energia rinnovabile prodotta dai rifiuti nelle case dei cittadini a tariffe agevolate.

Più nel dettaglio (come abbiamo spiegato qui, ndr) Scapigliato produce ogni anno circa 25 milioni di kilowattora di energia elettrica dal recupero del biogas di discarica, che sarà adesso restituita al territorio a tariffe agevolate – fino ad azzerare il costo della componente energia per le utenze più vicine all’impianto – attraverso la bolletta dal marchio “Scapigliato energia”. Un’iniziativa cui potranno beneficiare le famiglie dei Comuni di Rosignano Marittimo, Santa Luce e Castellina Marittima: «Crediamo sia il modo giusto di rendere Scapigliato sempre più una realtà non solo utile per la corretta gestione del ciclo dei rifiuti – spiega il presidente Alessandro Giari – ma anche uno strumento efficace per alleggerire il peso dei costi dei servizi per i cittadini e per le imprese». Sempre in quest’ottica sottoscrivendo il contratto “Scapigliato energia” sarà possibile anche ottenere tariffe agevolate per la fornitura di metano, la ricarica gratuita per le auto elettriche o ibride sui 12 punti di ricarica che saranno installati da Scapigliato sul territorio, ed anche sconti sulle iniziative culturali e gli spettacoli Armunia.

Per quanto riguarda infine i contributi al territorio, l’ipotesi è di agire su tre distinti livelli: contributi alle associazioni che operano per lo sviluppo delle attività di carattere sociale, culturale e ambientale; contributi ancora più consistenti per sostenere progetti di qualificazione ambientale e di valorizzazione territoriale; concretizzare un grande progetto di rinverdimento e architettura ambientale che consenta di «raggiungere il risultato del bilanciamento e compensazione delle emissioni prodotte dall’impianto di Scapigliato nel periodo passato che va dal 1982 fino ad oggi (via postuma)». In questo modo, Scapigliato diventerà non solo un impianto a emissioni nette zero, ma compenserà anche l’emissione di gas serra che ha prodotto in oltre 35 anni di vita.

Come spiegato oggi dall’azienda nel corso di una conferenza stampa, rimane però ad oggi un grande rammarico: la società ha proposto lo sviluppo delle iniziative di restituzione al territorio di benefici, anche al Comune di Orciano – insieme a quelli di Rosignano Marittimo, Santa Luce e Castellina Marittima – tuttavia «la situazione paradossale è che il Comune di Orciano rende impossibile l’attuazione sul suo territorio a favore dei suoi cittadini delle iniziative in oggetto, perché ha deciso di aprire un contenzioso giuridico (ricorso al Tar) sull’autorizzazione alle attività di continuità del polo di Scapigliato». Proprio nella giornata di ieri, la riunione tra la società e i sindaci dei territori circostanti (compreso il sindaco di Orciano Pisano) ha concordato sull’impossibilità di procedere all’estensione delle iniziative già programmate sul Comune di Orciano se permarrà la volontà di proseguire nel contenzioso che, «qualora passasse il ricorso, avrebbe l’effetto di chiudere la discarica e il polo industriale».

«Siamo particolarmente desolati perché – commentano dall’azienda – dopo mesi e anni di lavoro, essendo riusciti a concretizzare ciò su cui ci eravamo impegnati, e cioè i primi importanti obiettivi di restituzione al territorio di elementi apprezzabili per le famiglie e per le imprese, la scelta del Comune di Orciano determina l’impossibilità della definizione degli accordi e quindi paradossalmente impedisce di dare risposte proprio a quella parte del territorio e a quei cittadini che, maggiormente e insistentemente, lo avevano richiesto». Un esempio purtroppo eccellente di come i paradossi delle sindromi Nimby (e Nimto) blocchino lo sviluppo sostenibile in primis per quei territori ed amministrazioni che se ne fanno paladini.