Rifiuti, per la commissione d’inchiesta su Rimateria «si registrano passi avanti significativi»

Il presidente Giannarelli: «Positivo che per la prima volta si faccia un intervento organico in un’area dove la presenza industriale è da sempre stata così rilevante»

[19 Febbraio 2019]

La commissione regionale d’inchiesta sui rifiuti ha effettuato nel pomeriggio di ieri un sopralluogo agli impianti Rimateria, presenti a Piombino in «un’area industriale che per decenni – ricordano dal Consiglio regionale – ha avuto a che fare con rifiuti speciali e pericolosi». Nello specifico la secolare produzione siderurgica che ha caratterizzato la Val di Cornia, e che sta aprendo adesso un nuovo ciclo sotto l’egida Jindal, ha prodotto ingenti quantità di rifiuti e scarti di processo, in larga parte mai usciti dagli stabilimenti ex-Lucchini: non a caso il Sin di Piombino è caratterizzato storicamente dalla presenza dell’industria, e si estende oggi per oltre 900 ettari in attesa di bonifiche.

In questo contesto Rimateria nasce nella seconda metà del 2015 con una mission industriale volta alla riqualificazione ambientale, al riciclo e allo smaltimento in sicurezza dei rifiuti non riciclabili. In totale la superficie occupata a Ischia di Crociano da Rimateria è di circa 58 ettari, all’interno della quale figurano quattro discariche: quella ex Asiu ora Rimateria (12 ettari), «gestita e controllata in sicurezza»; la vecchia discarica Lucchini, esaurita (8,2 ettari); la discarica ex Lucchini non ancora esaurita (6,3 ettari), e infine la discarica abusiva Li53, di cui nel 2014 il ministero dell’Ambiente ordinò la messa in sicurezza, approvando nel 2017 l’intervento proposto da Rimateria. La Li53 si estende per 15,6 ettari, all’interno dei quali  insistono circa 360.000 tonnellate di rifiuti speciali depositati “in modo incontrollato”. «È bene tener presente, come termine di paragone  – precisa il direttore di Rimateria, Luca Chiti – che il Sin (Sito di interesse nazionale) ha una estensione di circa 900 ettari nella sola parte di terra, cui si aggiunge una ben più estesa zona di mare». A fronte di queste vaste aree in attesa di bonifica, attualmente l’unica area oggetto di riqualificazione ambientale e paesaggistica è quella dentro al Piano industriale dell’azienda.

Come osserva il presidente della commissione d’inchiesta Giacomo Giannarelli (M5S) è dunque «positivo che per la prima volta si faccia un intervento organico in un’area dove la presenza industriale è da sempre stata così rilevante», anche se «c’è ancora molto da fare» e «rimangono molte questioni aperte, sulle quali è necessario fare chiarezza». Al proposito la commissione, al termine del sopralluogo, ha incontrato anche il locale Comitato di salute pubblica per ascoltare le loro «legittime rimostranze» sulle maleodoranze provenienti dalla discarica, recentemente analizzate dall’Arpat (qui i risultati) e per limitare le quali l’azienda è da tempo al lavoro.

In generale «si registrano novità e passi in avanti significativi – conclude il vicepresidente della commissione, Francesco Gazzetti (Pd) – gli interventi di copertura ne sono un esempio tangibile e concreto (in foto una recente panoramica aerea, ndr). Ovviamente il lavoro non si ferma ed è importante che continui fino agli obbiettivi prefissati. Il ruolo della Regione è fondamentale e lo sarà anche il relazione ai progetti che ci sono stati presentati, e che saranno seguiti con l’attenzione che meritano».

Il tutto, come ricordano dal Consiglio regionale, considerando anche che «con la ripresa dell’attività delle acciaierie sotto la proprietà di Jindal si apre l’opportunità per la gestione di ingenti quantità di rifiuti e scarti dovuti alla produzione con forni elettrici». Ogni attività industriale porta infatti con sé la produzione di nuovi rifiuti, e nella fattispecie si stima che per ogni forno elettrico da 1 milione di tonnellate/anno – che a sua volta rappresenta un vero e proprio impianto di riciclo, essendo alimentato da rottame – esiterebbero nuovi scarti per circa 300mila tonnellate/anno, che andrebbero dunque gestiti secondo logica di sostenibilità e prossimità. Non a caso nel novembre scorso l’amministratore delegato Fausto Azzi dichiarò che «non solo pensiamo a utilizzare la discarica “Rimateria”, ma anzi la riteniamo essenziale per concretizzare il progetto di Jsw».