Rimateria, non basta una variante urbanistica per trasformare 4 discariche in parco pubblico

«L’intervento interesserà la ex Asiu ormai esaurita, la ex Lucchini, la ex Lucchini messa in sicurezza, la LI53». Ma non sono noti il come e il quando

[26 Novembre 2019]

Dopo una prima delibera d’indirizzo arrivata due mesi fa, ieri il Consiglio comunale di Piombino ha approvato una variante urbanistica, con la quale si propone di cambiare la destinazione d’uso dell’area Rimateria (58 ettari) da “aree e attrezzature per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, e attività assimilate” a parco pubblico urbano. «L’intervento – affermano dall’Amministrazione comunale – interesserà la ex Asiu ormai esaurita, la ex Lucchini, la ex Lucchini messa in sicurezza, la LI53 su cui poggiano i cumuli abusivi di rifiuti siderurgici e le aree dove insiste quel che rimane degli impianti Tap».

Il provvedimento è stato adottato con i voti della maggioranza che ha votato si, Fabrizio Callaioli (Rifondazione comunista) contrario – «tra l’altro c’è un possibile danno erariale», sottolinea – e il M5S astenuto, mentre i consiglieri del Partito democratico hanno abbandonato l’aula. Bruna Geri (Pd) sottolinea come sia «incomprensibile pensare a un parco urbano nel mezzo di un Sin e la scelta di estendere il cambio d’uso a tutti e 58 gli ettari. Chi sosterrà i costi delle bonifiche e dove saranno conferiti i rifiuti di quei processi?». È stato inoltre sottolineato il rischio che «si apra un contenzioso con i soci privati di Rimateria e che la società possa fare altrettanto verso i singoli consiglieri comunali che hanno votato l’atto», mentre Anna Tempestini giustifica l’uscita dall’aula spiegando che « non vogliamo condividere nessuna responsabilità con questa maggioranza in merito alla scelta assurda di trasformare l’area delle discariche a cielo aperto in un parco pubblico. Ci sono rischi seri che questa città alla fine resti con un pugno di mosche, con la discarica ex Asiu non messa in sicurezza, senza la bonifica della LI53, senza un ciclo di recupero delle scorie, con un’azienda che lascerà a casa 50 lavoratori. Si naviga a vista, con la certezza di andare a sbattere».

Secondo il sindaco Francesco Ferrari, invece, cambiare la destinazione d’uso dell’area Rimateria «rappresenta il segnale di discontinuità di cui la città ha bisogno. Piombino è già un Sito di interesse nazionale per le bonifiche: ha già sofferto, e soffre, per le gravi conseguenze ambientali che la presenza dell’industria pesante ha causato. Non possiamo permettere che a questo retaggio si aggiunga anche l’ampliamento di una discarica non a norma che crea gravi disagi alla città».

Com’è ovvio però non basta approvare un atto in Consiglio comunale per trasformare in parco pubblico un’area dove, come ricordato dallo stesso Comune presentando il provvedimento, insistono già oggi quattro discariche; tanto più che è il progetto industriale con cui nasce Rimateria a prevedere di realizzare le bonifiche e la riqualificazione paesaggistica dei 58 ettari su cui insiste l’azienda, mentre gli adiacenti 900 ettari del Sito d’interesse nazionale (Sin) attendono di essere bonificati dal 1998.

Più che gli atti meramente politici, dunque, a essere dirimente sono oggi le scelte su quale piano industriale perseguire: ai soci pubblici di Asiu, il presidente di Rimateria Francesco Pellati ha presentato giorni fa due scenari che attendono risposta. In quell’occasione è stato il Comune di Piombino ad astenersi, ma – come hanno sottolineato altri due soci pubblici, il Comune di Campiglia Marittima e San Vincenzo – se la situazione non si sbloccherà «già da dicembre l’azienda non potrà pagare gli stipendi ai dipendenti».