«Senza ricerca, tecnologia e industria non c’è riciclo». Revet Recycling illustra il nuovo impianto

L'intervista al presidente Valerio Caramassi su traguardi e obbiettivi del gruppo toscano

[16 Luglio 2013]

Per spiegare che cosa si è inaugurato oggi a Pontedera, dove è stato tagliato il nastro all’impianto di Revet Recycling per il riciclo delle plastiche eterogenee da raccolta differenziata,  bisogna partire dall’inizio, e dall’inizio significa parlare di Revet come gruppo: al presidente di entrambe le società, Valerio Caramassi, chiediamo subito di rispondere a un dubbio che è quasi una critica: qualcuno parla di monopolio…

 «È il secondo impianto che inauguriamo in due anni come gruppo Revet, un gruppo che oggi significa 35 milioni di fatturato, oltre 200 dipendenti, 4 impianti satellite a Empoli, Livorno, Grosseto e Siena. Negli ultimi tre anni abbiamo investito 17 milioni in ricerca e tecnologia. Dietro RevetRecycling ci sono due società: Revet e Refri. Ma dietro questo progetto ci sono 24 aziende (pubbliche, private, pubblico-private e cooperative), una banca (Fidi Toscana) e più di 200 campanili toscani. Tutto senza leggi né costrizioni. Da Quadrifoglio a Sienambiente, da Publiambiente a Geofor. Il merito è loro ed è paradossale che questo merito, ora, venga definito come monopolio».

Riciclo è ricerca, tecnologia e industria…

«Questo impianto è la prova provata che senza ricerca, tecnologia e industria non c’è riciclo. La raccolta differenziata è un presupposto ma il riciclo o è ricerca tecnologia e industria o non è! E qui dobbiamo ringraziare la Regione Toscana, la Provincia  e il Comune di Pontedera, Pontech e Pontlab che hanno rappresentato un humus indispensabile al raggiungimento di questa tappa. Tappa, non arrivo!»

Inizia un cammino più unico che raro. In Italia e in Europa. Filiera corta e partnership toscane per un contributo al rilancio del manifatturiero toscano.

«Sulle plastiche eterogenee inizia un percorso toscano del tutto originale: raccolta, selezione, preparazione per il riciclo e riciclo entro i confini regionali (che significa innanzitutto meno emissioni, ma anche controllo della filiera).  E questo percorso può ulteriormente arricchirsi di partnership con aziende trasformatrici del materiale da noi prodotto.

Dico di più. La Toscana chiude il ciclo anche nel vetro, nella carta, nei poliaccoppiati. Avremmo certo da recuperare nella quantità delle raccolte ma non abbiamo uguali nel riciclo. Ed è al riciclo che guarda l’Europa».

L’obiettivo deve essere il riciclo: ma non tutto è facilmente riciclabile allo stesso modo

«Sulle materie prime seconde e sul riciclo, come per qualsiasi altra materia, non si può ragionare in astratto. Ogni materia ha il suo ciclo industriale, le sue convenienze, le sue criticità. Mentre per vetro, carta, alluminio, acciaio il problema è solo nella qualità dell’approvvigionamento (ogni Kg di materiale che non rientra nei cicli industriali è una spesa doppia e un peggiore impatto ambientale), per le plastiche il discorso è diverso. Quelle che hanno un valore di mercato (bottiglie e flaconi) rientrano nei cicli industriali senza alcuna criticità, quelle che hanno un disvalore di mercato, sono indirizzate per lo più a recupero energetico con costi doppi per il sistema: di conferimento e di bolletta energetica».

Cosa intende quando dice che è necessario riorientare le risorse disponibili in modo coerente?

«Direttive europee, Leggi nazionali e regionali, piani e dichiarazioni di intenti e petizioni di principio indicano una gerarchia precisa: riduzione, riciclo, recupero energetico, discarica come ultima ratio. L’allocazione delle risorse (non dei discorsi) deve seguire questa gerarchia che oggi, invece è,  per le plastiche eterogenee, del tutto rovesciata. Tutte le risorse vanno alla raccolta (salvo l’encomiabile sforzo degli incentivi  -bloccati dal patto di stabilità però – della Toscana) e al recupero energetico con doppia voce: costi di conferimento e incentivi GSE. Ora questo nodo, in Toscana si può affrontare. Il protocollo firmato nel 2010 è in scadenza e a settembre ci riuniremo per rinnovarlo. Il tempo delle assemblee e delle perorazioni è scaduto. Qui c’è green economy e green industry. Qui ci sono oltre 200 posti di lavoro e la possibilità di consolidare e sviluppare una filiera che in Toscana vale oltre 600 aziende e centinaia di posti di lavoro».