Shock Ecology. Wwf: pandemia, dallo shock al cambiamento

Dobbiamo fare tutto il possibile perché quello che abbiamo vissuto in questi giorni e le sue drammatiche conseguenze non siano accaduti invano

[18 Maggio 2020]

Secondo il dossier “Shock Ecology. Le crisi possono aprire la strada a un mondo migliore?” «La pandemia che stiamo vivendo è un vero e proprio shock per l’umanità, uno shock che ha sconvolto i sistemi sociali, quelli economici, le nostre vite e il nostro benessere. La storia ci insegna che gli shock possono rafforzare meccanismi perversi, di sfruttamento, di alienazione, di distruzione, di prevaricazione, oppure possono aprire la strada  a una moltitudine di cambiamenti, nella direzione del benessere delle nostre società e della protezione della nostra salute. La scelta è nelle nostre mani».

Il dossier e la domanda che sta al centro delle pubblicazione ambientalista fanno parte della “Il Mondo che verrà”  e ricostruisce 11  disastri epocali indotti dalla incapacità dell’umanità di gestire in maniera equilibrata il rapporto con il proprio ambiente e le risorse naturali: 1930 – 1940: dal “Dust bowl” al restauro ambientale; 1956: 1962: dalla “Primavera silenziosa” alla messa al bando del DDT; da Minamata alla prevenzione dei danni da mercurio;  1976: da Seveso alla riduzione delle sostanze pericolose; 1980: dal “buco dell’ozono” al bando dei gas ozono lesivi (CFC e HCFC); 1984: da Bhopal alla prevenzione degli incidenti chimici; 1986: da Chernobyl alla Convenzione sulla sicurezza nucleare; 1989: dalla Exxon Valdez agli standard per il trasporto di petrolio; 1997: dal Great Pacific Garbage Patch alla lotta alla plastica; 2010: da Deepwater Horizon alle restrizioni nelle trivellazioni; 2011: da Fukushima al tramonto del nucleare.

Insomma, per il Wwf in qualche modo la “pedagogia della catastofe” funziona perche definisce f questa lunga sequela di catastrofi anche «momenti nodali per il cambiamento e il progresso dell’umanità nel suo rapporto con il Pianeta».

Il Panda cita la giornalista canadese Naomi Klein che nel suo libro del 2007 “The shock doctrine: the rise of disaster capitalism”  – tradotto in italiano con “Shock Economy” –  «Gli shock possono  essere occasioni di drammatiche regressioni o consentire di introdurre profondi momenti di cambiamento. È facile immaginare infatti che, mentre i cittadini del mondo stiano cercando di capire come affrontare la crisi economica, sociale e politica innescata dallo shock della pandemia, in alcuni luoghi del pianeta governi autoritari, gruppi di shareholder, agguerriti capitalisti e manager senza scrupoli si stiano organizzando per capire quali possano essere gli enormi vantaggi economici e politici che la pandemia poterà loro, come già successo in passato».

Per valutare quale saranno gli effetti del post Covid-19 e capire come indirizzare le nostre scelte per difenderci dagli effetti perversi degli shock, il dossier Wwf ha analizzato proprio le conseguenze delle più importanti crisi ecologiche che hanno interessato la nostra società negli ultimi 90 anni e dice che «L’insegnamento che ne emerge  dimostra come la risposta agli shock possa in molti casi, se ben indirizzata, promuovere e accelerare politiche e regolamenti, rafforzare la consapevolezza,  migliorare le conoscenze, proteggere l’ambiente, tutelare i beni comuni, rimettendo al centro il benessere della società umana. È questo il ruolo della Shock Ecology».

E il Wwf fa diversi esempi di reazioni virtuose alla catastrofi: «Il famoso Clean Water Act, approvato nel 1972 negli USA, a seguito di un devastante incendio scaturito dagli sversamenti di petrolio e sostanze chimiche in natura, il protocollo di Montreal per la protezione dell’ozono, firmato nel 1987 e realizzato in seguito alla drammatica scoperta dell’impatto dei clorofluorocarburi (CFC) e degli idroclorofluorocarburi (HCFC) sulla delicata e fondamentale fascia di ozono nell’atmosfera (l’ozonosfera). O le denunce di Rachel Carson, con il suo libro del  1962 “Primavera Silenziosa”, che hanno permesso di fermare la produzione di DDT in gran parte del mondo. La storia di sversamenti di sostanze tossiche, fuoriuscite di materiale radioattivo, accumulo di rifiuti pericolosi, utilizzo di veleni, incidenti industriali, effetti dei cambiamenti globali e oggi anche la diffusione di virus pandemici, accompagnati da drammatiche perdite umane con indicibili sofferenze e crisi economiche, dimostra quanto sia importante utilizzare questi drammatici accadimenti per rivedere il nostro modo di relazionarci  alla natura, mettendo a punto percorsi virtuosi che ci aiutino a rendere più sicura la nostra esistenza, più resilienti le nostre società e più sereno il nostro futuro».

Diverse di queste leggi sono oggi messe a rischio dalla neodestra rottamatrice capeggiata da Donald Trump e se in Italia Matteo Salvini lo scimmiotta chiedendo di togliere ogni vincolo ambientale al libero mercato e al liberissimo abuso, probabilmente non a caso il dossier in prima pagina cita una frase di Rahm Emanuel Sindaco di Chicago ed ex Capo di gabinetto nel governo di Barack Obama: «Non bisogna lasciare mai che una grave crisi vada sprecata. E con questo intendo dire che è un’opportunità per fare cose che prima non si potevano fare». Il Wwf è convinto che «Lo shock della pandemia ci sta insegnando molte cose: l’importanza della scienza e dello studio dei meccanismi naturali che regolano la vita sul pianeta, il ruolo strategico del settore pubblico, la necessità di azioni collettive, il ruolo degli ecosistemi nel nostro benessere. Non esiste un futuro per l’umanità senza il rispetto per il pianetadel suo clima, dei suoi sistemi naturali,  dei suoi equilibri: la salute del pianeta e quella dell’uomo sono strettamente connesse e interdipendenti. Oggi lo sappiamo e dobbiamo agire di conseguenza. “Ci siamo illusi di rimanere sani in un pianeta malato”, ha magistralmente sintetizzato Papa Francesco. Dobbiamo fare tutto il possibile perché quello che abbiamo vissuto in questi giorni e le sue drammatiche conseguenze non siano accaduti invano».

Per questo il Wwf Italia ha deciso di aprire una consultazione tra i cittadini, invitando le persone a costruire insieme “Il modo che verrà”: «Abbiamo bisogno di sentire la forza della società civile che condivide con noi valori e aspirazioni. Abbiamo bisogno di capire quali sono le risposte che vogliamo dare alle due crisi più drammatiche mai affrontate dall’umanità: la distruzione degli ecosistemi e i cambiamenti climatici.

Vogliamo ascoltare i sogni, le speranze, le ambizioni di chi ha capito che l’umanità ha bisogno di un pianeta sano in cui vivere in armonia, lasciandoci alle spalle crisi,  paure e shock. Vogliamo sentire la tua voce».