Silvestrini (Kyoto club): «Un intervento limitato sia nelle risorse che negli ambiti»

Si svuota il decreto Clima, passo falso per il primo atto del Green new deal italiano

Taglio ai sussidi ambientalmente dannosi rimandato alla legge di Bilancio e fondi per 450 milioni di euro in tre anni, mentre la Germania stanzia 54 miliardi e introduce la carbon tax

[11 Ottobre 2019]

La prima bozza del decreto Clima, avanzata dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa a metà settembre, era decisamente timida ma con alcuni spunti positivi: in particolare la volontà di tagliare per almeno il 10% l’anno i sussidi ambientalmente dannosi che ogni anno vengono finanziati dallo Stato italiano (in tutto si parla di 19,3 miliardi di euro), e quella di normare l’End of waste, ovvero il passaggio normativo indispensabile all’economia circolare in quanto definisce la fine della qualifica di “rifiuto” (e dunque la possibilità di re-immetterlo sul mercato come nuovo prodotto al termine di un processo di recupero). La versione del decreto Clima che è stata approvata ieri dal Consiglio dei ministri, invece, non contiene neanche più nessuna di queste due disposizioni: sfacciata, più che timida.

Per quanto riguarda il taglio dei sussidi il decreto si limita a dichiarare che «sono ridotti progressivamente», senza però stabilire l’ammontare: «Alla relativa individuazione si provvede in sede di legge di Bilancio annuale». Il decreto si limita a precisare che il 50% dei relativi importi sarà destinato a uno specifico fondo per il «finanziamento di interventi in materia ambientale», un giusto proposito cui sarebbe però utile pensare di affiancare interventi per le compensazioni dirette alle categorie sociali che saranno più direttamente colpite dal taglio dei sussidi dannosi (la rivolta dei Gilet gialli, in Francia, è un monito di quanto potrebbe altrimenti accadere).

L’altro punto focale citato nella prima bozza del decreto Clima, ovvero l’End of waste, è stato invece normato nel frattempo attraverso un emendamento al decreto Salva imprese, che reintroduce positivamente la possibilità per  le Regioni di rilasciare o rinnovare le autorizzazioni End of waste “caso per caso”, ma nell’ambito di un contesto normativo e di controlli tanto farraginoso da essere bocciato con decisione dalle imprese attive nell’economia circolare.

Cosa resta dunque, nel decreto Clima? Le principali novità sono state illustrate dal ministro Costa, tra le quali spiccano un bonus rottamazione per auto e motocicli finanziato con 255 milioni di euro, due fondi da 20 e 40 milioni di euro per la mobilità sostenibile, 30 milioni di euro per la piantumazione di alberi, 20 milioni di euro per incentivare i commercianti a vendere prodotti sfusi.

Complessivamente si stima che il decreto Clima stanzi risorse per 450 milioni di euro nell’arco di tre anni; in confronto, nello stesso arco di tempo il Klimaschutzprogramm presentato dalla Germania poche settimane fa individua investimenti per 54 miliardi di euro (che salgono a 100 al 2030) e l’introduzione di un pietra miliare come la carbon tax, che è ormai presente in 56 Paesi del mondo e in 10 europei, ma non in Italia.

«Da un decreto Clima ci si aspetterebbero grandi risorse (ricordiamo i 100 miliardi previsti in Germania) e azioni articolate su di una molteplicità di fronti – commenta il direttore scientifico del Kyoto club, Gianni Silvestrini – Quello del ministero dell’Ambiente invece è un intervento limitato sia nelle risorse disponibili che negli ambiti di intervento. Va sottolineata positivamente l’attenzione ai cambiamenti agli stili di vita che saranno indispensabili in uno scenario di decarbonizzazione come il buono mobilità che, invece delle vecchie rottamazioni mirate all’acquisto di nuove auto, prevede un sostegno per il trasporto pubblico e per l’acquisto di biciclette o l’incentivo per i negozi che venderanno prodotti sfusi per ridurre gli imballaggi. La battaglia contro l’emergenza climatica non potrà essere infatti vinta solo grazie alle tecnologie green, ma dovrà prevedere anche cambiamenti comportamentali e forti interventi delle istituzioni (come la graduale riduzione dei sussidi ai fossili, che però è stata scorporata dal decreto Clima)». Non un buon inizio per il Green new deal promesso dal Governo.