Fratoni: «Nei primi mesi del 2020 il progetto definitivo delle azioni da mettere in campo»

Sin-Sir di Massa Carrara, dopo 22mila analisi chimiche-ambientali servono le bonifiche

Confermato l’inquinamento della falda, con hotspot dove la concentrazione della contaminazione supera di oltre dieci volte il limite di legge

[16 Dicembre 2019]

A vent’anni dalla perimetrazione del Sin (Sito d’interesse nazionale) di Massa Carrara, le bonifiche in quell’area di 16 kmq tra i torrenti Frigido e Carrione continuano a languire: i dati aggiornati dal ministero dell’Ambiente al 31 dicembre 2018 mostrano che le bonifiche sui terreni sono concluse per l’8%, quelle sulla falda per il 2% appena. Uno stallo evidente che ha portato nel 2013 alla ri-perimetrazione del Sin, per tentare di accelerare le bonifiche: oggi quattro aree (Syndial, Solvay Bario, ex Farmoplant ed ex Ferroleghe) sono ancora Sin di competenza statale, mentre la restante porzione di area ex Sin è passata in capo alla Regione Toscana come Sir (Sito di interesse regionale). Da allora qualche timido progresso è arrivato: dopo gli Accordi di programma sottoscritti nel 2016 e nel 2018, che complessivamente hanno messo a disposizione per la bonifica della falda circa 25,5 milioni di euro, oggi può dirsi conclusa la fase di rilevamento sui flussi delle acque e sui livelli di concentrazione di circa cento sostanze nelle acque di falda.

In un incontro pubblico a Firenze presso la presidenza della Regione Toscana, l’assessore all’ambiente Federica Fratoni ha infatti mostrato assieme ad Arpat, Sogesid (società “in house” del ministero dell’Ambiente, soggetto attuatore degli interventi) e i sindaci di Massa e Carrara, i risultati di un ampio lavoro d’indagine: oltre 570 rilievi piezometrici, 409 punti d’acqua censiti e verificati, 319 pozzi e piezometri georiferiti con margine di errore inferiore al centimetro, analisi chimiche-ambientali prima in 148 punti e poi nei 75 più critici per un totale di oltre 22mila determinazioni analitiche.

«Viene confermato un dato che conoscevamo – commenta Fratoni – L’inquinamento nell’area del Sin di Massa esiste, ma oggi grazie al lavoro di Sogesid e di Arpat abbiamo un quadro conoscitivo molto più approfondito, che ci permette di pensare a soluzioni più efficaci ed anche diverse rispetto a quelle ipotizzate in passato. Vogliamo intervenire in tempi rapidi, per questo Regione e Ministero hanno messo risorse importanti, ben 25,5 milioni di euro, da utilizzare più rapidamente possibile. Già nei primi mesi del 2020 potremo presentare il progetto definitivo delle azioni da mettere in campo, integrate con analoghe attività da parte dei privati. Sappiamo che ci vorrà tempo perché l’area tra il Carrione ed il Frigido è estesa e le azioni da mettere in campo saranno consistenti, ma l’obiettivo è raggiungere il miglior risultato possibile».

Sostanzialmente si conferma dunque il quadro delineato da Icram nel 2008, con i principali agenti inquinanti rappresentati dai composti alifatici clorurati e da alcune specie di metalli, tra cui il cromo esavalente; è stato inoltre possibile individuare quelle in cui sono presenti i principali “hotspot”, ovvero i punti nei quali la concentrazione della contaminazione supera di oltre dieci volte il limite di legge.

Ora però, dopo il minuzioso lavoro d’indagine che non ha portato grandi elementi di novità ma sottolineato la necessità d’interventi a causa dell’inquinamento nell’area, occorre andare avanti con le bonifiche. «I risultati fin qua ottenuti – dichiarano nel merito dalla Regione – fanno ritenere possibile una revisione dell’ipotesi progettuale elaborata nel 2018 (che prevedeva l’emungimento e trattamento delle acque di falda), e di poter effettuare interventi meno impegnativi ma più efficaci e più efficienti.