Unctad: la pandemia di coronavirus potrebbe ridurre del 40% gli investimenti globali

L'impatto della pandemia di Covid-19 sugli investimenti diretti esteri sarà più drammatico di quanto precedentemente previsto

[27 Marzo 2020]

La nuova analisi “Global Investment Trend Monitor, No. 35 (Special Coronavirus Edition)” pubblicata dall’United Nations conference on trade devlopment (Unctad) su come la pandemia di coronavirus influenzerà le prospettive di investimenti diretti esteri globali (foreign direct investment – FDI) dimostra che «L’impatto negativo sarà peggiore di quanto precedentemente previsto l’8 marzo».

Ora le time aggiornate dell’Unctad sull’impatto economico del Covid-19 e le revisioni degli utili delle più grandi multinazionali suggeriscono che «La pressione al ribasso sui flussi di FDI potrebbe variare dal -30% al -40% nel periodo 2020-2021, molto più delle precedenti proiezioni che andavano dal -5% al -15%».

All’Onu spiegano che «Da allora, il 61% delle 100 principali multinazionali seguite dall’Unctad ha emesso revisioni degli utili che confermano il rapido deterioramento delle prospettive globali. E il 57% ha avvertito sull’impatto dello shock della domanda globale sulle vendite, dimostrando che Covid-19 sta causando problemi al di là dell’interruzione della catena di fornitura dopo un rallentamento della produzione in alcune parti della Cina».

L’agenzia economica dell’Onu ha riconosciuto che «Le proiezioni riguardanti l’impatto economico del Covid-19 diventano sempre più serie» e ha aggiunto che «Ormai l’impatto non si limita solo alle economie strettamente integrate nelle catene di valore mondiali e quindi dipendenti dall’economia cinese. E’ ormai evidente che gli sforzi di attenuazione della pandemia e i blocchi in tutto il mondo avranno degli effetti devastanti su tutte le economie, indipendentemente dai loro legami con le reti di approvvigionamento mondiali».

Per illustrare meglio gli impatti della pandemia in corso, l’Unctad ha fatto un parallelo con la crisi finanziaria mondiale del 2008 il che può fornire qualche indicazione sull’ordine di grandezza: l’impatto negativo reale del coronavirus potrebbe essere nettamente più importante sotto diversi aspetti.

«Per prima cosa – dicono all’Unctad – potrebbe essere molto più esteso, colpendo gli FDI e gli investimenti interni sia nei Paesi in via di sviluppo che nelle economie sviluppate, forse ancora di più. Secondo schema tanto temuto, l’impatto potrebbe persino essere molto più immediato, poiché lo shock della domanda è accompagnato da interruzioni rinvii forzati di progetti di investimento. Sebbene la pandemia non sia una crisi nel settore finanziario, se dovesse diventarlo – poiché le imprese colpite dalla crisi non sono in grado di adempiere ai propri obblighi finanziari – avrebbe quindi un ulteriore effetto a cascata su flussi di investimento globali”. Soprattutto perché la chiusura fisica dei luoghi di lavoro, degli impianti di produzione e dei cantieri comporta ritardi immediati nell’attuazione dei progetti di investimento».

Inoltre, l’Unctad rileva che «Le altre spese saranno completamente congelate. Come indicazione del potenziale impatto immediato dei blocchi, in Cina nei primi due mesi di quest’anno gli investimenti in assets finanziari sono diminuiti del 24,5%. Le misure di blocco non hanno avuto effetto fino a metà gennaio e in modo diseguale in tutta la Cina, è probabile che l’effetto sarà molto maggiore».

Inoltre, le prime 5.000 multinazionali, che rappresentano una quota significativa degli FDI globali, prevedono ora in media un ribasso del 30% per le stime degli utili del 2020. E la tendenza probabilmente continuerà.

L’Unctad spiega che «I settori più colpiti sono le industrie dell’energia e dei materiali di base (-208% per l’energia, con l’ulteriore shock causato dal recente calo dei prezzi del petrolio), le compagnie aeree (-116%) e l’industria automobilistica (-47%)».