Vantaggi e criticità della geotermia in ottica europea: il progetto Geoenvi spiegato a Roma

Dialogo con i territori e un’analisi lungo tutto il ciclo di vita delle tecnologie geotermiche, comparate anche con altre fonti rinnovabili, per rispondere alle preoccupazioni ambientali

[26 Aprile 2019]

È indubbio che l’Unione Europea stia investendo molte risorse per incoraggiare – attraverso l’impiego delle migliori tecnologie ad oggi disponibili ed in un’ottica di concertazione con i territori che custodiscono questa fonte rinnovabile – uno sviluppo sostenibile della coltivazione geotermica. Ad oggi, infatti, sono stati finanziati ben 26 progetti in ambito geotermico – 22 ancora in corso – per un totale di oltre 218 milioni di euro. L’Italia partecipa a 12 tra questi, e di 4 è addirittura capofila, con una dotazione complessiva ricevuta pari a più di 18 milioni di euro.

In questo contesto l’ultimo fiore all’occhiello è Geoenvi, che, attraverso un partenariato di 16 soggetti – 5 italiani -, opera in sei paesi differenti (Italia, Ungheria, Turchia, Francia, Belgio, Islanda): il progetto è stato presentato per la prima volta a Roma in un dibattito pubblico cui hanno partecipato Simone Mori (presidente di Elettricità Futura), G. B. Zorzoli (Coordinamento Free), Philippe Dumas (segretario generale EGEC), Riccardo Basosi (rappresentante italiano Energia per Horizon 2020), Loredana Torsello (responsabile Progetti Internazionali di CoSviG e referente italiano per Set Plan IWG Deep Geothermal), Giampaolo Manfrida e Daniele Fiaschi (docenti del dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Firenze), Adele Manzella (Prima ricercatrice al Cnr e presidente dell’Unione geotermica italiana), Maria Laura Parisi (ricercatrice del dipartimento di Biotecnologie, chimica e farmacia dell’Ateneo di Siena), Federica Fratoni (assessore all’Ambiente della Regione Toscana), Davide Crippa (sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico con delega all’Energia).

Partito a novembre scorso e con orizzonte al 2021, Geoenvi si propone di affrontare le preoccupazioni ambientali legate all’utilizzo della geotermia attraverso un rigoroso approccio tecnico-scientifico basato sull’analisi del ciclo di vita (Lca) delle varie tecnologie geotermiche disponibili, confrontando tra loro i vari impatti ambientali ed ampliando l’analisi comparata anche ad altre fonti rinnovabili.

Come ricordato nel corso dell’evento romano, ad esempio, 1 GW di potenza geotermica installata – grazie alla disponibilità stabile nel tempo – produce la stessa quantità di energia elettrica di 5 GW di fotovoltaico; al contempo, l’uso di suolo per MWh generato da geotermia è molto inferiore a quello relativo ad altre rinnovabili, costituendo un altro importante dato a favore di questa energia rinnovabile.

Questo naturalmente non significa che l’impiego di geotermia non comporti impatti ambientali, come del resto vale per ogni altra fonte: emissioni in atmosfera, impatti visivi, inquinamento acustico, impatti sulle acque, produzione di rifiuti sono tutti elementi che è necessari tenere sotto controllo, ma più in generale, da un confronto in chiave Lca della geotermia con le altre fonti rinnovabili, le criticità maggiori si hanno in riferimento alle emissioni.

Sebbene siano già stati ottenuti importanti abbattimenti attraverso l’impiego degli Amis brevettati da Enel Green Power e ad oggi presenti in tutti gli impianti geotermoelettrici toscani – gli unici al mondo che possono vantare l’impiego di questi abbattitori – la CO2 di origine naturale rilasciata attraverso le centrali rappresenta oggi il principale elemento di criticità, attorno al quale si sta sviluppando un intenso dibattito: potrebbe ad esempio essere re-iniettata nel sottosuolo se verrà dimostrata l’effettiva percorribilità tecnica di questa soluzione anche nel caso dei campi geotermici toscani – che presentano caratteristiche particolarmente sfidanti da questo punto di vista –, oppure catturata e impiegata a fini commerciali, industriali e agricoli.

In questa direzione muovono anche le nuove Disposizioni in materia di geotermia recentemente approvate dalla Regione Toscana, che, anche secondo Davide Crippa, inseriscono importanti parametri di tutela ambientale. La Toscana – come ha ricordato l’assessore all’Ambiente Federica Fratoni – sta lavorando per arrivare a un orizzonte carbon neutral, e la principale leva per raggiungere quest’obiettivo è rappresentata proprio dalla geotermia, il cui impiego dovrà essere raddoppiato rispetto ad oggi. In un’ottica di collaborazione istituzionale la Regione ha aperto un tavolo con il Mise in merito agli incentivi e per armonizzare la normativa regionale, da collegare a livello nazionale.

Al proposito il sottosegretario Crippa ha ribadito che la geotermia sarà incentivata attraverso il decreto Fer 2, e che è in lavorazione una proposta che consenta di promuovere i nuovi impianti che adottano le migliori tecnologie disponibili in tema di emissioni; stando a quanto riportato dal sottosegretario la proposta di decreto prevederà anche l’incentivazione dei rifacimenti degli impianti esistenti, attraverso l’inserimento di soluzioni innovative che consentano la riduzione del quadro emissivo.

In questo contesto il progetto Geoenvi assume una grande importanza, consentendo l’elaborazione e l’acquisizione di un’analisi complessiva sulle interazioni della geotermia con l’ambiente, oltre che un quadro delle soluzioni  tecnologiche ambientali più appropriate da adottare.

Analisi che, oltre al quadro tecnico, dovrà affiancarsi ad un approfondito dialogo con le comunità locali: oltre alla sostenibilità ambientale ed economica anche la sostenibilità sociale appare un requisito irrinunciabile per il concreto sviluppo della geotermia, al fine di riuscire ad incrementarne, attraverso l’uso della risorsa, la qualità della vita.

È, quindi, indispensabile un lavoro di comunicazione ad ampio spettro, che consenta di veicolare, attraverso una corretta informazione i concreti vantaggi – come anche le effettive criticità – legate all’utilizzo dell’energia geotermica per la produzione di elettricità e per gli usi diretti della frazione calore di questa fonte rinnovabile che, ad oggi, sono infatti ancora poco conosciuti.

Basti pensare che, negli ultimi periodi, la produzione di energia geotermica sconta una percezione negativa da parte di alcuni decisori politici e popolazioni locali, anche a causa di un eccessivo sbilanciamento delle informazioni – e quindi di una maggiore enfasi da parte dei media – sulle eventuali criticità del calore del sottosuolo, rispetto ai benefici; molto spesso queste preoccupazioni sono legate ad aspetti di performance ambientali, e se non risolte, possono ostacolare la diffusione della geotermia nel mercato energetico.

Per questo Geoenvi prevede di mappare gli impatti e i rischi ambientali e rendere disponibili le conoscenze in un database pubblico, coinvolgendo i decisori pubblici e diffondendo su scala europea i risultati del progetto.