Una politica “sovranista” non è la soluzione, ma fonte di nuovi problemi

World economic forum, i maggiori rischi per il 2019 arrivano dall’ambiente

Ma se «a livello mondiale i rischi climatici e ambientali sono ritenuti tra i più rilevanti, in Italia sembra non vi sia una reale percezione della loro enorme portata»

[18 Gennaio 2019]

Dopo aver interrogato oltre 1.000 esperti sulla percezione dei rischi globali per l’anno in corso, il World economic forum ha posto l’ambiente in testa al suo rapporto The global risks report 2019: tutti e cinque i rischi ambientali individuati nel rapporto – perdita di biodiversità, eventi meteo estremi, inadeguata mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, disastri naturali e causati dall’uomo – rientrano tra quelli più rilevanti in termini di probabilità e impatto.

«Purtroppo il 2018 è stato un anno – ricorda Alison Martin, group chief risk officer di Zurich Insurance Group, che ha collaborato alla stesura del rapporto – in cui si sono verificati incendi gravissimi, devastanti inondazioni e sono aumentate le emissioni di gas serra. Una risposta efficace ai cambiamenti climatici prevede un significativo aumento delle infrastrutture per adattarsi al nuovo ambiente, e la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Entro il 2040 si prevede che il divario negli investimenti in infrastrutture globali raggiungerà i 18 trilioni di dollari, a fronte dei 97 trilioni di dollari teoricamente necessari».

Nonostante il rapporto metta in evidenza come anche il commercio globale e la crescita economica siano tornate a rischio nel 2019, ancora una volta è l’ambiente a destare le maggiori preoccupazioni. Non è la prima volta: il monito del World economic forum si rinnova ormai di anno in anno, ma le stesse élite economiche e istituzionali che contribuiscono a formalizzarlo non trovano poi adeguata risposta da offrire ai crescenti rischi.

«Riconoscere i pericoli provocati dal cambiamento climatico e dalla perdita di biodiversità non è sufficiente – sottolinea al proposito il direttore generale del Wwf internazionale, Marco Lambertini – La comunità scientifica è stata chiara: ora serve un’azione urgente e di portata senza precedenti. Le conseguenze dell’immobilismo sono enormi, non solo per la natura ma anche per le persone. Noi dipendiamo dalla natura molto più di quanto la natura dipenda da noi. I leader politici ed economici nel mondo sanno di avere un ruolo importante nella salvaguardia del futuro delle economie, delle imprese e delle risorse naturali da cui dipendiamo. La consapevolezza sta aumentando, l’impulso sta crescendo e ora è il momento di agire. Se vogliamo avere qualche speranza di create un futuro sostenibile per il Pianeta e per le persone, abbiamo bisogno che i leader si mettano d’accordo per raggiungere un New deal ambizioso per la natura e per gli esseri umani».

Una priorità sulla quale in Italia purtroppo non sta avanzando, anche a causa di uno sguardo sul mondo distorto rispetto a quello rilevato in altri Paesi. «Se a livello mondiale i rischi climatici e ambientali sono ritenuti tra i più rilevanti, in Italia sembra non vi sia una reale percezione della loro enorme portata –  sottolinea Saverio Longo, head of commercial insurance Zurich Italia – Se si pensa che il 91% dei comuni è a rischio frane, allagamenti e alluvioni, è innegabile che si tratti di un tema primario per il nostro Paese».

E se in Italia manca finanche un’adeguata percezione del problema – fattore che dovrebbe richiamare alle proprie responsabilità anche il mondo della comunicazione –, non sorprende notare che l’orientamento politico nazionale sta marciando in direzione esattamente opposta a quella delineata dal World economic forum per far fronte ai crescenti rischi per l’anno in corso: che si tratti di quelli legati all’ambiente, al commercio internazionale o alla crisi economica, quel che serve è «rinnovare l’architettura della cooperazione internazionale» in modo da «promuovere un’azione collettiva» di fronte a una crisi che è globale, e può essere efficacemente affrontata solo a livello globale. Di fronte a questa realtà una politica “sovranista” non è la soluzione, ma fonte di nuovi problemi.