Dal governo 3 nuovi permessi di ricerca offshore, via libera a Bagno Cavallo e proroga per San Potito

Bufera sulle trivelle nello Jonio. No Triv: «Il voltafaccia è servito» (VIDEO)

Legambiente: «Fino ad ora contro le trivellazioni di petrolio e contro i sussidi ambientalmente dannosi (16 miliardi di euro all'anno per le fossili) nessun governo, compreso quello del cambiamento, ha mosso paglia»

[7 Gennaio 2019]

Sul Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse (Buig) del ministero dello Sviluppo economico sono stati pubblicati i decreti che accordano alla compagnia statunitense Global Med tre permessi di ricerca di idrocarburi  nel Mar Jonio, per un totale di oltre 2.220 kmq (F.R43.GMF.R44.GM e F.R45.GM) e, per l’ Emilia Romagna, dei decreti di conferimento della concessione di coltivazione “Bagnacavallo” e di proroga della concessione di coltivazione “San Potito. E si è scatenata subito una feroce polemica tra il movimento No-Triv e gli esponenti del governo di area 5 Stelle.

L’attacco è partito dal Verde Angelo Bonelli dei Verdi, secondo il quale nello Jonio «la ricerca autorizza l’uso dell’air gun, le bombe d’aria e sonore, che provocano danni ai fondali e alla fauna ittica: è il regalo di Luigi Di Maio alla Puglia e alla Basilicata dopo Ilva e le autorizzazioni alla Shell rilasciate dal ministero dell’Ambiente. Con la legge di Bilancio Luigi Di Maio avrebbe potuto abrogare l’art. 38 della legge Sblocca Italia, voluta da Renzi che consente di unificare l’autorizzazione di ricerca con la concessione ad estrarre idrocarburi, ma come ha fatto con Ilva ha confermato per intero quello che ha fatto il precedente governo. Ricordo che Il 10 dicembre il ministero dell’Ambiente ha rilasciato in un solo giorno 18 pareri favorevoli di ottemperanza alla ricerca di idrocarburi in modo particolare nel mare Adriatico, permessi che per il ministro Costa erano un atto dovuto. Sempre il ministero dell’Ambiente, attraverso la commissione tecnica Via ha dato ben 3 pareri favorevoli, riformulati a novembre scorso, alla ricerca petrolifera da parte della Shell in terraferma su ben 347 km/q con ricerca sismica attraverso geofoni attivati da cariche esplosive, nelle aree comprese nel Parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese».

Il Coordinamento nazionale No-Triv rincara la dose e ricorda che «lo abbiamo detto in tutte le salse dopo l’Accordo sull’Ilva ed il sì al Tap ed al Tav Terzo Valico; dopo il tour elettorale di Ottobre del Ministro Di Maio in Basilicata, dopo il suo annuncio Facebook del 12 Dicembre 2018 sul presunto stop all’istanza di permesso di ricerca Masseria La Rocca e dopo la deliberazione del 21 Dicembre 2018 con cui il Consiglio dei Ministri ha deciso di costituirsi dinanzi alla Corte Costituzionale contro No Triv, Regione Basilicata e Comune di Brindisi di Montagna, sempre in relazione al progetto di Eni, Total e Rockhopper Exploration, denominato “Masseria La Rocca”. Lo abbiamo ribadito anche dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Manovra 2019, in cui il M5S non è riuscito a far passare sotto forma di emendamento due punti a noi molto cari e dirimenti: moratoria delle nuove attività “petrolifere” per la durata di 2 anni e reintroduzione del Piano delle Aree. Alla prova dei fatti, nessuna discontinuità tra l’attuale governo e quelli che lo hanno preceduto. Anche quello in carica, in tutte le sue componenti, è un governo “fossile”. Avevamo non a caso lanciato un suggerimento ed un monito: “Non veniteci poi a dire che il rilascio di nuovi permessi è colpa dei tecnici o di quelli di prima”. Non provateci! Il percorso e le soluzioni normative vi erano state indicate con larghissimo anticipo, ma nessuna di esse si è tradotta in atti e fatti concreti perché, evidentemente, la situazione politica ed i rapporti di forza tra i due azionisti del Governo Conte non consentono di uscire dalla gabbia del “fossile”».

Ma è esattamente quel che fa rispondendo su Facebook ai Verdi e No-Triv il ministro dell’Ambiente Sergio Costa: «In questi giorni si sta scrivendo e dicendo tanto sul tema delle trivelle. Ve ne ho già parlato il 30 dicembre in questo post. Ma poiché qualcuno fa – anche in mala fede – confusione, occorre ribadirlo. Da quando sono Ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò. Non sono diventato Ministro dell’Ambiente per riportare l’Italia al Medioevo economico e ambientale. Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione. Voglio che sia chiaro. I permessi rilasciati in questi giorni dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sì dato dal ministero dell’Ambiente del precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra “amica dell’ambiente”. Noi siamo il governo del cambiamento e siamo uniti nei nostri obiettivi. Siamo e resteremo contro le trivelle. Quello che potevamo bloccare abbiamo bloccato. E lavoreremo insieme per inserire nel dl Semplificazioni una norma per bloccare i 40 permessi pendenti come ha proposto il Mise. Siamo per un’economia differente, per la tutela dei territori e per il loro ascolto.  Anche per questo incontrerò personalmente i comitati Notriv di tutta Italia. Per lavorare insieme a norme partecipate, inclusive e che portino la soluzione che tutti aspettiamo da anni».

L’intervento di Costa “correggeva” in qualche modo nei toni quanto scritto, sempre su Facebook, dal suo sottosegretario Davide Crippa che, in un primo post scriveva: «Dobbiamo fare chiarezza sulla vicenda delle trivelle, perché quanto sta circolando in queste ore su alcuni organi di stampa e sui social non corrisponde al vero. Stiamo parlando della concessione di coltivazione Bagnacavallo (RA), e dei permessi di ricerca in mare nel Mar Ionio, esternamente al Golfo di Taranto. Le autorizzazioni concesse dal Ministero dello Sviluppo Economico sono la conseguenza obbligata per legge dell’ennesima scelta assurda ereditata dal passato Governo. E’ chiaro quindi che avevamo davanti due alternative: bloccare con forte rischi di impugnazione e non ottenendo alcun risultato, oppure lavorare per una proposta normativa in modo tale da porre fine al proliferare di richieste di trivellare il nostro territorio o i nostri mari. Per quanto attiene Bagnacavallo (RA), il Ministero dell’Ambiente ha deliberato la Valutazione di Impatto ambientale favorevole nel 2016, la Regione Emilia Romagna ha espresso l’intesa favorevole nel 2017, così come i Comuni interessati Lugo e Bagnacavallo, pertanto stando alla normativa attuale il conferimento non era possibile negarlo. Addossare la colpa a questo Governo è dunque un’assurdità che denota anche malafede. Per quanto attiene i 3 permessi di ricerca della società Global Med che interessano lo Ionio, il Ministero dell’ambiente ha ottenuto la valutazione di impatto ambientale favorevole nel 2017. Sempre, quindi, mesi prima che si formasse il Governo del Cambiamento. Su questa ennesima eredità, così come sulle altre, daremo battaglia con una proposta che verrà presentata al decreto semplificazioni: un emendamento tale da bloccare l’iter di ben 40 titoli oggi pendenti. Esattamente come sono state bloccate già diverse altre opere invasive, ricordo infatti che da quando siamo al Governo il Ministero dello Sviluppo Economico ha dato seguito alla rinuncia formale di 3 permessi di perforazione in Sardegna e Sicilia, nonché all’iter di rigetto di 7 permessi di ricerca nell’Adriatico e nel Canale di Sicilia. A queste si aggiungono altri 3 titoli su terraferma che non verranno conferiti, Carisio (NO), Tozzona (BO-RA) e Masseria la Rocca (Basilicata). Il MoVimento 5 Stelle è sempre stato contrario a prescindere, per questo alla fine le trivelle nello Ionio verranno fermate».

In un successivo post Crippa ha aggiunto: «Ho la netta sensazione che la questione stia ormai assumendo dei caratteri di disinformazione voluti. Tant’è che si omettono informazioni definitive e fondamentali per screditare questo esecutivo. Riporto in allegato copia del Rigetto del pozzo di Carisio (NO) che qualcuno deve proprio far fatica a trovare tant’è che nemmeno lo tiene in considerazione tra gli atti che questo governo ha portato a termine. Ritengo utile precisare che quando scrivo che è stato dato seguito all’iter di rigetto, non vuol dire che il rigetto è stato già pubblicato (cosa che per Carisio è evidente ma qualcuno non lo vede comunque). Il rigetto è frutto di un percorso formale di corrispondenza tra le parti che può portare, dopo tempistiche obbligate per le controdeduzioni, all’emanazione del rigetto. Ribadisco pertanto che l’iter di rigetto è avviato per 7 permessi di ricerca in Adriatico e nel Canale di Sicilia. Lasciando da parte inutili e sterili polemiche, sono più che disponibile ad incontrare le associazioni convinto che un lavoro a più mani ci possa permettere di fermare nel modo più celere queste trivellazioni».

Ma il Coordinamento Nazionale No Triv risponde a Crippa (e Conte): «Le dichiarazioni dell’esponente di governo risultano inesatte e denotano – grave a dirsi per un Sottosegretario di Stato – anche una conoscenza non sufficientemente approfondita delle questioni poste». I No Triv evidenziano 5 punti deboli nella risposta del governo: «Primo. Al contrario di quanto afferma Crippa, le autorizzazioni concesse dal MISE NON sono affatto “la conseguenza obbligata dell’ennesima legge assurda ereditata dal passato Governo” (Gentiloni? Ma quando mai!). Le firme dei quattro decreti NON erano atto dovuto; il diniego dei tre permessi e della concessione non avrebbe comportato lesione del legittimo affidamento in capo ai richiedenti e, quindi, nessuno mai avrebbe potuto attivare un contenzioso. La solita storia delle “penali” non funziona. Seguendo la logica del Sottosegretario, inoltre, nel 2015 M5S non avrebbe mai potuto e dovuto pretendere dal Governo Renzi l’affondamento di Ombrina Mare e di tutti i procedimenti in corso e non conclusi riguardanti il rilascio di titoli in mare entro le 12 miglia. Né le forze referendarie chiedere alle italiane ed agli italiani di votare SI’ il 17 aprile 2016. Cosa sarebbe cambiato, dunque, dal 2015 ad oggi? Un particolare non trascurabile: la collocazione del M5S, nel 2015 all’opposizione ed oggi al Governo. Morale della favola: finché si è all’opposizione si è liberi di “spararle” a prescindere; una volta al Governo, si diventa improvvisamente “ragionevoli”, “responsabili” e immobili. Ed è proprio dell’immobilismo del Governo che il Sottosegretario dovrebbe rispondere: perché la responsabilità più grave dell’Esecutivo sta nel non avere posto la parola “fine” al far west delle trivelle, approvando, ad esempio, una moratoria con un semplice decreto o dando corso all’iter di elaborazione del Piano Aree. Cosa ha impedito fino ad oggi al Governo di varare una norma, come scrive il Sottosegretario, “in modo tale da porre fine al proliferare di richieste di trivellare il nostro territorio o i nostri mari”? Lo abbiamo spiegato commentando la Manovra 2019: il niet della Lega, espresso dal Sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Marrone, in risposta ai timori di Confindustria e di Femca-Cisl».

Il secondo punto del ragionamento di Crippa che non convince è che «il Sottosegretario sostiene che “Per quanto attiene i 3 permessi di ricerca della società Global Med che interessano lo Ionio, il Ministero dell’ambiente ha ottenuto la valutazione di impatto ambientale favorevole nel 2017. Sempre, quindi, mesi prima che si formasse il Governo del Cambiamento. Su questa ennesima eredità, così come sulle altre, daremo battaglia con una proposta che verrà presentata al decreto semplificazioni: un emendamento tale da bloccare l’iter di ben 40 titoli oggi pendenti”. Sull’eredità dei 3 permessi di ricerca, il MISE intende dare battaglia a titoli già accordati: prima si firma e poi si dà battaglia per andare incontro ad un contenzioso certo e perdente! I 40 “titoli pendenti” di cui parla Crippa (probabilmente avrebbe voluto dire istanze e richieste di concessioni) avrebbero potuto essere messi in stand by già da tempo ma questo non è stato fatto».

Al terzo punto il Coordinamento nazionale No-Triv fa notare che «quanto alle “eredità”, ogni Governo deve confrontarsi con il lascito di chi lo ha preceduto ma questo non giustifica proprio niente. Il dato di realtà è che il M5S deve il suo “pieno di voti” anche alle promesse, finora disattese, fatte prima e durante la campagna elettorale anche sul fronte No Triv. Far politica significa innanzitutto avere il coraggio di scegliere, cosa che finora al M5S è mancato. Semmai, come i contenuti della Manovra 2019 dimostrano, ha assecondato le richieste dei Sì Triv, Lega e Confindustria in testa: no alla Moratoria, no al Piano delle Aree».

Al quarto punto i No-Triv smentiscono direttamente Crippa: «Dice ancora il Sottosegretario: “… ricordo infatti che da quando siamo al Governo il Ministero dello Sviluppo Economico (= dal 1 giugno 2018) ha dato seguito alla rinuncia formale di 3 permessi di perforazione in Sardegna e Sicilia, nonché all’iter di rigetto di 7 permessi di ricerca nell’Adriatico e nel Canale di Sicilia. A queste si aggiungono altri 3 titoli su terraferma che non verranno conferiti, Carisio (NO), Tozzona (BO-RA) e Masseria la Rocca (Basilicata)”. Crippa ricorda male, anzi malissimo: di norma il MISE non si oppone alle istanze di rinuncia presentate da quelle compagnie Oil&Gas che per varie ragioni intendono abbandonare il campo. Ebbene, nei Bollettini pubblicati da giugno a dicembre 2018 è presente un solo atto di accettazione da parte del MISE di un’istanza di permesso di ricerca (“Tozzona” di Po Valley). Limitandoci ai permessi di ricerca, nel periodo giugno-dicembre 2018 risultano presentate -ma non accettate- altre due rinunce, entrambe da parte di Eni (Capparuccia e San Benedetto del Tronto dove peraltro si prevede un nuovo sito di stoccaggio gas). Quanto all”aver “dato seguito all’iter di rigetto di 7 permessi di ricerca in Adriatico e nel Canale di Sicilia”, nei Bollettini che coprono il periodo di permanenza di Di Maio al MISE non c’è traccia di atti di rigetto. Semmai ci sarebbe moltissimo da dire sulla mancata approvazione, da parte del Governo, di una norma che abroghi il meccanismo di rinnovo automatico dei titoli minerari a fronte di presentazione di istanze che risultano invece copiose nei BUIG da giugno a dicembre 2018».

Il coordinamento conclude con il quinto punto: «In ultimo, la prova provata dello stato confusionale e delle contraddizioni che albergano nel M5S di governo e, a contempo, di opposizione: “Il Movimento 5 Stelle è sempre stato contrario a prescindere, per questo alla fine le trivelle nello Ionio verranno fermate”. Logica vuole che se M5S fosse stato sempre contrario a prescindere, sull’ultimo Buig non avremmo trovato traccia di nuovi permessi e di nuove concessioni».

E a promettere battaglia c’è anche il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, che su Facebook lancia un avviso ai naviganti senza bussola o memoria: «Iniziammo la vertenza nazionale contro le trivellazioni di petrolio dopo il nostro congresso nazionale di Roma del dicembre 2003. Non eravamo tantissimi in Italia allora. Abbiamo lottato contro tutti i progetti in Basilicata, Sicilia, etc. e nei mari italiani.  Abbiamo urlato contro il governo Berlusconi che permise le trivellazioni di petrolio nel Golfo di Taranto (2010). Abbiamo massacrato il governo Renzi sullo sblocca Italia pro trivelle (2015). Ricordiamo bene le parole di Salvini e di Di Maio prima e dopo il referendum del 2016 (entrambi erano per il Sì, proprio come noi).  Ricordiamo ogni parola, anche quelle spese dal M5S in Parlamento contro l’airgun durante la discussione della legge ecoreati (2015) o nella campagna elettorale del 2018.  Fino ad ora contro le trivellazioni di petrolio e contro i sussidi ambientalmente dannosi (16 miliardi di euro all’anno per le fossili) nessun governo, compreso quello del cambiamento, ha mosso paglia. Ribadisco il concetto dello scorso black friday, nel primo week end di saldi del 2019: nessuno sconto ieri, nessuno sconto oggi, nessuno sconto domani».

Sulla questione alla fine interviene anche il vicepremier Luciano Di Maio che scrive su Facebook: «Oggi mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel mar Ionio. È una bugia.  Queste “ricerche di idrocarburi” (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal governo precedente, in particolare dal ministero dell’Ambiente di Galletti che aveva dato una Valutazione di impatto ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato. Sono contento, se il governatore della Puglia intende impugnare queste autorizzazioni. Quando il Pd ha dato l’ignobile parere favorevole un anno e mezzo fa, nessun giornale aveva messo la notizia in prima pagina. Ora che il Mise ha semplicemente ratificato quello che il Pd aveva deciso, è diventata una notizia. Inoltre sono contento che il Ministro dell’Ambiente Costa, appena si è insediato, abbia deciso di sciogliere quella commissione che aveva dato l’ok a questa porcata. Ho letto che il Governatore della Puglia intende impugnare queste autorizzazioni. Sono contento, non chiedo altro, spero che un giudice blocchi quello che da qui non potevamo bloccare senza commettere un reato a carico del dirigente che doveva apporre la firma. Ma non sarà “un ricorso contro Di Maio”, bensì sarà un ricorso di un governatore del Pd contro una autorizzazione rilasciata dal Pd. Nulla di nuovo direte voi! Di certo continueremo a parlare con i cittadini e infatti il Ministro Costa e il Sottosegretario Crippa incontreranno le associazioni che si oppongono alle trivellazioni. Noi siamo dalla loro parte. Presto (ci stiamo lavorando da 8 mesi e ci siamo quasi) porteremo in parlamento una norma che dichiara l’Air gun una pratica illegale e che renda sconveniente trivellare in mare e a terra. Fino ad allora faremo il possibile per bloccare le trivellazioni volute dal Pd, ovviamente senza infrangere la legge. Non mi risparmierò. Ce la metto tutta, come sempre!»

L’apertura di Crippa e Di Maio ai comitati e alle associazioni No-Triv arriva dopo che il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano aveva annunciato l’invito a Bari per il 14 gennaio a tutte «le componenti del Comitato Promotore dei Referendum anti-trivelle svoltosi il 17 aprile 2016 nonché tutti i rappresentanti interessati delle Regioni e dei Consigli Regionali che col loro voto chiesero lo svolgimento della consultazione referendaria. Lo scopo è quello di costruire una nuova iniziativa politica per fermare le trivellazioni nei mari italiani».

Di Maio si riferisce a quanto aveva detto lo stesso Emiliano: «E’ insopportabile la bieca ipocrisia di chi, dopo aver finto di lottare al nostro fianco, appena giunto al Governo del Paese anche grazie ai tanti elettori sensibili a questo argomento, ora assume le medesime condotte dei governi precedenti che si volevano contrastare con la richiesta di referendum anti-trivelle. Tali posizioni esprimono una totale indifferenza per le questioni ambientali e per la tutela dei nostri mari e dei nostri territori senza alcuna reale prospettiva di sviluppo economico. Ma soprattutto un cinismo spietato e lobbista come già constatato dalla Puglia nei voltafaccia insopportabili sulle questioni Ilva e Tap. La firma dei permessi di ricerca petrolifera con l’Air Gun tra Natale e Capodanno, dà il senso di una delusione grandissima nei confronti di avversari politici con i quali il Governo pugliese aveva lealmente collaborato su queste grandi battaglie senza esitare ad entrare in contrasto con i governi del centrosinistra. Impugneremo le nuove autorizzazioni rilasciate dal Mise a cercare idrocarburi nel Mar Ionio. Ci siamo sempre battuti in difesa del nostro mare, e continueremo a farlo. La battaglia contro le trivellazioni nei mari pugliesi continua. Di Maio e Costa come Renzi e Calenda. Con la differenza che almeno Renzi e Calenda erano dichiaratamente a favore delle trivellazioni, mentre Di Maio e Costa hanno tradito ancora una volta quanto dichiarato in campagna elettorale. Avrebbero potuto nel programma di governo e quindi nella legge finanziaria bloccare tutte le ricerche petrolifere in Italia, come avevano sempre detto di voler fare. La mia solidarietà affettuosa a tutti i militanti del Movimento 5 Stelle della Puglia che purtroppo avevano creduto alle affermazioni su Ilva, Tap, trivellazioni e su tante altre cose che si stanno svelando speranze deluse per sempre. La Regione Puglia non farà un diverso trattamento al Governo Conte rispetto ai governi precedenti, non siamo persone che fanno due pesi e due misure a seconda delle convenienze. La Regione Puglia difenderà il suo mare in ogni sede e con tutti i mezzi disponibili».

Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana parla di regalo di fine anno ai petrolieri: «Mentre il ministro era sulla pista da sci, in Trentino, si è compiuto l’ennesimo scempio ambientale. Un voltafaccia che ha dell’incredibile, soprattutto considerando che da tempo il Coordinamento Nazionale No Triv aveva chiesto l’attenzione del governo sul tema. Altro che cambiamento… C’è chi nel Mediterraneo non può muoversi e chi invece può fare il cavolo che gli pare.  È la fotografia delle disuguaglianze nel mondo. Siccome so che arriveranno alcuni commenti soliti, anticipo: Non sono del PD. Eravamo all’opposizione di Monti, Letta, Renzi, Gentiloni. Ho partecipato attivamente al referendum contro le trivelle. Ho votato contro lo Sblocca Italia».

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