Consiglio dei ministri delle finanze europei: l’Ue dovrebbe abbandonare i finanziamenti ai combustibili fossili

Finanziamento per il clima: nel 2018 contributi Ue e degli Stati membri per 21,7 miliardi di euro

[11 Novembre 2019]

Dal 2013 i contributi dell’Unione europea e dei suoi Stati membri per aiutare i Paesi in via di sviluppo a ridurre le loro emissioni di gas serra e far fronte agli impatti dei cambiamenti climatici sono più che raddoppiati dal 2013. Lo ha confermato il Consiglio dei ministri delle finanze europei (Ecofin) nelle conclusioni adottate in vista della 25esima Conferenza delle parti dell’Unfccc che avrebbe dovuto tenersi a Santiago del Cile e che invece si terrà in Europa, a Madrid, dal 2 al 13 dicembre.

Nel 2018 i 21,7 miliardi di euro di finanziamenti pubblici per il clima dell’Ue e dei suoi Stati membri restano i più alti a livello globale e sono aumentati rispetto ai 20,4 miliardi nel 2017 . In una nota di Ecofin si legge che «I contributi sono stati incanalati con successo in iniziative di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo. Il contributo è visto come un passo importante verso l’attuazione dell’accordo sui cambiamenti climatici giuridicamente vincolante raggiunto a Parigi nel dicembre 2015. L’ultima cifra dimostra la determinazione dell’UE a incrementare il proprio contributo internazionale per il finanziamento del clima verso l’obiettivo di 100 miliardi di dollari all’anno fissato per i Paesi industrializzati entro il 2020 e fino al 2025».

Entro il 2025, le parti stabiliranno un nuovo obiettivo collettivo quantificato e le conclusioni del Consiglio Ecofin evidenziano «L’impegno dell’Ue a impegnarsi in queste discussioni a partire da novembre 2020». Inoltre, viene ribadita «L’importanza di compiere progressi rapidi e ambiziosi sugli obiettivi a lungo termine dell’Accordo di Parigi, in particolare rendendo i flussi finanziari coerenti con un percorso verso basse emissioni di gas serra e sviluppo climate-resilient in linea con i risultati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change Special Report on 1.5°C».

Per questo, Ecofin accoglie favorevolmente «l’impegno internazionale di valutare i progressi collettivi attraverso l’assorbimento globale nell’ambito dell’accordo di Parigi», sottolineando che «E’ necessario un avanzamento più rapido verso l’obiettivo di finanziamento a lungo termine per conseguire gli obiettivi di mitigazione e adattamento a lungo termine dell’Accordo di Parigi insieme agli Obiettivi di sviluppo sostenibile».

I ministri delle finanze euri europei sottolineano anche «l’importanza di aumentare gli sforzi per consentire investimenti sostenibili attraverso la mobilitazione di finanziamenti privati» e accolgono con favore «le iniziative intraprese dal settore privato in materia di finanziamento sostenibile e carbon neutrality», ricordando che «l’Ue e i suoi Stati membri stanno adottando misure per allineare i flussi finanziari a uno sviluppo low carbon e climate-resilient, anche attraverso l’ EU Action Plan on Financing Sustainable Growth.

In questo contesto, il Consiglio Ecofin ha accolto con favore i recenti sviluppi nell’Ue, «in particolare i lavori in corso su una tassonomia dell’Ue per attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale, uno standard volontario per i green bond, una nuova legislazione su due nuove categorie di parametri di riferimento low-carbon (EU climate benchmarks) e sull’informativa relativa agli investimenti sostenibili e ai rischi per la sostenibilità», così come «Altre iniziative a livello nazionale e internazionale come la recente Coalition of Finance Ministers for Climate Action e l’International Platform for Sustainable Finance».

Ma la vera svolta del Consiglio Ecofin è venuta con l’invito all’Ue a interrompere di progetti petroliferi, del gas e del carbone. Per questo i ministri delle finanze hanno invitato la Banca europea per gli investimenti (BEI), a tagliare i suoi finanziamenti ai combustibili fossili. Finora avevano chiesto solo di non finanziare più nuove centrali a carbone. Dal 2013 ad oggi la BEI ha finanziato progetti per combustibili fossili per 13,4 miliardi di euro e solo nel 2018 ha finanziato progetti per circa 2 miliardi di euro.

Il Consiglio Ecofin ha sottolineato che «Il carbon pricing e l’eliminazione graduale di sussidi dannosi per l’ambiente ed economicamente inefficienti sono componenti chiave di un ambiente favorevole per spostare i flussi finanziari verso investimenti che sostengano la climate neutrality e per promuovere soluzioni innovative e innovative climate-friendly per affrontare i cambiamenti climatici«». In questo contesto, il Consiglio dei ministri delle finanze ha accolto favorevolmente: «i) iniziative di carbon pricing, comprese quelle che sviluppano capacità nei Paesi in via di sviluppo; ii) l’utilizzo di prezzi interni del carbonio da parte di companies e istituzioni finanziarie, anche da parte di banche multilaterali e per lo sviluppo; iii) iniziative che promuovono l’eliminazione graduale di sussidi dannosi per l’ambiente ed economicamente inefficienti e la rapida riduzione graduale dei finanziamenti pubblici e privati ​​per progetti e risorse ad alta intensità di emissioni e dannosi per l’ambiente».

In particolare, l’Ecofin ha sottolineato «I vantaggi della fissazione di un prezzo per il carbonio e l’integrazione dell’azione per il clima nel bilancio nazionale e nei processi di pianificazione» e si è impegnato «a collaborare con tutte le parti allo sviluppo di norme rigorose sui carbon markets internazionali (articolo 6 dell’Accordo di Parigi)».

La Reuters ha però citato documenti riservati dell’Ecofin dai quali emergerebbe che i finanziamenti per alcuni progetti riguardanti il gas potrebbero venir giustificati dopo che l’Ungheria ha suggerito che altrimenti la Croazia e l’Ucraina potrebbero fare affidamento sulla Russia. I progetti per il gas sono relativamente comuni tra gli Stati membri dell’Ue, in quanto sono considerati un’alternativa più pulita al carbone e al petrolio e più affidabili delle fonti rinnovabili durante l’inverno.

Comunque, la dichiarazione congiunta dei ministri ha richiesto che la BEI e altre organizzazioni finanziarie internazionali come la Banca mondiale debbano «eliminare gradualmente il finanziamento di progetti di combustibili fossili, in particolare quelli che utilizzano combustibili fossili solidi, tenendo conto dello sviluppo sostenibile e del fabbisogno energetico, compresa la sicurezza energetica, dei Paesi partner».

L’Ecofin sa bene negli ultimi anni in tutta Europa le proteste contro i combustibili fossili si sono intensificate e si teme un “contagio” di manifestazioni paralizzanti – e con centinaia di arresti – come quelle di Extinction Rebellion nel Regno Unito e negli Usa che chiedono ai governi di dichiarare l’emergenza climatica e vogliono che il governo si impegni per emissioni net-zero o entro il 2025.

Il documento approvato dall’Ecodin evidenzia «L’importante ruolo delle finanze pubbliche per l’adattamento e il sostegno ai Paesi particolarmente vulnerabili e a chi tra le loro popolazioni è particolarmente vulnerabile, in particolare per i Paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo».

Secondo i ministri delle finanze europee «La determinazione dei bisogni dovrebbe essere elaborata nel più ampio contesto dell’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e dell’Agenda di azione di Addis Abeba e del legame tra azione ambiziosa, allineamento dei flussi finanziari e maggiore mobilitazione di finanziamenti privati ​​da fonti nazionali e internazionali».

Il documento fa notare che «La determinazione delle esigenze dei Paesi in via di sviluppo dovrebbe tener conto delle differenze tra le metodologie chiave, l’ampio numero di variabili e le incertezze intrinseche» e invita «l mondo accademico, il pubblico e il settore privato, comprese le istituzioni multilaterali e bilaterali di sviluppo, a impegnarsi in questo lavoro». Per questo «Attende con interesse la presentazione di una relazione sulla determinazione delle esigenze da parte della COP 26».