Un approccio che si sta sviluppando anche in Toscana

Dalle miniere di carbone abbandonate energia (pulita) per la Scozia

Una rete di ex cave punteggia il territorio, celando grandii potenziali per un teleriscaldamento geotermico

[30 Maggio 2016]

Nell’immaginario collettivo, quello del minatore è il lavoro di fatica per antonomasia, con ambienti insalubri, rischi continui (fughe di gas, crolli delle gallerie, polveri cancerogene, etc.); tra tutti i minatori sono ormai entrati nella leggenda quelli britannici che estraevano carbone dalle viscere della terra per rendere ancora più grande il Regno Unito di Gran Bretagna, Scozia ed Irlanda del Nord. Miniere il cui frutto, il carbone appunto, a lungo andare non avrebbe sporcato solo ed esclusivamente le fronti ed i volti sudati dei minatori, ma anche i cieli di quello stesso Regno di Gran Bretagna, contribuendo all’inquinamento globale.

Ora, tuttavia, quelle miniere potrebbero prendere la loro “rivincita” ambientale, fornendo un’energia, quella geotermica, “pulita” che potrebbe dare un grande contributo all’ambiente. Un’energia che potrebbe tornare assai utile alla Scozia, dove le miniere abbandonate pullulano e fino a 2,6 miliardi di sterline vengono spese ogni anno dai cittadini per riscaldare case e aziende, portando circa 845.000 famiglie oltre la soglia della povertà energetica.

In Scozia si pensa così di mettere a frutto un particolare tipo di energia geotermica, quella legata alla cosiddetta “acqua delle miniere” (minewater). È tutt’altro che insolito trovare i rami sotterranei di vecchie cave abbandonate inondati d’acqua, che in quell’ambiente raggiunge temperature sufficienti a riscaldare gli ambienti umani.

In uno sforzo congiunto con i consiglieri comunali, gli scienziati del James Hutton Institute stanno esplorando la possibilità di creare un sistema di teleriscaldamento geotermico d’avanguardia nel North Lanarkshire. Jelte Harnmeijer, geologo a capo dei progetti riguardanti le energie rinnovabili dell’istituto, sottolinea che una rete di miniere abbandonate si trova in vaste parti della Scozia centrale. Già nel 2013 uno studio del British Geological Survey ha evidenziato come le ex cave racchiudano una grande potenziale per servizi di riscaldamento a basse emissioni di carbonio, con un risvolto sociale tutt’altro che trascurabile: «I luoghi dove sono presenti le migliori risorse minerarie sono anche quelli caratterizzati dalla maggiore povertà energetica», eredi di un glorioso anche se povero passato forgiato dagli ex minatori.

La Scozia non può contare su vulcani e geyser, ma migliaia di scozzesi potrebbero presto seguire l’esempio dei loro cugini islandesi e utilizzare il calore naturale del nucleo terrestre per riscaldare le proprie case: oltre alle loro tasche, anche l’ambiente certamente ne trarrebbe un guadagno. Più della metà di tutta l’energia utilizzata in Scozia è impiegata in sistemi di riscaldamento/raffrescamento, ed è responsabile di circa la metà delle emissioni totali di gas serra della nazione.

Ed è proprio in questi giorni, il 6 Maggio scorso, che si è tenuto in Toscana un incontro pubblico presso il centro congressi della Porta del Parco delle Colline Metallifere avente come tema “Acqua della miniera, un’opportunità di sviluppo e di valorizzazione del territorio”. Una nuova opportunità quindi per le miniere? La zona delle Colline Matallifere (quasi confinante con la zona geotermica tradizionale) è da sempre area mineraria, caratterizzata in passato da numerose attività estrattive che adesso, attraverso appunto la possibilità di utilizzo delle acque calde di miniera potrebbero offrire una nuova opportunità di sviluppo.