Eea: le energie rinnovabili fondamentali per la decarbonizzazione dell’Ue, ma attenzione alle biomasse

In Germania, Italia e Regno Unito le maggiori riduzioni di combustibili fossili domestici e di gas serra. Ma Danimarca, Finlandia e Svezia fanno meglio di tutti

[23 Dicembre 2019]

Secondo il nuovo briefing  ”Renewable energy in Europe: key for climate objectives, but air pollution needs attention”, dell’European environment agency (Eea), «La crescita del consumo di energia rinnovabile dal 2005 è stata fondamentale per ridurre le emissioni di gas serra in tutta l’Unione europea (Ue)» e «Molte energie rinnovabili, comprese quelle provenienti da energia eolica, energia solare geotermica o pompe di calore, sono anche efficaci nel ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici, ma i risultati si confondono quando la biomassa sostituisce alla combustione di combustibili fossili, specialmente nelle abitazioni».

Il briefing Eea, che si basa sul rapporto ”Renewable energy in Europe – 2019. Recent growth and knock-on effects” redatto dall’European Topic Centre on Climate change Mitigation and Energy, esamina lo sviluppo delle energie rinnovabili nell’Ue dal 2005 ad oggi e il loro contributo agli obiettivi dell’Ue in materia di clima ed energia. Inoltre, analizza l’effetto della crescita delle energie rinnovabili sulle emissioni di inquinanti atmosferici.  Il briefing Eea dimostra che «La quota di energia rinnovabile nel consumo finale di energia è aumentata costantemente sia a livello Ue che nella maggior parte degli Stati membri». Secondo le stime preliminari dell’Eaa, «Nel 2018, la quota di energia da fonti rinnovabili ha raggiunto il 18,0% del consumo finale lordo di energia nell’Ue». Circa la metà di tutte le energie rinnovabili (49%) è stata utilizzata per il riscaldamento, seguita dalla produzione di elettricità (43%), una percentuale molto più piccola è stata utilizzata nei trasporti (8%) con i biocarburanti che hanno rappresentato la maggior parte.

Circa un quinto di tutta l’energia consumata per il riscaldamento nell’Ue nel 2018 proviene da fonti energetiche rinnovabili. La biomassa ha fornito circa l’80% di tutto il riscaldamento rinnovabile, soprattutto la combustione di biomassa solida. Tuttavia, dal 2005, il biogas, le pompe di calore e le applicazioni solari termiche si sono sviluppate più rapidamente della combustione di biomassa solida, anche se a partire da una base molto più piccola.

Oltre il 30% di tutta l’elettricità consumata nell’Ue nel 2018 proviene da fonti energetiche rinnovabili. La crescita dell’elettricità rinnovabile dal 2005 è stata trainata dagli aumenti dell’energia eolica onshore e offshore e dell’elettricità solare fotovoltaica (FV), nonché da altre fonti di energia rinnovabile, ad esempio la combustione di biomassa solida.

Con questi dati, «l’obiettivo dell’Ue di una quota del 20% di energia rinnovabile entro il 2020 è raggiungibile». Attualmente, le quote di energia rinnovabile  continuano a variare ampiamente tra i Paesi UE, andando a dall’oltre il 30% del consumo finale lordo di energia in Austria, Danimarca, Finlandia, Lettonia e Svezia al 10% o meno in Belgio, Cipro, Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi .

La continua crescita delle energie rinnovabili nell’Ue ha anche alleggerito gran parte della necessità di bruciare combustibili fossili per soddisfare la domanda di energia. Senza i progressi compiuti dal 2005, nel 2018 le emissioni di gas serra dell’Ue sarebbero state superiori dell’11% e l’Ue non sarebbe in grado di raggiungere l’obiettivo di riduzione del 20% entro il 2020.

La crescente quota di energie rinnovabili ha anche ridotto le emissioni di alcuni inquinanti atmosferici, soprattutto l’anidride solforosa e gliossidi di azoto. Tuttavia, il briefing dell’Eea dimostra che «Le emissioni di particolato e di composti organici volatili sono aumentate, soprattutto a causa della combustione più efficiente della biomassa solida per il riscaldamento domestico. La combustione della biomassa è stata un fattore chiave per la crescita dell’utilizzo di energia rinnovabile, in particolare nel settore del riscaldamento, ma anche nel settore dell’elettricità (dove l’energia elettrica eolica e solare fotovoltaica è cresciuta più rapidamente)».

Il briefing dell’Eea evidenzia che «Per massimizzare i benefici climatici e sanitari della transizione energetica, i responsabili politici dovrebbero valutare attentamente l’interazione tra fonti di energia rinnovabile e con il più ampio mix energetico e prestare attenzione ai potenziali impatti derivanti dalla combustione della biomassa».

Secondo un rapporto della Commissione europea, le importazioni di combustibili fossili costano oltre 200 miliardi di euro all’anno ai cittadini dell’Ue e l’Eea evidenzia che «La sostituzione dei combustibili fossili con una quota crescente di fonti energetiche rinnovabili rafforza la sicurezza energetica dell’UE ed evita una notevole quantità di spese. Questo avviene anche attualmente, nonostante l’energia rinnovabile provenga in parte da altre regioni del mondo». La crescita del consumo di energia rinnovabile dal 2005 ha ridotto il consumo annuo di energia da combustibili dell’UE del 13% nel 2018, un risparmio annuale maggiore del consumo di combustibili fossili nel Regno Unito nel 2018.

La maggior parte della sostituzione delle energie fossili con quelle rinnovabili è avvenuta in settori industriali ad alta intensità energetica coperti dal sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS), contribuendo per tre quarti ai risparmi totali delle emissioni di gas serra dell’UE nel 2018. Ad oggi, progressi più rapidi nella decarbonizzazione del settore energetico dell’Ue, rispetto ai trasporti, al riscaldamento e all’industria, conferma i risultati.

Germania, Italia e Regno Unito sono stati i Paesi dove si sono verificate le maggiori riduzioni assolute dell’utilizzo di combustibili fossili domestici e delle emissioni di gas serra nel 2018. «Questo grazie alle maggiori quantità di energia rinnovabile utilizzate in questi Paesi – dice l’Eea – Tuttavia, l’utilizzo nazionale di combustibili fossili e le emissioni di gas serra sono stati ridotti in modo più efficace in Danimarca, Finlandia e Svezia, dove la quota di energia rinnovabile è aumentata più rapidamente durante questo periodo».

Il briefing evidenzia che «Le fonti energetiche rinnovabili possono contribuire a migliorare la qualità dell’aria e la salute umana, ad esempio fornendo elettricità o calore senza combustione. Tecnologie come l’energia eolica, l’energia solare fotovoltaica, l’energia geotermica, le pompe di calore o l’energia solare termica sono quindi più efficaci nel ridurre le emissioni inquinanti dell’aria associate alla maggior parte dei processi di combustione. Sia che si tratti di biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), particolato (PM10 e PM2,5, che di composti organici volatili (COV)».

Dal 2005 al 2017, in tutta l’Ue il consumo extra di fonti energetiche rinnovabili ha portato a una riduzione di tutte le emissioni di SO2 e NOx, rispettivamente del 7% e dell’1%. Al contrario, a seguito dell’aumento dell’utilizzo di biomassa dal 2005 al 2017, in tutta l’Ue si è registrato un aumento dell’11% delle emissioni per PM2,5, del 7% per PM10 e del 4% per COV.

La rapida crescita dell’energia eolica e dell’energia solare fotovoltaica dal 2005 ha ridotto le emissioni di SO2, Nox e PM2,5 e PM10 in tutta la produzione di energia elettrica Ue, ma le emissioni di COV sono leggermente aumentate, a causa della crescita della produzione di elettricità da biogas. Nel settore del riscaldamento, dove la biomassa ha un ruolo predominante, tutte le emissioni dei principali inquinanti atmosferici sono aumentate, tranne quelle di SO2.

Grazie al fatto che i carburanti rinnovabili sono totalmente privi di SO2 o hanno basse emissioni di SO2, tutti i Paesi Ue hanno ridotto le loro emissioni di SO2. A seconda del tipo di fonte di energia rinnovabile e della tecnologia prevalente in ciascun Paese, I risultati per le emissioni di Nox variano da una forte riduzione a un aumento delle emissioni. Le forti diminuzioni sono divute all’aumento dell’energia eolica e, in misura minore, dall’energia solare fotovoltaica, che non sono state compensate da aumenti delle emissioni di Nox derivanti dall’uso di biomassa solida e gassosa nell’elettricità e nel riscaldamento.

In quasi tutti i Paesi Ue, ad eccezione di Croazia, Grecia e Portogallo, le emissioni di PM e COV hanno mostrato un relativo aumento trainate dall’aumento del consumo nazionale di biomassa.

L’inquinamento atmosferico per alcuni inquinanti si verifica in particolare quando aumenta la combustione di biomassa solida per il riscaldamento delle abitazioni, mentre le emissioni industriali sono regolate in modo più rigoroso dalla legislazione dell’Ue e hanno intensità di inquinanti atmosferici inferiori. L’Eea fa notare che «Anche altri fattori influenzano anche i risultati ottenuti grazie a un maggiore ustilizzo di fonti rinnovabili, ad esempio: la diversa composizione di carburanti e tecnologie rinnovabili; il livello di abbattimento installato rispetto alle tecnologie di combustibile fossile sostituite; le caratteristiche dei combustibili fossili sostituiti. Prestando attenzione a queste interazioni, i responsabili politici possono massimizzare i benefici climatici e sanitari della transizione energetica. Gli approfondimenti sulla crescita del consumo di energia rinnovabile da parte della tecnologia, nonché i vantaggi e i compromessi associati, dovrebbero informare regolarmente le scelte politiche in merito alla progettazione climatica nazionale e alle strategie energetiche per ridurre l’inquinamento atmosferico».