Energia per dare un futuro alla vita e valore al futuro. Il manifesto per la “giusta transizione”

Le 10 priorità di imprese, sindacati e ambientalisti per una transizione ambiziosa, giusta e sostenibile

[30 Maggio 2019]

Imprese, sindacati e associazioni ambientaliste hanno raggiunto un accordo per delineare le modalità di una “giusta transizione” verso le energie rinnovabili, che tenga conto delle implicazioni sociali e nel mondo del lavoro. Il manifesto “Priorità per una transizione ambiziosa, giusta e sostenibile” è stato elaborato dal gruppo di lavoro Energia e Clima dell’ASviS e verrà discusso in un convegno nazionale organizzato da Cgil, Cisl e Uil che si terrà il 31 maggio a Roma nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile.

«Si tratta di dimensionare una transizione che si deve sviluppare nel rigoroso rispetto dei principi dello sviluppo sostenibile, della giustizia e dell’equità – sottolinea il gdl Energia e Clima . Riteniamo che solo con l’azione collettiva si possa realizzare quel cambiamento culturale, politico, economico necessario a centrare al contempo gli obiettivi di Parigi e dell’Agenda 2030».

Il testo sviluppa dieci linee guida per una strategia concordata di transizione energetica, nel rispetto delle esigenze di giustizia sociale. Particolare attenzione viene data inoltre alla giustizia inter e intra generazionale.

Ecco il testo integrale del documento:

Priorità per una transizione ambiziosa, giusta e sostenibile

La lotta ai cambiamenti climatici e il rispetto dell’Accordo di Parigi del 2015 richiedono a tutti i paesi, indipendentemente dalle condizioni sociali e politiche, il sollecito abbandono delle fonti di energia fossile e quindi la decarbonizzazione definitiva in tutti i settori per la metà del secolo. Si tratta di porre mano a cambiamenti dei mezzi e degli stessi fini dello sviluppo che, nel rispetto delle peculiarità nazionali e locali, configurano una transizione che deve essere gestita senza traumi di natura sociale e nel rispetto della giustizia inter ed intra generazionale che è propria dello sviluppo sostenibile e dell’Agenda 2030, sottoscritta all’unanimità nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nello stesso anno dell’Accordo di Parigi e dell’Enciclica Laudato sì di Papa Francesco.

Per una transizione giusta e sostenibile occorre:

  1. Accelerare la transizione rispettando le indicazioni dello Special Report IPCC SR15 per contenere l’incremento medio globale della temperatura della superficie terrestre entro gli 1,5°. Ritardi e inadempienze nel mitigare il cambiamento avranno un impatto concentrato sulle popolazioni più vulnerabili, sulle classi sociali più esposte e sulle future generazioni.
  2. Sostenibilità. Nella transizione verso la decarbonizzazione si deve considerare non solo la sostenibilità ambientale ed economica ma anche quella sociale, attraverso il raggiungimento di tutti gli SDG dell’Agenda 2030, valorizzandone tutti i potenziali benefici e le sinergie in termini di piena occupazione, di rispetto del diritto alla salute, di prosperità economica, di resilienza ambientale e sociale, nazionale e globale. Lo SR15 indica i percorsi per una transizione sostenibile ma segnala il rischio di espedienti socialmente o ambientalmente non sostenibili nella lotta al cambiamento climatico.
  3. Diritti delle generazioni future. Consegnare alle generazioni future un pianeta in condizioni almeno pari rispetto a quelle in cui l’abbiamo ereditato, garantendo ad esse il diritto di usufruire nella stessa misura e senza degrado delle stesse risorse naturali e degli stessi servizi ecosistemici di cui beneficiamo come generazione attuale.
  4. Giustizia intragenerazionale. La transizione deve essere socialmente giusta e garantire che nessuno sia lasciato indietro, che i possibili impatti siano equamente ripartiti ma con una maggior tutela per le categorie e i soggetti più esposti, adottando misure di compensazione per contenere gli impatti economici, preservare l’occupazione di qualità, il diritto all’acqua, all’energia e alla mobilità sostenibili anche per le fasce più deboli delle popolazioni, e per combattere la povertà energetica.
  5. Partecipazione democratica. Attivare processi di partecipazione democratica nella pianificazione e nelle misure di attuazione della transizione, con il pieno coinvolgimento di cittadini, istituzioni centrali, aziende, enti locali, lavoratori, sindacati, imprenditori, enti finanziari, centri di ricerca, università, associazioni della società civile e comunità. Promuovere l’allineamento tra misure nazionali e piani d’azione locali e il coinvolgimento di comunità, parti sociali ed associazioni, anche mediante l’adozione di nuove regole che favoriscano un ruolo attivo di cittadini con cambi comportamentali e stili di vita sostenibili.
  6. Contrattazione. Partendo dalle linee guida dell’UN ILO e dalla dichiarazione di Slesia del 2018, si riconosce che la centralità del lavoro, in ogni possibile ordinamento sociale, rende necessaria una definizione delle misure di giusta transizione tra Governo e parti sociali, per il sostegno al reddito, la riqualificazione professionale mediante una appropriata formazione, la creazione di nuovi spazi occupazionali e la ricollocazione nei nuovi posti di lavoro, nonché la sicurezza della pensione per i lavoratori più anziani.
  7. Programmazione. Assicurare una pianificazione puntuale, trasparente e sostenibile della decarbonizzazione di tutti i settori e di tutte le attività economiche utilizzando a pieno allo stesso tempo le opportunità dell’economia circolare. Per la programmazione della transizione nel nostro paese il Piano nazionale Energia e Clima, insoddisfacente nella bozza del gennaio 2019, deve accogliere le indicazioni dello SR 15 anche al di là dei target europei mirando alla totale decarbonizzazione non oltre il 2050.
  8. Investimenti. La transizione richiede adeguati investimenti pubblici e privati per la decarbonizzazione, l’innovazione tecnologica, le infrastrutture per le energie rinnovabili, l’efficienza energetica e la realizzazione delle smart grid elettriche, la rigenerazione urbana, la mobilità sostenibile, la prevenzione e messa in sicurezza del territorio e i piani di adattamento al cambiamento climatico. Altri investimenti sono fin d’ora necessari per la conversione dei posti di lavoro associati con l’economia fossile e la creazione di nuovi posti di lavoro senza remissione di qualità.
  9. Formazione, ricerca e sviluppo. Gli investimenti pubblici per il sostegno alla formazione, alla ricerca, all’innovazione tecnologica e all’automazione devono essere orientati prioritariamente alla trasformazione sostenibile di tutti i settori del sistema produttivo e all’adeguamento delle competenze dei lavoratori. Occorre assicurare un’offerta formativa che garantisca ai lavoratori attuali e futuri le competenze, le capacità e la consapevolezza per contribuire ad accelerare la transizione e svolgere attività economiche pienamente sostenibili.
  10. Strumenti finanziari. Sono ineludibili una riforma fiscale ecologica ed un utilizzo degli appalti pubblici, capaci di spostare l’imposizione dal reddito all’uso delle risorse, e di orientare il mercato e gli investimenti privati verso produzioni e consumi sostenibili. Occorre promuovere in sede Europea e internazionale riforme strutturali delle regole della finanza al fine di orientarne i flussi e il credito in favore della transizione. Eliminare gli incentivi dannosi per l’ambiente, adottando la carbon tax per dare un prezzo certo ed equo alle emissioni serra, sia pure con la necessaria gradualità e con la dovuta partecipazione. In particolate i cospicui finanziamenti, come i proventi delle aste del sistema EU ETS, dovranno essere destinati alla transizione compreso il fondo di accompagnamento per i lavoratori dei settori in trasformazione.