Eolico, il governo impugna la moratoria della Regione Campania

Anev: «Il Governo ci ha dato ragione. Avevamo segnalato profili di illegittimità»

[13 Giugno 2016]

Il Governo ha deciso di impugnare la legge regionale n. 6 del 5 aprile 2016 “Prime misure per la razionalizzazione della spesa e il rilancio dell’economia campana – Legge collegata alla legge regionale di stabilità per l’anno 2016” che prevede la moratoria dell’eolico in Campania, perché «contrasta con i principi fondamentali della legislazione statale, in particolare violando l’art. 9 Cost., in materia di tutela del paesaggio e l’art. 117, secondo comma, lett. e) e lett. s), Cost, riguardante la tutela dell’ambiente».

L’Associazione nazionale energia del vento (Anev),  aveva già segnalato le sue considerazioni di natura legale al ministro per gli affari regionali, Enrico Costa, in merito al contenuto della legge regionale, evidenziandone profili di incostituzionalità, in particolare dove la legge della Campania prevede che «nelle more dell’approvazione delle deliberazioni di cui al presente articolo 1 è sospeso il rilascio di nuove autorizzazioni per impianti eolici nel territorio regionale» e aveva sottolineato una serie di altri profili di illegittimità, rilevando come «La suddetta legge sia in palese violazione dei principi comunitari in materia di liberalizzazione del mercato elettrico e di promozione delle fonti rinnovabili», quindi ora «accoglie con favore l’intervento del Governo in merito al provvedimento campano, che di fatto dà ragione all’Associazione la quale da tempo segnala un condotta delle Regioni poco coerente con quanto prescritto dalle norme nazionali e sovranazionali in materia di riduzione della CO2 e della produzione da fonti rinnovabili».

Anev sottolinea che «Non vanno trascurate poi le conseguenze sulle imprese di tali ostacoli normativi. La continua proliferazione di norme spesso in sovrapposizione e in contrasto con la Costituzione e con la normativa nazionale crea costi ed oneri, che di fatto si concretizzano in una serie di lungaggini amministrative, che complicano ulteriormente l’attività dell’industria eolica e ne aumentano i costi. In sintesi, tentare di bloccare il settore eolico con una legislazione così forzata da essere poi spesso giudicata illegittima, ha come diretta conseguenza il rischio di compromettere posti di lavoro, sviluppo economico e benefici ambientali».

L’Associazione che riunisce gli imprenditori dell’eolico ribadisce «la necessità che le Istituzioni garantiscano un quadro normativo certo e trasparente, che consenta all’industria eolica in Italia di poter svolgere la propria attività e che si attengano alla norme per osservare i vincoli cui l’Italia ha volontariamente aderito in materia di riduzione delle emissioni di CO2 e che a gran voce ha ribadito in occasione della Cop21 di Parigi».

L’intervento dell’Anev si conclude con l’auspicio che «le Istituzioni regionali comprendano come approvare atti discriminatori con rilevanti profili di illegittimità, delegittimano i loro proponenti e danneggiano un comparto che ha generato fino ad oggi benefici tangibili dal punto di vista ambientale, economico ed occupazionale, creando solo nella regione Campania 5.292 addetti tra diretti e indiretti, con un potenziale 10.984 al 2020».