Eolico, il governo impugna la “moratoria” della Regione Siciliana

Plauso dell’Anev: avevamo già segnalato i profili di illegittimità del provvedimento. Scontro tra centro-destra e M5S

[9 Luglio 2018]

Il 6 luglio  il Consiglio dei Ministri ha deliberato di impugnare la legge la Legge Regione Sicilia n. 8 del 08/05/2018, recante “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2018. Legge di stabilità regionale” comprese le norme che «incidendo sulle autorizzazioni per gli impianti eolici e fotovoltaici e sulle modalità di svolgimento e i criteri di partecipazione alle gare per l’affidamento della gestione del servizio di distribuzione del gas naturale, nonché sulle concessioni per i beni demaniali marittimi, contrastano rispettivamente con il principio di libertà di iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione, nonché con il principio di tutela della concorrenza previsto dall’art. 117, secondo comma, lett. e), della Costituzione».

Esilta l’Associazione nazionale energia del vento (Anev) che ad aprile aveva denunciato che la Ragione Sicilia sospendeva l’eolico per favorire le fonti fissili  evidenziando «profili di incostituzionalità, specie in merito ad un emendamento presentato dal Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, approvato dall’Aula, che prevedeva per gli impianti eolici e fotovoltaici la sospensione, per 120 giorni dalla data di pubblicazione del provvedimento, del rilascio delle autorizzazioni da parte della Regione al fine di consentire alla stessa una verifica, attraverso uno strumento di pianificazione del territorio regionale, degli effetti sul paesaggio e sull’ambiente correlati alla realizzazione di tali impianti, a prescindere dall’elenco delle aree non idonee già approvato con Decreto del Presidente della Regione ad ottobre 2017».

Anev aveva anche rilevato che la legge era «in palese violazione dei principi comunitari in materia di liberalizzazione del mercato elettrico e di promozione delle fonti rinnovabili» e accoglie quindi «con favore l’intervento del Governo in merito al provvedimento siciliano, che di fatto dà ragione all’Associazione la quale da tempo segnala un condotta delle Regioni poco coerente con quanto prescritto dalle norme nazionali e sovranazionali in materia di riduzione della COe della produzione da fonti rinnovabili».

Dal Movimento 5 Stelle in questi anni non sono mancate le  critiche alle politiche favorevoli all’eolico in Sicilia, ma sull’intera vicenda intervengono anche la capogruppo del M5S all’Assemblea regionale siciliana Valentina Zafarana e il vice presidente dell’Assemblea Giancarlo Cancelleri, che fa parte della commissione Bilancio. «Qualche ora fa – spiegano i due deputati  regionali – Ed eccolo qua il capolavoro firmato Musumeci Armao. Quando dicevamo in commissione e in aula che la finanziaria era infarcita di errori macroscopici che sarebbero certamente stati impugnati, lo dicevamo a ragion veduta. Se questi sono gli esperti della politica, gli stessi cioè che in un recente passato hanno creato i disastri che ben conosciamo, allora la Sicilia è condannata, nero su bianco. Parola di Consiglio dei Ministri».

Ma Il vicepresidente della Regione e assessore all’economia Gaetano Armao, minimizza: «Resta immutata la struttura della manovra di bilancio e non sono pregiudicate in alcun modo le misure adottate dalla maggioranza che ha approvato la legge»

Zafarana e Cancelleri ribattono: «Abbiamo letto basiti le dichiarazioni di Armao sul fatto che il Consiglio avrebbe impugnato le manovre volute dai deputati. Armao non è soltanto tecnicamente incapace, ma anche disonesto intellettualmente, perché tra le norme impugnate ci sono provvedimenti che portano la firma del Governo regionale. Abbiamo detto mille volte, in Aula e in commissione, che molte di quelle norme erano palesemente incostituzionali e invece, gli esperti della politica hanno preferito andare per la loro strada. L’unica cosa da fare adesso per Musumeci è mettere alla porta Armao, che oltre ad essere il re dei conflitti d’interesse in Sicilia, vedasi caso Riscossione, prima mente sulla trattativa con Roma, venendo immediatamente sbugiardato dal ragioniere di Stato e poi si fa impugnare mezza finanziaria a sua firma. Della sagra dei dilettanti la Sicilia non ha certo bisogno. Solo Musumeci è riuscito a fare peggio di Crocetta».