Ma Eni ed Enel sognano ancora di esportare il “miracolo” fracking in Italia e nell’Ue

Sorpresa: entro il 2025 fotovoltaico competitivo con gas da fracking

Le perdite di metano dagli impianti del gas molto più grandi del previsto

[4 Dicembre 2013]

Mentre a Washington, al  dibattito sull’energia al seminario annuale del Council for the United States and Italy il presidente dell’Eni Giuseppe Recchi  e quello dell’Enel  Andrea Colombo,  si lamentavano per l’ennesima volta perché l’Italia e l’Ue non vogliono approfittare dello stesso vantaggio competitivo che lo shale gas con il contestatissimo fracking sta dando agli Usa, proprio negli Usa  Lux Research pubblicava la ricerca  “Cheap Natural Gas: Fracturing Dream of a Solar Future?” dalla quale emerge che il fotovoltaico sta diventando competitivo anche con il gas a basso prezzo del fracking e sicuramente senza i suoi enormi costi aggiuntivi degli impatti ambientali e dell’inquinamento delle falde idriche.

Secondo Ed Cahill, che ha guidato il team di ricerca della Lux Research  «La fratturazione idraulica negli Stati Uniti ha dimostrato che il gas naturale abbondante e a buon mercato può essere una realtà in tutto il mondo, con notevoli riserve di shale in ogni continente abitato. Mentre i sussidi governativi attualmente isolano il solare dalla concorrenza del gas, il gas a buon mercato potrebbe far finire il sogno della grid parity», spingendo a non rinnovare le sovvenzioni al solare alla loro scadenza. Ma Cahill ed il suo team, utilizzando una dettagliata analisi levelized cost of energy (Lcoe), hanno scoperto che « Nello scenario di prezzi del gas più probabile, il solare diventerà competitivo con il gas in tutte le 10 regioni analizzate entro il 2025. I costi del solare scendono più velocemente rispetto ai prezzi del gas anche nelle regioni ricche di gas, mentre l’aumento della domanda interna e l’esportazione di gas naturale liquefatto (Gnl), vanno contro un significativo sviluppo dello shale».

In realtà la competizione dei costi tra solare e gas potrebbe essere benefica perché  renderà sempre più disponibili tecnologie ibride  gas/solare che possono accelerare l’adozione del fotovoltaico  senza sovvenzioni ed aumentare la penetrazione sul mercato delle energie rinnovabili che scontano ancora il problema dell’intermittenza, senza costosi stoccaggi di energia o miglioramenti delle infrastrutture.

Lux Research ha utilizzato “bottom-up system cost model” per analizzare il costo livellato dell’energia (Lcoe) per solare, gas e sistemi ibridi che utilizzano entrambe le fonti.  Il Lcoe è il costo per kilowattora di una data fonte di energia,  e rappresenta tutti i costi durante il suo intero ciclo di vita. L’analisi della Lux ha coperto 10 regioni del mondo fino al 2030 attraverso tre diversi scenari: “Low Gas Price”, “High Gas Price”, e “Likely Gas Price”. Il risultato è stato che sia negli scenari più probabili che in quello ad alto prezzo, il Lcoe del solare, non sovvenzionato dal  governo, entro il 2025 scenderà al di sotto del Lcoe del gas praticamente in ogni regione del mondo.

Nell’ “High Gas Price scenario”, il solare raggiungerebbe una posizione di mercato dominante in Sud America, Africa e parti dell’India. Anche nel “Low Gas Price scenario”, entro il 2025, il solare sarà competitivo in Asia, Europa, Medio Oriente e Sud America entro il 2025.

Anche tre precedenti rapporti prevedono un boom per il solare non sovvenzionato, compresa la ricerca della Deutsche Bank che dimostra che il fotovoltaico raggiungerà la grid parity nelle principali aree del mondo già dal prossimo anno. In Australia l’energia eolica è già più conveniente dei combustibili e il solare la sta raggiungendo rapidamente.

Lo studio di Lux Research non nasconde che per il fotovoltaico sono previste alcune turbolenze di mercato, dato che i sussidi governativi per il solare sono in scadenza nei prossimi anni negli Usa, in Cina e Giappone, ma è convinto che questo favorirà le  centrali ibride ed aumenterà la possibilità dell’installazione di  microturbine a gas domestiche integrate con un tetto di pannelli solari, la forma di generazione distribuita che terrorizza Eni ed Enel. Secondo lo scenario più probabile, questa specie di “piggybacking” potrebbe portare l’energia rinnovabile al 25% dell’alimentazione della rete elettrica Usa, senza compromettere la stabilità, con la possibilità di arrivare fino a 45%.

Ma dallo studio emerge anche che le riserve di gas si riveleranno meno durevoli ed economicamente sostenibili di quanto pensano Recchi e Colombo, rendendo l’“High Gas Price scenario” più probabile. Inoltre, il costo delle tecnologie solari è destinato a scendere vertiginosamente ed anche le inevitabili riduzioni delle emissioni che alla fine dovranno adottare gli Usa e gli altri Paesi sviluppati ed emergenti potrebbero aumentare la competitività del solare rispetto al gas.

A questo va aggiunto che un’altra ricerca pubblicata in questi giorni (Anthropogenic emissions of methane in the United States) da un team di ricercatori Usa su Proceedings of the National Academy of Sciences dice che le fuoriuscite di metano, un potente gas serra, dalle infrastrutture del fracking del gas shale  sono già così alte da renderlo praticamente inutile come “combustibile ponte” verso le  energie rinnovabili. Lo studio ha rilevato emissioni di gas serra da «estrazione e trasformazione di combustibili fossili (ad esempio, petrolio  e/o gas naturale) sono probabilmente di un fattore di due o superiore ai  citati negli studi esistenti». In particolare, conclude, «Le emissioni di metano regionali causate dall’estrazione e lavorazione di combustibili fossili potrebbero essere 4,9 ± 2,6 volte maggiori  rispetto all’EDGAR, il più completo inventario globale del metano».

Recchi a Washington ha detto che «In questo momento di trasformazione radicale cosi rapida dell’industria energetica vanno riviste tutte le policy e le strategie perché l’energia è la benzina della competitività». E poi ha ribadito che l’Ue dovrebbe ripensare gli obiettivi europei del pacchetto 20-20-20 del 2008 e che prevede che entro il 2020 i Paesi membri devono raggiungere il 20% di rinnovabili nei consumi energetici e ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas serra.

Ma alla luce degli studi americani su solare e gas e delle emissioni spaventose del Fracking che tanto piace ad Eni ed Enel, forse dovrebbe essere lui a rivedere qualcosa.