Petrolio offshore in Adriatico, blitz contro Ombrina Mare di Goletta Verde (Legambiente)

[3 Luglio 2013]

Oggi Goletta Verde ha fatto un blitz dovrebbe sorgere la nuova piattaforma della Medoilgas Italia ed ancorare la nave-impianto petrolchimico di primo trattamento, per ribadire la contrarietà al progetto e al rilancio delle estrazioni petrolifere. «Stop alle trivellazioni, basta petrolio – hanno detto gli ambientalisti – La ricerca di idrocarburi nel mare abruzzese e, più in generale nel Mediterraneo è solo il frutto di una strategia economica insensata. Una scelta di politica energetica che non tiene in alcuna considerazione le realtà locali, con il governo nazionale che ha totalmente escluso dal tavolo delle decisioni gli enti territoriali direttamente interessati, quali Comuni e Regioni. E Ombrina Mare si inserisce perfettamente in questo assurdo contesto».

La fragorosa azione dimostrativa ha simulato i rischi che potrebbero derivare dalle attività petrolifere, vista da Trabocco di Punta Tufano. L’obiettivo dichiarato è quello di chiedere al ministero dell’ambiente di «Non firmare il decreto di Valutazione d’impatto ambientale per l’impianto di Ombrina Mare, che dovrebbe nascere a sole 3 miglia dalla bellissima costa dei trabucchi e dall’istituendo Parco nazionale della costa teatina, nonostante la contrarietà dei cittadini, delle amministrazioni locali e della Regione Abruzzo che non vogliono ipotecare il proprio futuro mettendo in pericolo ambiente, paesaggio, agricoltura, turismo e salute».

L’equipaggio di Goletta Verde sottolinea che «Si stanno cedendo migliaia di kmq di mare alle società petrolifere, in nome di una presunta indipendenza energetica che durerebbe appena 7 settimane, stando ai consumi attuali e alla stima delle riserve accertate sotto il mare italiane. Oltre al rischio inquinamento dovuto all’intenso traffico di idrocarburi (Il Mediterraneo è una delle aree maggiormente esposte visto che vi transita circa il 20% di tutto il traffico mondiale di prodotti petroliferi, circa 360 milioni di tonnellate all’anno) la maggiore preoccupazione ora arriva proprio dai pericoli derivanti dalle attività di estrazione di greggio dalle piattaforme già attive nel mare italiano e da quelle che potranno arrivare nei prossimi mesi. Una forte accelerazione delle richieste per la ricerca e l’estrazione di petrolio scattata a seguito degli ultimi atti normativi che annullano i vincoli per la tutela delle aree marine di pregio e per le coste».

Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, ha detto: «Questa deriva petrolifera nell’adriatico e nel Mediterraneo ci preoccupa molto e deve essere assolutamente fermata, a partire dall’abrogazione dell’articolo 35 del decreto sviluppo e delle altre norme pro trivelle – commenta  -. Un segnale importante arriva dalla direttiva europea sulla sicurezza delle operazioni offshore approvata nel giugno scorso, illustrata alle compagnie petrolifere dallo stesso ministero dello sviluppo economico, che impone precisi vincoli al rilascio delle autorizzazioni quali un’attenta valutazione del rischio, le garanzie che le società concessionarie forniscano le dovute garanzie economiche per coprire i danni derivanti da incidenti più o meno gravi e soprattutto la partecipazione del pubblico nell’iter del rilascio delle autorizzazioni. Tutti elementi che dalla semplice lettura del parere favorevole espresso dalla Comitato Via nazionale, non sembrano siano stati presi in considerazione nel caso di Ombrina Mare».

Gli ambientalisti denunciano la grave situazione (e temono altrettanto gravi conseguenze) per l’Abruzzo in quello che definiscono «l’inquietante quadro elaborato dall’ex ministro Passera». Secondo loro l’Abruzzo sarebbe condannato a diventare una regione petrolchimica: «La Strategia energetica nazionale individua infatti, per l’Abruzzo un elevato potenziale di sviluppo degli idrocarburi che, sotto la prospettiva di base logistica per lo sviluppo di nuove attività estrattive per l’intero Sud Italia, prefigura un vero e proprio distretto energetico del fossile. Tutto  questo,  a  dispetto  degli  interessi  economici  e  della  volontà  ampiamente maggioritaria della popolazione e degli enti locali».  Per questo Goletta Verde ce l’ha così tanto con Ombrina Mare, perché il progetto rischia così di fare da apripista alla nuova strategia delle trivellazioni.

Angelo di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo, non ha dubbi: «Il progetto di Ombrina deve essere fermato: chiediamo al ministero dell’ambiente di non firmare il decreto Via e ridare così giusto peso alla voce agli abruzzesi sulle scelte che riguardano il loro futuro. L’iter seguito da Medoilgas Italia ci lascia molto perplessi e abbiamo già denunciato quelle che riteniamo essere le anomalie negli atti della società e del ministero dell’ambiente. È un progetto che non convince e che non porterà nessun vantaggio né alla popolazione, né al territorio abruzzese, ma solo alla concessionaria, visto che stiamo parlando di petrolio di pessima qualità e in quantità irrisorie. Non solo non si ridurrebbe la dipendenza dall’estero per “abbassare la bolletta” energetica ma si offendono i cittadini di questa regione con royalties vergognose che nella migliore delle ipotesi arriverebbero al valore di mezza tazzina di caffè all’anno per ognuno di loro».