La Regione Toscana punta sulla crescita della geotermia, Rossi: «Può passare dal 30 al 60%»

L’intervento del governatore al Mandela Forum, durante il 23esimo Meeting dei diritti umani

[13 Dicembre 2019]

La geotermia è la fonte energetica rinnovabile che più di ogni altra caratterizza la Toscana: indigena da sempre sul territorio, è qui che ha visto sviluppare per la prima volta al mondo – oltre due secoli fa – le tecnologie necessarie per impiegarla a fini industriali, che nel corso dei decenni si sono via via raffinate (dall’estrazione dei fluidi geotermici si è ad esempio passati alla coltivazione del bacino, in modo da rendere sostenibile nel tempo la produzione di energia) fino a giungere alla legge 7 del 2019 approvata dalla Regione che impone ulteriori innovazioni di carattere ambientale. Ed è in quest’ottica che la geotermia toscana può crescere ancora.

L’invito rivolto dal presidente Enrico Rossi al Mandela Forum, durante il 23esimo Meeting dei diritti umani che ha chiamato a raccolta oltre 7000 studenti, è stato infatti quello di portare avanti una lotta efficace ai cambiamenti climatici basata sulla scienza. Rossi ha poi annunciato che dopo la pausa natalizia la Regione presenterà il Piano d’azione per provare a rendere la Toscana carbon neutral già entro il 2030, lavorando da una parte sull’assorbimento della CO2 grazie alla piantumazione di nuovi alberi, e dall’altra puntando alla riduzione delle emissioni grazie all’intervento su più fronti: risparmio energetico, economia circolare, mobilità dolce e appunto geotermia.

«La geotermia – dichiara Rossi – è un’energia alternativa soprattutto se si catturano le emissioni di CO2 come stiamo facendo, quindi la geotermia può passare dal 30 al 60%, compresa la bassa e la media entalpia». Al proposito sono gli ultimi dati forniti da Arpat a testimoniare che nel 2018 la produzione geotermoelettrica di 5.708,2 GWh fornita dai 36 gruppi geotermoelettrici produttivi presenti in Toscana è riuscita a coprire il 29,2% del fabbisogno elettrico regionale, confermando la geotermia come «un’importante fonte energetica alternativa, anche in considerazione del fatto che il calore geotermico è utilizzato per usi plurimi, tra i quali il teleriscaldamento di abitazioni e serre».

All’interno della strategia che la Regione sta delineando il contributo fornito dalla geotermia potrà dunque aumentare sensibilmente sia attraverso l’impiego di risorse a bassa e media entalpia (ovvero con fluidi geotermici a temperatura minore di 90°C e compresa tra i 90 e i 180°C, rispettivamente) sia la realizzazione di nuove centrali geotermoelettriche funzionali alla cattura e al re-impiego della CO2 a fini agro-alimentari, come previsto dalla nuova legge regionale.

«Poi c’è l’altra faccia della medaglia – conclude Rossi –, le azioni di assorbimento della CO2 che abbiamo già rilasciato. L’obiettivo a cui stiamo già lavorando è quello della piantumazione di alberi nella Piana, tra Firenze e Prato. Vogliamo sviluppare un piano che consenta di piantumare attorno a Firenze tanti alberi così da consentire di diminuire la CO2 e ripulire aria in modo decisivo. Grazie a tutte queste azioni la Toscana insieme a poche altre regioni a livello europeo può darsi ragionevolmente l’obiettivo di neutralità di emissioni entro il 2030, una cosa importante per combattere i cambiamenti climatici e creare una prospettiva per il futuro».