Insulta i vertici militari Usa e poi chiede un piano per eliminare l’Isis in 30 giorni

La soluzione di Donald Trump per sconfiggere lo Stato Islamico: il colonialismo petrolifero

Le bugie del candidato repubblicano: «Ero contrario alle guerre in Iraq e Libia». Invece era a favore

[8 Settembre 2016]

Per Donald Trump, il candidato repubblicano alla presidenza del più potente Paese della Terra, la soluzione per sconfiggere lo Stato Islamico/Daesh (l’Isis) è quella di occupare con truppe statunitensi parte del Medio Oriente per controllare il petrolio: proprio la politica neocolonialista che ha portato alle due guerre irakene, a quelle siriane e afghana e al caos che ha prodotto l’ondata di profughi che sta erodendo le stesse fondamenta democratiche dell’Europa.

«Ho sempre detto che non dovremmo essere  lì, ma se stiamo per uscirne, prendiamoci il petrolio – ha detto stanotte Trump intervistato al “Commander-in-Chief Forum” della NBC News – Se avessimo preso il petrolio, non ci sarebbe l’Isis, perché l’Isis si è formata con la potenza e la ricchezza di quel petrolio». Alla domanda su come gli Usa dovrebbero impossessarsi del greggio Trump ha risposto che più soldati Usa dovrebbero restare nella regione: «Ce ne potremmo lasciare lasciare un certo gruppo alle spalle, e si dovrebbe conquistare varie sezioni dove loro hanno il petrolio».

ThinkProgress, che dedica diversi articoli a smontare le sconcertanti dichiarazioni di Trump, sottolinea che «questa non è la prima volta che Trump ha sostenuto che bisogna prendersi il petrolio nei Paesi del Medio Oriente, e si inserisce in uno schema più ampio in cui Trump sostiene pratiche coloniali. Il piano elettorale per affrontare l’Isis fa da tempo affidamento sul “prendersi il loro petrolio”, ma Trump aveva già fatto commenti simili prima di annunciare la sua candidatura presidenziale».

Già nel 2011, in una bizzarra intervista a Kelly Evans  del Wall Street , Trump spiegò che la sua politica mediorientale si basava sul petrolio: «La Libia non ha alcun interesse, se gli Usa non si prendono il petrolio del paese». Intanto sosteneva che gli Usa dovevano lasciare le loro truppe in Iraq per occupare tutte le aree petrolifere, per impedire che l’Iran mettesse le mani sui pozzi irakeni. Inoltre, Trump poche settimane dopo disse  in un’intervista a George Stephanopoulous di ABC News che gli Usa avrebbero tutto il diritto di prendersi il petrolio iracheno come “rimborso” per i costi dell’occupazione statunitense: «Ai vecchi tempi era così, quando c’è una guerra il bottino appartiene al vincitore. Si va lì, si vince la guerra e si prende». Al giornalista che gli faceva notare che ci sarebbero voluti centinaia di migliaia di soldati per proteggere i campi petroliferi, Trump rispose che non si trattava di proteggerli, ma di prenderseli. Stephanopoulos, incredulo, chiese: «Così, dovremmo rubare un campo petrolifero?», e Trump: «Mi scusi. Non stiamo rubando. Ce lo stiamo prendendo: stiamo rimborsando almeno noi stessi, e dico di più: stiamo riprendendoci 1,5 trilioni di dollari per rimborsarci».

Quindi le dichiarazioni e le bugie dette ieri da Trump non sono nuove, ma non per questo sono meno pericolose.

Aaron Rupar accusa su ThinkProgress il conduttore di “Commander-in-Chief Forum”, Matt Lauer, di aver volutamente ignorato le bugie di Trump, perché non è vero che il candidato repubblicano si sarebbe opposto fin dall’inizio alla guerra in Iraq: quando l’allora senatrice  Hillary Clinton votò a favore dell’autorizzazione del Congresso ad usare la forza in Iraq, Trump venne intervistato da Howard Stern nel suo  show radiofonico e Stern gli chiese: «Sei per invadere l’Iraq?» e Trump rispose: «Sì, credo di sì». Poi non ha mai più fatto una dichiarazione sulla disastrosa invasione Usa, e ora sta cercando di far credere che era contro la guerra. E il bello è che milioni di persone ci credono, mentre Trump annuncia sfacciatamente che è pronto ad una guerra di invasione e di occupazione anche più lunga.

In effetti Lauer, che per mezz’ora ha bombardato con domande velenose Hillary Clinton, ha lasciato che Trump mentisse spudoratamente  sulle sue posizioni sulla guerra in Iraq, voluta da un presidente dello stesso partito per cui è candidato.  Rupar fa anche notare che Trump  non si è nemmeno opposto alla guerra ispirata dagli Usa per abbattere il regime di Muammar Gheddafi in Libia nel 2011. In un video del 2011, Trump diceva che «Gheddafi in Libia sta uccidendo migliaia di persone» e chiedeva l’invio dei soldati americani di stanza in medio Oriente «per fermare questa orribile carneficina» e far fuori Gheddafi, «che sarebbe molto facile e molto veloce». Ora, in campagna elettorale, Trump dice «sarei rimasto fuori Libia», una bugia già detta alla Msnbc e che Lauer non ha contestato.

Rupar evidenzia che «non ritenendo Trump responsabile per le sue dichiarazioni passate, Lauer ha lasciato che milioni di potenziali elettori pensassero che il candidato repubblicano avesse un’opinione preveggente per quanto riguarda il coinvolgimento americano in Iraq e la Libia. I commenti di Trump, tuttavia, suggeriscono che avrebbe preso le stesse decisioni della Clinton».

Ma la balla più grossa sparata da Trump al “Commander-in-Chief Forum” è stata quella del raddoppio della già colossale spesa militare Usa per spazzare via in qualche settimana lo Stato Islamico/Daesh dalla faccia della terra. Neanche i militari Usa non sembrano molto contenti, perché Trump non ha mancato di insultare gli attuali vertici definendoli «imbarazzanti» per l’America e accusandoli di aver ridotto le Forze armate Usa in macerie. Poi ha detto di saperne molto di più lui sull’Isis dei generali.

La confusione seminata da questo istrionico arruffapopoli fascistoide è alle stelle: solo poche ore prima, in un comizio in North Carolina, Trump aveva detto che avrebbe contato sui generali delle forze armate statunitensi per creare un piano per sconfiggere l’Isis: «Trasmetterò ai  miei alti generali una semplice istruzione. Avranno 30 giorni di tempo per presentare alla Sala Ovale un piano sconfiggere rapidamente e definitivamente l’Isis. Non abbiamo scelta». Messo di fronte a queste contraddizioni, Trump se l’è cavata dicendo che anche tra i generali  ce ne saranno probabilmente diversi onesti.  Anche se non è chiaro dove Trump troverà questi “diversi generali” e come faranno a predisporre un piano per sconfiggere lo Stato Islamico/Daesh in 30 giorni.