Libia: lo Stato Islamico attacca un’importante area petrolifera

I jihadisti puntano a sabotare l’accordo di unità nazionale mettendo le mani sul petrolio

[5 Gennaio 2016]

Martin Kobler, il rappresentate speciale del segretario generale dell’Onu in Libia, ha indirizzato una lettera aperta al popolo libico nella quale afferma che per la Libia il 2016 sarà l’occasione per ritrovare la pace con un governo di unità nazionale ed istituzioni legittime ed unitarie.

Ma alla lettera è arrivata la risposta che probabilmente Kobler temeva di più:  il gruppo jihadista dello Stato Islamico/Daesh ieri ha scatenato un’offensiva vicino a due importanti impianti petroliferi nelle città settentrionali di al-Sedra, un porto petrolifero conteso dalle diverse milizie armate, e di Ras Lanouf, che ospita una raffineria di petrolio, n complesso petrol-chimico e dove arrivano gli oleodotti di Defa-Ras Lanuf, Amal–Ras Lanuf, e Messla–Ras Lanuf.

Bachir Boudhfira, un colonnello delle forze leali al governo libico ha confermato che ieri mattina c’è stato un attacco da parte di un convoglio di una decina di veicoli armati dello Stato Islamico/Daesh  à al-Sedra e ha detto che «Gli assalitori sono stati respinti», ma due soldati libici sono morti nell’attacco. Poi i jihadisti del Daesh hanno sferrato un altro attacco da sud  a Ras Lanouf ma non sarebbero riusciti ad entrare in città.

Un responsabile dell’industria petrolifera libica ha detto all’AFP che durante l’attacco a Ras Lanouf ha preso fuoco un deposito da 420.000 barili di petrolio.

L’esercito libico ha annunciato un prossimo contrattacco in grande stile contro il Daesh.

Intanto, a dal suo account Twitter, lo Stato Islamico annuncia che i suoi miliziani neri hanno sferrato «un attacco contro la regione di Al-Sedra” e che un loro kamikaze ha compiuto un attentato con un’auto-bomba.

Il Daesh spiega che l’attacco è avvenuto dopo la conquista “totale” di Ben Jawad, una città costiera a 600 km ad est di Tripoli e a 145 km ad est di Sirte, che è sotto il controllo dello Stato Islamico dal giugno 2015.  Ma nessuna fonte ufficiale o militare libica conferma la caduta di Ben Jawad.

Da settimane lo Stato Islamico/Daesh è all’attacco ad est, partendo da Sirte, nel tentativo di raggiungere   la zona della “mezzaluna petrolifera”  dove sono situati i principali terminali petroliferi, come ‘Al-Sedra e Ras Lanouf e tagliare così le vie del petrolio, anche per  aree dove ci sono le concessioni dall’italiana Eni. Ma l’attacco sferrato ieri è il primo del genere dopo la conquista di Sirte.

L’accordo di unità nazionale sottoscritto in Marocco sembra aver convinto il Daesh libico – che non avrebbe un grandissima forza militare – ad attaccare prima dell’assestamento politico e militare della Libia ed a farlo dove è strategicamente ed economicamente più proficuo: i campi e le infrastrutture petrolifere del Paese.

Anche per questo Kobler nella sua lettera aperta chiede ai libici di accettare l’accordo politico e di appoggiare il nuovo governo di unità nazionale, sottolineando che «La porta resta aperta a tutti i libici che vogliono aggiungersi a coloro che hanno già firmato questo accordo».

Il timore è che invece le milizie dissidenti, i gruppi confessionali e tribali che non hanno sottoscritto l’accordo, entrino a far parte dello Stato Islamico Daesh o stringano alleanze con i jihadisti del Daesh, con l’obiettivo di tenere in scacco il fragile governo unitario e di creare un altro califfato nero che controlli il petrolio. Il peggior incubo delle cancellerie occidentali e dell’Onu che hanno lavorato per convincere le fazioni libiche a trovare una parvenza di unità