L’Ucraina stanzia 23,4 milioni di dollari di incentivi per il carbone

Le banche dovranno dare prestiti per altri 56 milioni di dollari per la guerra al gas russo

[14 Agosto 2015]

Mentre in tutto il mondo si discute di come ridurre l’utilizzo del carbone, il giornale ucraino Ekonomitcheskaya Pravda oggi riporta quanto detto dal capo dell’Agenzia di Stato per l’efficienza energetica e il risparmio energetico, Sergei Savtchuk che ha annunciato che il governo nazionalista di Kiev ha deciso «Conformemente al programma in vigore, prevede 500 milioni di hrivnyas (23,4 milioni di dollari Usa) per quest’anno in termini di compensazioni. E le banche devono fornire crediti supplementari fino a 1,2 miliardi (56 milioni di dollari) supplementari. Lo Stato compenserà fino al 70% dell’ammontare del materiale destinato ad assicurare la transizione del gas al combustibile solido».

A parte l’assurdità di un’agenzia che si occupa di efficienza e risparmio energetico e poi incentiva il carbone, quello dell’Ucraina è davvero un inedito a livello mondiale: si abbandona il gas – considerato l’energia fossile meno inquinante e un possibile “ponte” verso le rinnovabili – per incrementare l’utilizzo del carbone, cioè la fonte più inquinante e non certo efficiente.

E’ chiaro che, ancora una volta, dietro questa scelta altrimenti sconsiderata c’è il conflitto con la Russia e il tentativo di affrancarsi dal gas russo.

In Ucraina la metà dell’energia elettrica viene prodotta da centrali nucleari risalenti all’epoca sovietica (come quella del disastro nucleare di Chernobyl), mentre  le altre centrali vanno a gas e a carbone.

Prima dell’inizio del conflitto nel Donbass, la regione carbonifera e industriale oggi controllata in gran parte dalle milizie indipendentiste filo-russe, l’Ucraina era autosufficiente per quanto riguarda il carbone, ma la guerra nel sud-est del Paese ha danneggiato oltre la metà delle miniere del Donbass, così come le ferrovie che servivano a trasportare il carbone verso le centrali termoelettriche che producevano il 40% dell’energia dell’Ucraina.

Nel 1914 il governo ucraino ha concluso un accordo con la multinazionale britannica Steel Mont Trading per la fornitura di un milione di tonnellate di carbone estratto in Sudafrica (a proposito di efficienza energetica!), e di questa partita in Ucraina sono già arrivate 250.000 tonnellate. Ma dopo l’aperura di un’inchiesta della Procura della repubblica ucraina sulla dilapidazione di fondi pubblici per pagare prezzi troppo elevati per il carbone sudafricano, la Steel Mont Trading  ha ridotto le sue forniture a mezzo milione di tonnellate, il minimo previsto dal contratto con Kiev.

Se a questo si aggiunge che a partire dal 24 novembre 2014 il ministero dell’energia dell’Ucraina ha detto che era stata completamente sospesa la fornitura di carbone proveniente dalla Russia, sui capisce in che labirinto energetico si è infilato il sempre più screditato governo ucraino.

La cosa è ulteriormente assurda perché l’Ucraina, ormai in bancarotta, si sostiene con i fondi che arrivano da Unione europea, Banca mondiale ed altre istituzioni internazionali che assicurano che non finanzieranno mai più progetti carboniferi… e poi finanziano Kiev perché incentivi l’utilizzo del carbone.