Massacro nella Repubblica democratica del Congo: non bastano le condanne di Papa e Onu

E’ una guerra per terrorizzare la popolazione e per impadronirsi delle risorse naturali

[16 Agosto 2016]

Ieri, all’Angelus dell’Assunta il Papa ha lanciato un accorato appello di pace per la Repubblica democratica del Congo (Rdc): «Il mio pensiero va agli abitanti del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, recentemente colpiti da nuovi massacri che da tempo vengono perpetuati nel silenzio vergognoso, senza attirare neanche la nostra attenzione. Fanno parte purtroppo dei tanti innocenti che non hanno peso sulla opinione mondiale».

Un massacro di civili  che è stato perpetrato nella notte tra il 13 e 14 agosto dalle milizie dell’ Allied Defense Forces  (Adf) a Beni e  confermato da Maman Sambo Sidikou,  rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per la Rdc che in un comunicato spiega che «La Mission des Nations Unies en République démocratique du Congo (Monusco)  condanna quest’atto barbaro commesso contro le popolazioni civili e reitera uil suo sostegno alle Fardc (Forze armate della Rdc) e alla Pnc (Police nationale congolaise) per proteghgere la popolazione civile di Beni». Le Adf sono un gruppo ribelle originario dell’Uganda che opera nell’est della Rdc e che si finanzia con il contrabbando di materie prime e di fauna protetta. Il governo della Rdc dice che I miliziani delle Adf sono un gruppo islamista radicalizzato o jihadista.

Secondo la Monusco, nell’obitorio dell’ospedale di Beni ci sono 31 cadaveri, mentre altre 5 vittime sarebbero state sepolte nel luogo del massacro: il villaggio di Rwangoma, vicino Beni. Ma la société civile de Beni dice che le vittime del massacro sono almeno 51.  Secondo gli abitanti di Rwangoma le vittime sarebbero molte di più di quelle ufficiali: «Ci sono più corpi di quelli che dicono: 60, 70, 80 e si continuano a scoprirne».

A Beni, gli abitanti in colera sono scesi in strada per protestare contro questo nuovo massacro. Il presidente della société civile de Beni,  Gilbert Kambale, ha sottolineato in un’intervista a Radio Okapi: «In ogni caso, il numero è talmente elevato che abbiamo pensato che è importante che la gente possa restare  nelle sue case a piangere i morti. Oggi abbiamo più di 1.200 persone ammazzate a colpi di  machete ed ascia, massacrati (dal 2014, ndr). La popolazione non può più sopportare che le persone possano continuare a morire. La maggioranza degli abitanti della commune rurale di Beni sono fuggiti verso la città di Beni a causa dell’insicurezza. Questi abitanti vivono nelle famiglie di accoglienza».

L’attacco delle Adf è avvenuto prima nei campi, dove sono stati sterminati gli uomini al lavoro.   A Rwangoma è rimasto qualche abitante, ma ci sono soprattutto militari della Fardc in divisa Kaki, per differenziarsi dagli  assalitori che a quanto pare indossavano uniformi delle Fardc.

Intanto gruppi di giovani arrabbiati stazionano nei dintorni del villaggio di Rwangoma e protestano contro le Fardc e la Monusco: «Arrivano sempre dopo. Il presidente Kabila era là  solo qualche giorno fa. Ci ha promesso la pace. L’inchiostro non si era ancora seccato che sono stati massacrati – ha detto uno dei giovani congolesi a Radio France International –  La casa dove stava il Capo dello Stato  è vicinissima, a 2 o 3 km più in basso».

La Monusco, insieme alle Fardc e alla Onc, sta dispiegando uomini in tutta l’area di Beni per proteggere la popolazione e ha dichiarato che «Sono in corso dei pattugliamenti congiunti». Ieri un a delegazione Monusco è arrivata a Beni per dare sostegno alle autorità locali per continuare la caccia agli assassini delle Adf. Ma la lotta contro le milizie straniere e congolesi che insanguinano la Rdc orientale sembra vana: da cr circa due anni la regione di Beni è teatro di una serie di massacri nei quali hanno trovato la morte centinaia di civili. Nonostante l’evidente insuccesso di mettere in sicurezza una regione dove scorrazzano bande armate di ogni tipo al soldo di governi stranieri e che fanno affari con multinazionali e mafie, l’inviato speciale dell’Onu per i Grandi Laghi, Saïd Djinnit, ha detto che «Questo attacco non scoraggia la determinazione collettiva a nutralizzare tutte le forze negative che continuano a causare f dolore e atrocità nell’est della Rdc. Questo attacco ci ricorda quanto è urgente mettere in atto gli impegni per l’Accordo quadro per la pace, la sicurezza e la cooperazione e le decisioni prese al riguardo dai Capi di tato della regione, compreso il sesto summuit orduinaruio della Conférence internationale sur la région des Grands lacs (Ciegl), tenutosi a Luanda, in Angola, il 14 giugno 2016, sotto la presidenza del presidente Eduardo dos Santos».

Un accordo che prevede che Uganda e Rwanda smettano di finanziare e armare le milizie che hanno infiltrato in Rdc per appropriarsi delle sue risorse, ma che a quanto pare è rimasto lettera morta.