Oleodotto Keystone XL: TransCanada e Trump perdono di nuovo in tribunale

Un'altra battuta d'arresto per il megaprogetto delle sabbie bituminose

[18 Marzo 2019]

Il Ninth Circuit   della Corte d’appello degli Stati Uniti ha respinto l’ennesimo tentativo di TransCanada di iniziare la costruzione del suo progetto dell’oleodotto Keystone XL che dovrebbe portare il petrolio poiù sporco del mondo, quello delle sabbie bitumi nose canadesi, fino alle raffinerie e ai porti del Texas sul Golfo del Messico- La Corte ha confermato la sentenza del tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto del Montana che aveva bloccato la costruzione del controverso oleodotto. Alla fine del 2018 la Corte Distrettuale aveva stabilito che l’amministrazione Trump aveva violato le leggi ambientali quando aveva concesso un permesso federale per costruire l’oleodotto. Quella sentenza aveva bloccato tutti i lavori del Keystone XL  in attesa che il governo rivedesse la sua valutazione ambientale che fin da subito ambientalisti e tribù indiane avevano definito incompleta e tendenziosa.

Contro quella sentenza TransCanada e l’amministrazione Trump avevano fatto appello al Ninth Circuit   della Corte d’appello Usa che ha dato loro torto confermando la sospensione dei lavori in atto mentre il tribunale decide sul merito del caso.

TransCanada sosteneva che se non fosse stata in grado di iniziare la costruzione dell’oleodotto entro il 15 marzo sarebbe saltata l’intera stagione lavorativa del 2019. Ora la stessa TransCanada dice che la nuova sentenza vuol dire che potrebbe iniziare a costruire il Keystone XL nel 2020, se mai ce la facesse davvero a iniziare.

Doug Hayes, l’ avvocato senior di Sierra Club, la più grande associazione ambientalista Usa, ha commentato: «E’ passato più di un decennio da quando è stata proposta questa sporca pipeline delle sabbie bituminose, e TransCanada continua a fare la stessa cosa e spera in un risultato diverso, Il Keystone XL sarebbe un cattivo affare per il popolo americano e non è mai stato così ovvio che non sarà mai costruito».

Anche per Jared Margolis, un avvocato del Center for Biological Diversity . «L’oleodotto Keystone XL sarebbe un disastro assoluto per la fauna selvatica, l’acqua e il nostro clima. Mentre le autorità di regolamentazione riesaminano questo terribile progetto killer del clima, TransCanada non minaccerà le comunità e gli habitat con l’inquinamento a scopo di lucro».

Jackie Prange, avvocato del Natural Resources Defense Council, ha aggiunto: «In tribunale, i fatti contano. E questi fatti dimostrano che Keystone XL è un progetto imperfetto. Il Ninth Circuit ha giustamente respinto il prematuro tentativo di TransCanada di costruire questo sporco oleodotto».

La pensa così anche Dena Hoff, a capo degli agricoltori del Northern Plains Resource Council: «Il Ninth Circuit ha fatto la cosa giusta nel sostenere il divieto di attività di costruzione per TransCanada. Non abbiamo bisogno di una compagnia straniera che perturba le comunità del Montana per un progetto pericoloso il cui permesso è stato giudicato illegale dai tribunali federali, Se attuato, l’oleodotto Keystone XL minaccerebbe l’acqua potabile per decine di migliaia di montanans, senza contare le fonti d’acqua importanti per molte comunità agricole. TransCanada non dovrebbe cercare di forzare per realizzare un progetto spericolato che al momento non soddisfa gli standard legali».

Secondo Jane Kleeb, presidente della Bold Alliance, «TransCanada continua a perdere in tribunale perché i fatti contano. Gli agricoltori e gli allevatori non trasformeranno la loro terra in corporation straniera. E’ arrivato il tempo che TransCanada se ne torni a casa».

Marcie Keever, direttrice legale di Friends of the Earth, conclude: «La sentenza è un altro momento importante nella nostra lotta contro le corporation inquinanti che vogliono distruggere velocemente il nostro pianeta. Esistono leggi ambientali per proteggere le persone, le nostre terre e le nostre acque. Oggi, i tribunali hanno continuato a mostrare a Trump e ai suoi amici delle corporation inquinanti che non possono iniziare a lavorare a questo oleodotto disastroso che danneggerebbe i proprietari terrieri, gli agricoltori, gli ecosistemi e le comunità native».