Putin apre a un congelamento della produzione petrolifera russa, Rosneft indietreggia

Pace nucleare e gasiera tra Putin e Erdogan

Via libera alla costruzione della centrale nucleare di Akkuyu e al gasdotto Turkish Stream

[11 Ottobre 2016]

Aprendo il 9 ottobre il 23esimo World energy congress, che prosegue a Istanbul fino al 13 ottobre, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato di fronte al suo ex acerrimo nemico, il presidente russo Vladimir Putin, che lo ascoltava soddisfatto in prima fila, che «la Turchia mira a produrre il 10% dell’elettricità totale dall’energia nucleare e ad aumentare il contributo di energia solare, eolica e idroelettrica al 30%». Putin aveva tutte le ragioni per essere contento di come si stanno mettendo le cose, visto che Erdogan si riferiva  alla resurrezione di un pericolosissimo progetto congiunto: quello di costruire con i russi la prima centrale nucleare turca ad Akkuyu, nella provincia meridionale di Mersin, un’area a forte rischio sismico.

L’accordo, che comprende anche la realizzazione del gasdotto Turkish Stream, è stato poi firmato dal ministro russo dell’Energia Aleksander Novak e dal suo collega turco Berat Albayrak alla presenza di Putin e Erdogan. Dopo la firma, il presidente turco ha dichiarato che «i ministri e gli esperti continueranno a tenere colloqui bilaterali dopo la firma del documento, aggiungendo che essi dovranno anche tenere colloqui incentrati sull’economia, la politica, la difesa, il turismo e la cultura» e Putin ha aggiunto che «il nuovo gasdotto è un progetto di cooperazione importante. Abbiamo inoltre concordato meccanismi di sconto sul gas nel quadro di questo progetto e l’ampliamento della nostra collaborazione».

Se la costruzione della centrale nucleare corona il sogno di Erdogan di trasformare la Turchia in una potenza nucleare, è in realtà il gasdotto Turkish Stream, che porterà il gas russo verso l’Europa attraverso 910 km di Mar Nero, a suggellare la pace fatta e la nuova alleanza tra i due padroni di Russia e Turchia.

Infatti il via ai lavori del Turkish Stream era già stato annunciato da Putin durante una visita ad Ankara nel 2014 e avrebbe dovuto essere realizzato entro il 2016 – con il contributo anche dell’italiana Saipem – ma poi la guerra in Siria e l’abbattimento di un caccia russo da parte dei turchi fecero saltare l’affare.

Ora il clima è cambiato, Putin ed Erdogan non si scambiano più accuse reciproche di essere dittatori e avventurieri e la Turchia è entrata con i suoi carri armati in Siria, ufficialmente per combattere lo Stato Islamico/Daesh ma dando la caccia ai kurdi progressisti del Rojava che non sembrano stare più molto simpatici neanche a Putin, dopo che gli americani li hanno armati per partire alla conquista di Raqqa, la capitale del Daesh.

L’agenzia iraniana Pars  spiega che «il Turkish Stream dovrebbe essere basato su un modello di finanziamento Bot (Build, operate, transfer) e dovrebbe comprendere due linee. La prima dovrebbe rifornire il mercato interno turco di circa 15,75 miliardi di metri cubi di gas l’anno, mentre la seconda dovrebbe portare la stessa quantità di gas russo in Europa. In tutto quindi la capacità del gasdotto previsto dal nuovo progetto non dovrebbe superare i 32 miliardi di metri cubi». Novak ha spiegato all’agenzia Nova che «i due paesi hanno istituito dei gruppi di lavoro per redigere il testo finale dell’accordo».

Il ritrovato accordo con la Turchia è anche un calcio tirato da Erdgan negli stinchi degli Usa e dei loro alleati europei, visto che il Turkish Stream porterà il gas russo in Europa bypassando l’Ucraina. Ora Putin dipinge addirittura Erdogan come un difensore della democrazia e si complimenta con lui per essere riuscito a tenere la situazione sotto controllo. Le migliaia di arresti arbitrari, licenziamenti di magistrati, insegnanti e dipendenti pubblici e la chiusura dei giornali di opposizione per Putin sono evidentemente dettagli di poco conto.

Miracoli del gas e del nucleare che però possono essere molto concretamente  valutati in rubli, lire turche e dollari: il presidente di Gazprom, Alexeï Miller ha confermato che per quanto riguarda Turkish Stream «l’accordo prevede la costruzione entro il dicembre 2019 di due condotte di una capacità di 15,75 miliardi di metri cubi ciascuna. Una condotta del Turkish Stream trasporterà il gas al mercato turco e l’altra transiterà dalla Turchia verso i Paesi europei. Tuttavia, la posa della seconda pipeline sarà possibile solo dopo che l’Ue darà il via libera».

Novak ha annunciato che «il gruppo russo Gazprom controllerà la parte marittima dl gasdotto, mentre il troncone terrestre che passa sul territorio turco apparterrà ad una compagnia turca». Mosca e Ankara si sono anche accordate sulla riduzione del prezzo del gas russo acquistato dalla Turchia.

Secondo Putin, «i negoziati russo-turchi si basano anche sulla creazione di un hub energetico in Turchia, conformemente a un progetto del presidente Erdogan», e già che c’erano Putin e Erdogan hanno deciso di proseguire la cooperazione a livello di ministeri della Difesa e di Servizi segreti dei due Paesi, gli stessi che fino a poche settimane fa si lanciavano accuse a vicenda sui traffici petroliferi della Turchia con lo Stato Islamico o sugli eccidi russi in Siria, minacciandosi vicendevolmente guerra. Addirittura, Mosca e Ankara collaboreranno per fornire aiuto umanitario in Siria, cosa abbastanza complicata, visto che gli alleati della Turchia sono le milizie bombardate dai russi e che l’alleato di Mosca è il regime di Bashir al Assad che Erdogan aveva giurato di abbattere, magari con l’aiuto dei tagliagole di Al Nusra e del Daesh.

Ma, anche se la guerra in Siria continua come prima e peggio di prima, il clima è cambiato e così in un’intervista all’agenzia internazionale russa Sputnik,  Faruk Loğoğlu, ex-vice ministro degli esteri turco e Süleyman Şensoy, presidente del centro di ricerche strategiche, sottolineano l’importanza del gasdotto per la Turchia e del ruolo che avrà questi hub energetico sulla scena internazionale. Per Loğoğlu «questo progetto è importante per la Turchia dal punto di vista de suoi crescenti bisogni di risorse energetiche. In più, grazie a questo progetto, la Turchia avrà un ruolo di hub energetico regionale, attraverso il quale il gas russo arriverà sui mercati internazionali».

Un ruolo che soddisfa la smania di potenza di Erdogan, tanto più che «la realizzazione del gasdotto Turkish Stream permetterà alla Turchia di dimostrarsi un partner energetico affidabile e, avendo questo ruolo, di guadagnare fiducia sulle scene regionale e internazionale – dice Loğoğlu  – Perché questo progetto è anche un indice della fiducia che la Russia ha per la Turchia. Dopo la crisi delle relazioni bilaterali, ha un’importanza significativa. Oggi i contatti russo-turchi sono in pieno sviluppo».

Şensoy è convinto che questa volta la costruzione del  Turkish Stream avverrà senza nessun problema: «Non molto tempo fa, le autorità turche hanno approvato diversi documenti tecnici che riguardano il progetto e hanno fornito le autorizzazioni necessarie. Penso che il progetto del gasdotto Turkish Stream avrà successo».

Putin ha colto l’occasione del World energy congress per dare anche un colpo all’Arabia Saudita, annunciando la posizione russa sul prezzo del petrolio: «Crediamo che il congelamento o addirittura la riduzione della produzione di petrolio sia l’unico modo per mantenere la sostenibilità del settore energetico» e per questo «la Russia è pronta a collaborare agli sforzi di altri Paesi produttori». A fine settembre è stato l’Opec a trovare l’accordo per limitare la produzione a 32,5 milioni di barili». Parole che hanno fatto salire il barile di petrolio sopra i 50 dollari, seguite però solo poche ore dopo da una retromarcia da parte di Igor Sechin, amministratore delegato della compagnia petrolifera statale Rosneft. Sul barile si gioca ancora a carte coperte.