Petrolio in Adriatico, gli ambientalisti di 5 Paesi contro le mezze verità sulle trivelle

«In Croazia per contrastare le proteste si sostiene che in Italia si autorizzano progetti senza problemi». Qui vale la stessa retorica, al contrario

[28 Ottobre 2015]

Tre giorni per fare fronte comune contro l’ingresso in Adriatico di nuove trivelle a caccia di petrolio: si chiude oggi a Spalato, in Croazia, il meeting che ha visto riunirsi rappresentanti di organizzazioni e movimenti ambientalisti di Albania, Croazia, Montenegro, Slovenia e Italia che aderiscono al network SOS Adriatico, con l’intento di dare vita a una piattaforma comune per difendere quel «golfo di un mare chiuso, il Mediterraneo, che mostra segnali di depauperamento della qualità ambientale e che non può sopportare – sono le parole di Zoran Tomic, alla guida di Greenpeace Croazia – ulteriori stress di natura antropica».

Uno degli elementi più importanti emersi a Spalato riguarda il modus operandi di governi e imprese petrolifere, accusate di «fuorviare l’opinione pubblica nei diversi paesi che si affacciano sull’Adriatico. Le minacce che incombono sull’Adriatico travalicano i confini nazionali e devono essere affrontati su scala internazionale. È paradossale – ha sottolineato dichiarato Mosor Prvan dell’associazione Sunce di Spalato – che alcuni politici croati, per contrastare le proteste, sostengono che in Italia si autorizzano progetti senza problemi, mentre in Italia, con il medesimo intento, si porta ad esempio proprio la Croazia e il suo piano di rilascio di permessi». Anche Natasa Kovacevic, dell’associazione montenegrina Green Home, sostiene la stessa tesi: «Il processo di esplorazione e di sfruttamento dell’Adriatico sta procedendo in maniera analoga in tutti i paesi, con mancanza di trasparenza da parte delle autorità».

Le cose però paiono in rapido mutamento. Da un sondaggio condotto dall’agenzia Ipsos Puls a ottobre 2015 su un campione di 1.000 persone selezionate in tutta la Croazia, è emerso che oggi il 49,4% del campione è contrario allo sfruttamento del petrolio in Adriatico, il 37.9% è a favore, mentre il 12.7% non sa; solo un anno fa le percentuali risultavano invertite. «In questo anno – ha spiegato Tomic – il movimento ha informato i cittadini con eventi e manifestazioni».

«Durante il meeting – hanno concluso i referenti delle associazioni e dei comitati italiani che hanno partecipato all’incontro – c’è stata molta attenzione a quanto sta accadendo in Italia. I nostri colleghi ci hanno chiesto chiarimenti sulle molteplici iniziative di contrasto istituzionale portate avanti da diverse regioni e dagli enti locali. Il confronto è stato proficuo perché sono state poste le basi per numerose azioni comuni da realizzare nei prossimi mesi, come iniziative verso la Commissione europea per la mancanza della valutazione dell’effetto cumulo e della Valutazione di impatto ambientale transfrontaliero sui singoli progetti petroliferi approvati dal ministero dell’Ambiente italiano. Infine, ci è stata espressa solidarietà e preoccupazione per la Conferenza dei servizi sul progetto petrolifero Ombrina Mare, convocata dal governo italiano per il 9 novembre. Un singolo incidente potrebbe, infatti, determinare gravissimi danni in tutto l’Adriatico».