Ravenna, blitz di Legambiente all’incontro in difesa delle trivelle

«Appuntamento anacronistico, per il clima e per tutelare i posti di lavoro è necessaria una politica di riconversione del sistema energetico nazionale»

[5 Febbraio 2019]

Stamattina a Ravenna c’è stato un blitz di Legambiente all’incontro pubblico nazionale a sostegno del comparto delle estrazioni organizzato da Michele De Pascale, sindaco e presidente della PD della Provincia di Ravenna, per esprimere la ferma contrarietà verso un incontro, organizzato in uno dei centri dell’industria estrattiva nazionale, al quale  erano stati invitati «tutti coloro che a qualsiasi titolo fanno parte del comparto delle estrazioni, a partecipare ad un incontro pubblico per condividere, coordinare e programmare le azioni da intraprendere a sostegno del settore e dei lavoratori, a seguito dell’approvazione dell’emendamento 11.0.43, inserito nel Ddl semplificazioni, che danneggia gravemente l’intera l’industria upstream».

Legambiente evidenzia che il punto centrale dell’iniziativa è la contrarietà alla moratoria di 18 mesi ad alcune delle attività di estrazione approvata dal governo dopo che il ministro dell’ambiente Costa aveva minacciato di dimettersi se fosse passata la linea pro-trivelle della Lega ex Nord.

Legambiente dice che «I summit è totalmente anacronistico, perché la priorità su cui si deve concentrare la politica è la decarbonizzazione dell’economia, con il taglio dei 16 miliardi di euro di sussidi annuali alle fonti fossili e la riconversione del settore energetico« e ribadisce «la necessità che il governo presenti al più presto un piano energetico nazionale per il clima e l’energia, che definisca un percorso ambizioso e concreto», e sottolinea  l’urgenza che «anche le Regioni e i Comuni interessati dalle attività estrattive si impegnino nella richiesta di un cambio di rotta. La strada da percorrere per tutelare davvero i lavoratori dell’industria oil and gas e dell’indotto è la riconversione del settore nelle fonti rinnovabili».

Secondo Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia Romagna, «Riorganizzare il comparto significa anche andare a vedere quanti soldi vengono regalati alle compagnie che estraggono idrocarburi. Al centro del sistema energetico del nostro Paese vige ancora una dittatura delle fonti fossili da cui è urgentissimo uscire per arrestare i cambiamenti climatici, ma anche per ridurre e combattere l’inquinamento atmosferico e migliorare la qualità di vita dei cittadini. Il governo deve avere il coraggio di imprimere una svolta alla politica energetica nazionale».

Il Cigno Verde fa i conti in tasca alle compagnie petrolifere: «In Emilia Romagna, nel 2017, per una produzione regionale di idrocarburi pari a 18.352 tonnellate di petrolio e 1.819 milioni di Smc di gas, sono stati versati come royalties, tra Regione e Comuni, circa 3,7 milioni di euro. In base alle soglie di esenzione stabilite dalla normativa italiana, quell’anno tutto il petrolio estratto e circa il 62,9% di gas, pari a 1.145 milioni di metri cubi standard sono stati esenti dal pagamento delle royalties da parte delle compagnie petrolifere per un mancato introito stimabile in circa 24.876.493 di euro. Sui 18 Comuni coinvolti dalle attività estrattive, uno soltanto riceve le royalties spettanti. Il 96,7% di quanto estratto tra terra e mare è di ENI, di cui il 61,6% è esente da royalties per un mancato introito per gli enti locali di 16.723.076 di euro».

Legambiente conclude ricordando che «Per ridurre in maniera significativa i gravissimi danni che provoca il cambiamento climatico, non solo nei paesi più poveri e vulnerabili ma anche in Europa, è necessario fermare l’aumento della temperatura del pianeta entro 1.5° C. Secondo le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente, un aumento della temperatura globale di 2° C comporterebbe costi fino a 120 miliardi all’anno e se si raggiungessero 3° C il costo annuo sarebbe addirittura di 200 miliardi».