Russia, dalla scalata alle “rinnovabili” dell’impero sovietico alla nuova spinta sulla geotermia

[11 Settembre 2015]

L’immagine di una Russia superpotenza super-inquinante, dipendente dai combustibili fossili (o nucleari) è così ben consolidato – e con molte ragioni – nell’immaginario collettivo che potrebbe essere una sorpresa scoprire che durante il periodo sovietico era all’avanguardia nel settore delle energie da fonti rinnovabili. Ad esempio, nel 1930, l’URSS è stata la prima nazione al mondo per la costruzione di turbine eoliche utility-scale. Nel 1960, invece, ha aperto un impianto elettrico mare-motrice e ha preso il “comando” nella costruzione di centrali geotermiche. All’epoca operavano in Russia centrali geotermiche per una potenza installata pari a 100 MW con una previsione di sviluppo nell’immediato futuro per ulteriori 55 MW.

Inevitabilmente la caduta dell’impero sovietico ha bloccato la scalata ai primati “rinnovabili” di Mosca, facendo registrare tra il 1991 e il 2014 addirittura un calo della produzione elettrica pari a 1/3. Sia durante la presidenza Eltsin che durante i primi due mandati di Vladimir Putin, la stringente necessità di risollevare l’economia della “nuova” Russia ha fatto sì che l’impatto dello sfruttamento indiscriminato del carbone, del petrolio e del gas naturale sull’ambiente passasse in secondo piano.

Oggi, dopo un decennio e mezzo di crescita economica ininterrotta, tuttavia, qualcosa all’interno della società russa sta mutando. La Russia, proprio come le altre nazioni BRIC e in via di sviluppo in tutto il mondo, sta vedendo il sorgere di una fiorente classe media che ora si preoccupa per il proprio ambiente. E l’abbassamento dei prezzi degli impianti ad energia rinnovabile ha accelerato questo processo, rendendo queste soluzioni appetibili per molti consumatori di energia russi.

Ecco quindi che il potenziale geotermoelettrico stimato di circa 2.000 MW e quello di 3.000 MW per impianti di teleriscaldamento, costituiscono una grande per opportunità il Paese. Un potenziale che -considerato che ad oggi nella Federazione risultano attive solo 5 centrali geotermoelettriche per una potenza di “appena” 82 MW – appare ancora quasi integralmente da sviluppare. L’impianto Pauzhetskaya opera dal 1966 ed è quindi una delle centrali più antiche ad oggi ancora operative. Ci sono poi altri due impianti costruiti nella penisola di Kamchatka, nel 1999 e nel 2002 rispettivamente. Infine, ci sono due piccoli impianti aggiuntivi installati nelle isole di Kunashir e Iturup nel 2007.

Durante il Congresso mondiale della geotermia 2015, V. K. Povarov Svalova ha presentato una memoria relativa allo stato dell’arte e al potenziale geotermico attuale della Russia, come riportato da un portale di settore . «La maggior parte del paese è stato ben studiato. È stato determinato che molte regioni hanno riserve di temperatura dei fluidi geotermici da 50 °C a 200 °C ad una profondità compresa tra 200 e 3000 m. Queste aree si trovano nella parte europea della Russia: regione centrale; Caucaso settentrionale; Daghestan; Siberia: l’area di rottura di Baikal, nella regione di Krasnoyarsk, Chukotka, Sakhalin. Penisola di Kamchatka e le isole Curili sono quelle con le risorse più ricche con un potenziale di produzione di fino a 2.000 MW di energia elettrica e più di 3.000 MW di calore potenziale per il sistema di teleriscaldamento».

Ovviamente l’utilizzo delle risorse geotermiche in Russia è particolarmente importante quando si tratta di riscaldamento, in particolare nei territori settentrionali del paese. In Russia, oltre il 45% delle risorse energetiche complessive sono utilizzate per la fornitura di calore di città, gli insediamenti e complessi industriali. La geotermia potrebbe far abbassare questa percentuale fino al 15%, qualora il potenziale russo fosse adeguatamente sviluppato.

Al momento sono già stati predisposti alcuni progetti relativi ad alcune aree specifiche: regione di Krasnodar (apporto di calore per la città di Labinsk e alla città di Rozoviy), la regione di Kaliningrad e Kamchatka (fornitura di calore a Yelizovo e la costruzione di una centrale a potenza binaria in Pauzhetsky da 2,5 MW e l’estensione di GeoPP Mutnovsky (50 MW) esistente che potrebbe riutilizzare il vapore secondario per la produzione fino a 12 MW di energia elettrica.