Trasporti marittimi: all’Imo accordo storico sul clima

Usa, Arabia Saudita e Brasile isolati: gli altri Paesi dicono sì alla riduzione delle emissioni dello shipping entro il 2050

[16 Aprile 2018]

Il 72esimo Marine environment protection committee (Mepc) dell’United Nations International maritime organization (Imo) conclusosi a Lonfdra ha ottenuto un risultato storico: l’adozione di una strategia iniziale per la riduzione delle emissioni dei gas serra prodotti dalle navi, «stabilendo una vision per ridurre le emissioni di gas serra provenienti dalla navigazione internazionale e eliminarle il prima possibile questo secolo – si legge nel comunicato finale – La vision conferma l’impegno di Imo  a ridurre le emissioni di gas serra dello shipping internazionale e, con urgenza, a eliminarle gradualmente il prima possibile».

Più specificamente, nell’ambito dei “livelli di ambizione” identificati, la strategia iniziale prevede per la prima volta «una riduzione delle emissioni totali di gas serra prodotte dalla navigazione internazionale che, a suo avviso, dovrebbe raggiungere il più presto possibile e ridurre le emissioni totali di gas serra annue a almeno il 50% entro il 2050 rispetto al 2008, mentre, allo stesso tempo, perseguono gli sforzi per eliminarli completamente». La strategia include un riferimento specifico a «un percorso di riduzione delle emissioni di CO2 coerente con gli obiettivi per le temperature dell’accordo di Parigi».

Al Mepc di Londra hanno partecipato oltre 100 Stati membri dell’Imo e non sono mancati i tentativi di annacquare la strategia iniziale che «rappresenta un quadro per gli Stati membri che definisce la visione futura per il trasporto marittimo internazionale, i livelli di ambizione per ridurre le emissioni di gas serra e i principi guida e include ulteriori misure a breve, medio e lungo termine con possibili scadenze e il loro impatto sugli Stati. La strategia identifica anche gli ostacoli e le misure di supporto, compresi il rafforzamento delle capacità, la cooperazione tecnica e la ricerca e lo sviluppo (R & S)».

Soddisfatto il segretario generale dell’Imo Kitack Lim che ha detto che «L’adozione della strategia è stata un’altra dimostrazione di successo del famoso spirito di cooperazione dell’Imo e consentirà di dare solide fondamenta alle future attività dell’Imo sul cambiamento climatico». Poi, rivolto ai delegati, Lim ha aggiunto: «Vi incoraggio a continuare il vostro lavoro attraverso la Strategia Iniziale sui gas serra di nuova adozione, concepita come una piattaforma per azioni future. Faccio affidamento sulla vostra capacità di proseguire incessantemente i vostri  sforzi e sviluppare ulteriori azioni che presto contribuiranno a ridurre le emissioni di gas serra dalle navi».

La strategia prevede che «L’Imo continua a impegnarsi a ridurre le emissioni di gas serra prodotte dallo shipping internazionale e, con urgenza, intende eliminarle quanto prima in questo secolo».

La strategia iniziale identifica i livelli di ambizione per il trasporto marittimo internazionale, facendo notare che «L’innovazione tecnologica e l’introduzione a livello globale di carburanti e/o fonti energetiche alternativi per lo shipping internazionale saranno parte integrante per raggiungere l’ambizione generale». Le future  revisioni dovrebbero tenere conto delle stime di emissione aggiornate, delle opzioni di riduzione delle emissioni per la navigazione internazionale e dei rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc).

Gli obiettivi che si pone la strategia iniziale sono tre: 1 Intensità del carbonio delle navi da diminuire attraverso l’implementazione di ulteriori fasi dell’energy efficiency design index (Eedi) per le nuove navi, da rivedere con l’obiettivo di rafforzare i requisiti di progettazione dell’efficienza energetica per le navi con il miglioramento in percentuale per ogni fase da determinare per ciascun tipo di nave, a seconda dei casi; .2 Intensità di carbonio dello shipping internazionale da diminuire riducendo le emissioni di CO2 per i lavori lavoro di trasporto, come media per lo shipping internazionale, di almeno il 40% entro il 2030, proseguendo gli sforzi verso il 70% entro il 2050, rispetto al 2008; .3 Emissioni di gas serra dallo shipping internazionale verso il picco e il declino: ridurre al massimo le emissioni di gas serra prodotte dallo shipping internazionale e ridurre le emissioni totali di gas serra annue di almeno il 50% entro il 2050 rispetto al 2008, proseguendo nel contempo gli sforzi per eliminarle progressivamente, come richiesto dalla Vision, come punto su un percorso di riduzione delle emissioni CO2 coerente con gli obiettivi per le  temperature dell’accordo di Parigi.

I delegati hanno convenuto di proseguire gli sforzi per eliminare progressivamente le emissioni tenendo conto degli obiettivi dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, il cui obiettivo principale è limitare l’aumento della temperatura media globale a ben meno di 2 gradi Celsius e il più vicino possibile a 1,5° C rispetto al livello preindustriale.

Dopo l’adozione della decisione, la segretaria esecutiva dell’ United Nations framework convention on climate change, Patricia Espinosa, ha sottolineato che «La decisione di dimezzare le emissioni di gas serra dal trasporto marittimo internazionale entro il 2050 è una pietra miliare importante per affrontare i cambiamenti climatici. Accelererà l’inevitabile decarbonizzazione dello shipping globale, di cui tutti abbiamo bisogno per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Chiedo a tutte le nazioni di basarsi su questo risultato e di utilizzare il meccanismo di revisione sancito nella strategia per aumentare il livello di ambizione nel 2023, quando la strategia sarà rivista alla luce della nuova scienza e delle soluzioni disponibili. L’indicazione della bussola climatica è ora chiara: un futuro a basse emissioni di carbonio e resiliente è l’unica via per la sostenibilità del trasporto marittimo».

Una decisione alla quale si sono opposti Usa, Arabia Saudita, Brasile e pochi altri Paesi, Il capo della delegazione statunitense, Jeffrey Lantz, ha esposto i termini dell’opposizione Usa: «In questo momento non sosteniamo la creazione di un obiettivo di riduzione assoluta. Inoltre, notiamo che il raggiungimento di significative riduzioni delle emissioni, nel settore marittimo internazionale, dipenderebbe dall’innovazione tecnologica e da ulteriori miglioramenti dell’efficienza energetica». Poi ha ribadito la volontà del presidente Donald Trump di ritirare gli Usa dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e ha criticato l’Imo per il modo in cui ha gestito il Mepc, descrivendolo come «inaccettabile e non adatto a questa stimata organizzazione».

Ma una netta maggioranza della conferenza era favorevole ad agire e l’Unione Europea, compresa la Gran Bretagna, e i piccoli Sati insulari hanno spinto per un taglio del 70 – 100%. Quindi l’accordo per una riduzione del 50% è un compromesso che alcuni sostengono sia irrealistico mentre per altri è a portata di mano ma non ancora sufficiente. Il ministro delle shipping britannico, Nusrat Ghani, ha definito l’accordo «Un momento spartiacque, con l’industria che dimostra di voler fare la sua parte per proteggere il pianeta».

Si tratta comunque di un forte segnale inviato agli armatori sulla necessità di una rapida innovazione. Le navi potrebbero dover operare più lentamente per bruciare meno carburante. I nuovi progetti prevederanno navi più snelle e motori dovranno essere più puliti, magari alimentati a idrogeno o a batterie, o anche dal vento.

Lim ha concluso: «Questa strategia iniziale non è un’affermazione finale, ma un punto di partenza fondamentale».