I tre campioni italiani del biogas premiati a Bioenergy Italy 2016

Premio Best Practices 2016 a Caraverde Energia, A.R.T.E. e Agrobioenergia

[21 Aprile 2016]

Alla conferenza “Bioenergie e Biometano – l’evoluzione degli impianti esistenti: da centrali elettriche a bioraffinerie” che si tiene a Bioenergy Italy 2016 a Cremona s discute del fatto che «Per molte aziende è giunto il momento di aggiornare gli impianti dopo diversi anni di funzionamento. La necessità di nuovi investimenti è l’occasione per un salto di qualità verso la produzione di metano, fertilizzanti e CO2 per usi industriali. Verranno affrontati i criteri di economicità e sostenibilità di questa transizione» ma è anche l’occasione per assegnare il premio Premio Best Practices, promosso da CremonaFiere, Legambiente e DLG International a tre eccellenze italiane del biogas.

La presidente di Legambiente Rossella Muroni, ha sottolineato che «Oggi in Italia gli impianti a biogas garantiscono il 7% dei consumi elettrici. Ma il potenziale per il biometano per sostituire nei diversi usi il gas tradizionale, se potesse essere immesso nella rete Snam (cosa oggi inattuabile per assurdi blocchi corporativi) è di oltre 8miliardi di metri cubi. Ossia il 13% del fabbisogno nazionale e oltre quattro volte la quantità di gas estratta nelle piattaforme entro le 12 miglia oggetto del recente referendum. Confrontando i dati sulle estrazioni di gas nei mari italiani con il potenziale di sviluppo del biometano calcolato dal Cib (Consorzio italiano biogas), si comprendono i grandi vantaggi che l’Italia trarrebbe da questa scelta: si potrebbero, infatti, realizzare impianti per produrre biogas e biometano distribuiti in tutto il Paese, con vantaggi rilevanti nei territori sia in termini economici che occupazionali, che di risoluzione dei problemi di smaltimento dei rifiuti».

Antonio Piva, presidente di CremonaFiere, ha detto che «L’obiettivo del premio BioEnergy Best Practices è quello di fornire nuovi spunti, conoscere nuovi progetti, promuovere nuove idee e agevolare progetti vantaggiosi per incentivare il business di questo settore. Il premio è la testimonianza di come le imprese possano muoversi verso l’innovazione per raggiungere l’eccellenza. Premiando i casi di successo si stimola la creazione di una rete di innovatori in grado di giocare un ruolo attivo nella bioeconomia. Abbiamo organizzato questo concorso nell’ambito dei tre saloni BioEnergy Italy, Food Waste Management Conference e Green Chemistry Conference and Exhibition, durante i quali vengono presentate e approfondite le opportunità e i trend di un settore in espansione anche per l’industria alimentare e l’agricoltura».

Il primo premio è andato a Caraverde Energia di Caravaggio (BG) con la seguente motivazione: «Soluzione consortile per la valorizzazione dei reflui zootecnici e per il rispetto della direttiva nitrati; – Trasferimento dei liquami tramite condotte interrate; estrazione e valorizzazione dell’azoto ammoniacale tramite trattamenti fisico-chimici; Forte attività di divulgazione e cooperazione con strutture scientifiche. L’impianto mette in rete 9 allevamenti, 5 di bovini e 4 di suini, grazie ad un sistema composto da 22 km di condotte interrate che consentono di trasferire i liquami all’impianto e di far  ritornare il fertilizzante naturale direttamente alle aziende agricole. Il progetto Caraverde Energia, realizzato da uno studio di agronomi di Crema, Agriter, è stato selezionato dal Comitato Scientifico Internazionale di Expo tra le “migliori pratiche” relative alla gestione»

La filiera di approvvigionamento di Caraverde Energia si basa sui reflui di 25.000 suini da ingrasso e 1.800 bovini da latte, per un totale di oltre 100.000 m³/anno, integrate con 9.000 tonnellate di sottoprodotti. Origine 92% autoproduzione, 8% sottoprodotti reperiti in ambito locale.

Si tratta di un impianto da  999 kWe – 2.462 kWt con un rendimento di 6.713 MWhe e 4.200 MWht. Il calore prodotto viene utilizzato per preriscaldare i reflui zootecnci in ingresso al digestore, per riscaldare i digestori dell’impianto e per riscaldare i reflui in entrata all’impianto per l’abbattimento dell’azoto, allo scopo di aumentare l’efficienza del trattamento. I trattamenti fisici sequenziali del digestato e la successiva fase chimica di strippaggio dell’azoto ammoniacale ha consentito una notevole riduzione del carico di nitrati sul territorio e la valorizzazione della frazione ammoniacale come fertilizzante. L’bbattimento degli odori e del traffico veicolare in entrata e in uscita avviene grazie alla rete di rapporti con la comunità territoriale L’intervento ha coinvolto 9 aziende del comprensorio ed è stato promosso dal programma straordinario della Regione Lombardia per l’attuazione della direttiva nitrati e finanziato da tre banche di Credito Cooperativo del Cremasco e del  Bergamasco insieme ad ICCREA Banca Impresa, l’istituto centrale delle BCC.

Il secondo premio è andato ad A.R.T.E. di Cerignola (FG) per «Utilizzo di materie prime innovative;  Essiccazione del digestato e passaggio al metodo biologico grazie al suo impiego; Aumento certificato della sostanza organica in terreni a forte salinità; Masseria didattica e cooperazione con strutture scientifiche. In 8 anni di vita l’impianto pugliese è passato da un uso esclusivo di colture dedicate cerealicole a una varietà crescente di materie prime e di sottoprodotti, grazie alla scelta aziendale di diversificare notevolmente le colture (anche leguminose e oleaginose, canapa compresa), di passare al biologico e di trasformare direttamente in azienda vari prodotti (es. paste da Senatore Cappelli). Le tecniche di semina su sodo unite all’uso agronomico del digestato hanno consentito di restituire sostanza organica a terreni fortemente salinizzati per la vicinanza alle saline di Margherita di Savoia».

La materia prima proviene da paglie di cereali, leguminose e oleaginose – sottoprodotti della lavorazione di

paste, cereali perlati, leguminose e oleaginose decorticate in azienda – sanse bifasiche e vinacce – favino e altre colture autunno-invernali (70 ha) – sorgo (30 ha) – ‘tifa’ (pianta spontanea del Gargano che ostacola la nidificazione degli uccelli migratori). Il 70% è autoproduzione, il 20% filiera locale, il 10% filiera tracciata.

E’ un Impianto di 625 kWe – 900 kWt con un rendimento 4.790 MWhe e 3.260 MWht. Il calore prodotto, oltre a riscaldare i digestori, è utilizzato per alimentare l’essiccatoio e riscaldare gli uffici aziendali. Anche l’energia elettrica autoprodotta viene in parte utilizzata per alimentare tutte le lavorazioni aziendali e l’impianto. Il digestato viene in parte essiccato e ha sostituito completamente l’utilizzo di concimi chimici sui terreni aziendali, già certificati biologici dal giugno 2015. Le analisi di laboratori confermano un aumento di carbonio organico nei terreni da 1,18 a 1,27% in 7 anni.

Terzo premio per Agrobioenergia di Medicina (BO). Cco la motivazione: «Forte evoluzione della dieta di alimentazione del digestore; Uso rilevante del calore per impieghi civili e aziendali; L’azienda agricola cooperativa Agrobioenergia raduna più di una ventina di coltivatori del  territorio comunale di Medicina, teatro negli anni passati di forti polemiche sulla proliferazioni eccessiva di impianti a biogas alimentati con colture dedicate provenienti anche da territori lontani. Negli ultimi 3 anni le matrici in ingresso all’impianto si sono notevolmente diversificate verso l’impiego di sottoprodotti e scarti delle produzioni agroalimentari con riflessi importanti anche nelle produzioni aziendali».

La filiera di approvvigionamento ha avuto una forte evoluzione tra il 2013 e il 2015: colture dedicate (mais e sorgo) dall’80% del 2013 al 50% del 2015; scarti di lavorazione patate e cipolle dal 4% al 30%; letame da 0% al 10%; scarti lavorazione cereali da 0% al 10%. Il nuovo piano di alimentazione prevede la possibilità di di impiegare in codigestione anche gli effluenti provenienti da una stalla di uno dei soci dell’azienda agricola cooperativa. Il 50% proviene daautoproduzione e il 50% filiera locale.

Impianto di 999 kWe – 999 kWt con un rendimento 7.500 MWhe e 5.000 MWht. Oltre a riscaldare i digestori, 10% riscaldamento uffici aziendali, 10% riscaldamento 2 civili abitazioni, 30% essiccazione prodotti agricoli.  Il digestato è utilizzato come ammendante nei terreni dell’azienda agricola e in quelli utilizzati per la produzione di biomassa.

«Le aziende premiate – ha detto il responsabile agricoltura di Legambiente Beppe Croce dimostrano che oggi il mondo agricolo può produrre energia e concimi per sé e per il territorio dagli scarti delle sue lavorazioni, evitando che diventino un rifiuto inquinante e riducendo drasticamente l’uso della petrolchimica in agricoltura»

Piero Gattoni, presidente del CIB, Consorzio Italiano Biogas, conclude: «Questo riconoscimento dimostra quanto la corretta integrazione della filiera del biogas in agricoltura porti benefici all’azienda e all’ambiente. I sottoprodotti agricoli, che spesso rappresentano un costo e a volte un problema per l’azienda, possono essere trasformati, secondo la corretta gestione del modello del Biogasfattobene®, in energia rinnovabile con benefici per la qualità dell’aria, con l’abbattimento delle emissioni tipiche dell’attività agricola e zootecnica, e per il suolo, con la restituzione di fertilità al terreno tramite il digestato. Tali benefici inevitabilmente si riversano anche nei territori e nelle comunità. La direzione intrapresa è quella giusta e questi riconoscimenti a esperienze concrete ci spronano a continuare con maggiore motivazione».