Papa Francesco: «L’uso e anche il possesso delle armi nucleari è immorale»

Via libera del governo alla “Fase 2” dell’acquisto dei caccia F-35

Campagna “Taglia le ali alle armi”: «E’ gravissimo. 3,5 miliardi bruciati per caccia d'attacco»

[29 Novembre 2019]

Ieri, a pochi giorni dal voto alla Camera sulle mozioni relative al Programma Joint Strike Fighter, il ministro della difesa Lorenzo Guerini ha annunciato alle Commissioni parlamentari il passaggio alla ‘Fase 2’ pluriennale del programma di acquisto dei caccia F-35 dagli Usa. : Sbilanciamoci!, Rete della Pace e Rete Disarmo, che da anni hanno lanciato la Campagna “Taglia le ali alle armi”, sottolineano che si tratta di «Un impegno che comporterà nei prossimi anni l’acquisto di 27 caccia (oltre 3,5 miliardi di euro di spesa previsti, con un costo medio per aereo di 130 milioni) nonostante gli stessi Stati Uniti abbiano rimandato di un anno la conferma definitiva della fase di produzione “full-rate”. Una decisione che appare come una presa in giro sia per gli italiani, considerata l’attuale congiuntura economica problematica, sia per lo stesso Parlamento che aveva chiesto con il voto alla Camera di valutare le nuovi fasi del programma. Cosa ovviamente impossibile in soli dieci giorni: si rende dunque evidente che la decisione di sprecare fondi per un caccia con capacità nucleare era già stata presa dal Governo Conte prima ancora del dibattito parlamentare. Una decisione “più veloce” dello stesso aereo (e soprattutto del percorso lungo, accidentato e pieno di problemi di realizzazione del programma JSF)».
Per la coalizione Sbilanciamoci! e i pacifisti «Sembra quasi che il Governo più che dare ascolto e seguito alla Mozione di Maggioranza proposta e votata dal Movimento 5 Stelle, dal Partito Democratico, da Italia Viva e da Liberi e Uguali abbia voluto soddisfare le richieste di Lega e Fratelli d’Italia, che domandavano un impegno immediato e completo a favore dei cacciabombardieri».
Infatti, il 18 novembre i deputati della Lega Salvini Premier avevano presentato una mozione, sottoscritta poi anche da esponenti di Forza Italia, apertamente a favore del programma di acquisto dei cacciabombardieri F-35, gli aerei militari più costosi della storia e che hanno sperimentato, nel corso degli ormai due decenni di vita del programma, numerosi inconvenienti tecnici e problematiche anche di natura finanziaria e gestionale. Secondo il testo presentato dalla Lega il Governo dovrebbe non solo «esprimere un univoco orientamento alla conferma della commessa» e «definire contestualmente in tempi rapidi gli acquisti del velivolo programmati per il prossimo triennio» ma addirittura «esplorare, contestualmente, la possibilità di allargare ulteriormente gli ambiti di cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa» fra Italia e Stati Uniti. Alla faccia del sovranismo, verrebbe da dire…
Ma il 19 novembre la Campagna “Taglia le ali alle armi” aveva espresso grande delusione per il dibattito alla Camera sulle mozioni parlamentari sul nuovo acquisto degli F-35. «La Mozione della maggioranza (presentata da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle) non chiede il taglio o la sospensione del programma, ma impegna il Governo solo “a valutare le future fasi del programma tenendo conto dei mutamenti del contesto geopolitico, delle nuove tecnologie che si stanno affacciando, dei costi che si profilano, degli impegni internazionali assunti dall’Italia, delle esigenze di contenimento della spesa pubblica, della tutela e delle opportunità dell’industria italiana del comparto difesa e dell’occupazione, al fine dell’accrescimento del know-how nazionale, dell’accesso alla tecnologia straniera e delle risorse disponibili”. A nostro parere si tratta di un testo di Mozione generico e senza coraggio, che non prende alcuna posizione su una questione così importante e dall’impatto rilevante sui fondi pubblici e sulla spesa militare, ma che in questo modo nella pratica avvalora la continuazione del Programma secondo i piani già stabiliti. Rinnoviamo invece la nostra piena contrarietà rispetto alle Mozioni presentate dalle minoranze (in particolare da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) che chiedevano una conferma ed addirittura una accelerazione degli acquisti dei caccia con capacità nucleare. Siamo delusi in particolare dal Movimento 5 Stelle, che nella scorsa Legislatura aveva chiesto con forza lo stop complessivo del programma JSF, e dal Partito Democratico che sempre nella scorsa Legislatura aveva quantomeno chiesto il dimezzamento della spesa». Un cambiamento di opinione confermato ieri da Guerini,
“Taglia le ali alle armi” continuerà a chiedere lo la cancellazione definitiva della partecipazione italiana al programma F-35, un inutile spreco di risorse: «Ricordiamo come l’Italia abbia già sottoscritto contratti per almeno 28 velivoli spendendo fino ad ora una cifra di almeno 5 miliardi di euro (comprese le fasi iniziali di sviluppo). Se il profilo di acquisizione dovesse essere confermato saranno ancora almeno 9 i miliardi di euro da spendere, che diventeranno almeno 50 complessivamente lungo tutto il ciclo di vita del programma. Nonostante i recenti annunci soddisfatti di Lockheed Martin (la capo-commessa del progetto) in direzione opposta, i costi per singolo velivolo (in leggera discesa perché il Pentagono sta volontariamente comprando più aerei) continuano a rimanere molto alti se si considerano anche retrofit e completamento di tutte le parti. E lo stesso Pentagono ha dovuto confermare in questi giorni i numerosi problemi tecnici che mantengono bassissima l’affidabilità della flotta. Tanto è vero che è stata posticipata di un anno (ulteriore ritardo rispetto a tutti i programmi iniziali) la firma dei contratti di produzione definitiva full-rate».
Per Sbilanciamoci, Rete della Pace e rete Italiana per il Disarmo, quella confermata da guerini è una «decisione grave – e con ogni probabilità difficilmente cancellabile, anche se chiederemo la massima trasparenza sui dettagli contrattuali – che porta l’Italia a bruciare ancora miliardi per un programma di armamento pieno di problemi e dalla chiara vocazione offensiva. Al posto di concentrare risorse per il rilancio dell’economia, del lavoro, della protezione dell’ambiente».
Dopo la discussione delle n mozioni alla Camera, Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!, aveva commentato: «Gli F-35 non servono a difendere il Paese e non servono per le cosiddette missioni di pace, ma sono utili solo ad aumentare gli affari dell’industria militare e, in caso, ad essere usati per azioni d’attacco e di guerra. Ripetiamo ancora una volta che quelli per il programma JSF sono soldi buttati che invece potrebbero essere usati ad esempio per risanare il territorio lottando contro il dissesto idrogeologico o mettere in sicurezza le scuole: l’Italia non ha alcun bisogno di spendere decine di miliardi per le armi, ma dovrebbe invece impiegare tali fondi per il lavoro, gli ospedali, l’ambiente. Per tutti questi motivi la nostra Campagna (promossa e rilanciata da Rete della Pace, Sbilanciamoci, Rete Italiana per il Disarmo) fa appello a tutti i Parlamentari affinché presentino Mozioni che chiedano la cancellazione della partecipazione italiana al Programma F-35 o quanto meno il rispetto, mai avvenuto, della precedente mozione parlamentare del 2014 che ne chiedeva il dimezzamento del budget».
Sergio Bassoli, della Segreteria di Rete della Pace, ha aggiunto: «Chiediamo al Parlamento di dare al Paese un segnale di responsabilità, aprendo gli occhi sulle emergenze e sulle priorità che sono la difesa del territorio, gli investimenti per lo sviluppo sostenibile, per la ricerca, per la per produzione e l’occupazione, pulita, stabile e civile. Dobbiamo terminare questi investimenti nell’economia di guerra. Chiediamo al Parlamento ed al Governo di approfittare di questa occasione per mettere fine a questa ennesima spesa, assurda ed insensata. Le competenze, le professionalità, le infrastrutture impiegate nel programma dei caccia-bombardieri, debbono essere riconvertite e diventare patrimonio di un programma di difesa civile, del territorio e della collettività».
Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo, conclude: «Sarebbe una follia continuare a rimanere testardamente agganciati ad un programma così problematico e costoso. Senza dimenticare un elemento che pochi ricordano: alcuni F-35 destinati all’Italia sono previsti con capacità nucleare per poter trasportare e sganciare le testate presenti a Ghedi (le B61 in rinnovamento) nell’ambito dei programmi di nuclear sharing. Davvero l’Italia vuole basare la propria sicurezza sulla minaccia d’uso di ordigni genocidi ed inumani? Ricordiamo che, secondo un sondaggio dell’aprile 2019, il 66% degli italiani si è detto contrario a dotare aerei militari della nostra Difesa di capacità nucleare».
Evidentemente i nostri cattolicissimi (a parole) parlamentari se ne fregano anche di quanto detto da Papa Francesco nel suo recente viaggio in Giappone, dove ha ribadito che «L’uso delle armi nucleari è immorale, per questo deve andare nel Catechismo della Chiesa Cattolica, e non solo l’uso, anche il possesso, perché un incidente, o la pazzia di qualche governante, la pazzia di uno può distruggere l’umanità. Pensiamo a quel detto di Einstein: “La quarta guerra mondiale sarà combattuta con bastoni e pietre”».
Shinichi Kawarada dell’Asahi Shimbum a chiesto a Papa Bergoglio: «Il Giappone è un Paese che gode della protezione nucleare degli USA, ed è anche produttore di energia nucleare, cosa che comporta un grande rischio come è successo a Fukushima. Come può il Giappone contribuire alla pace mondiale? Dovrebbero essere spente le centrali nucleari?» e Papa Francesco ne ha approfittato per fare un discorso più ampio su nucleare e ambiente che stride fortemente con la decisione del governo italiano di portare avanti programmi di armamento come quello del gli F35 e che invece ha forti consonanze con le argomentazioni della Campagna “Taglia le ali alle armi”: «Torno sul possesso di industrie nucleari. Sempre può accadere un incidente, il triplice disastro (il terremoto, lo tsunami e il disastro nucleare della centrale di Fukushima nel 2011, ndr), voi l’avete sperimentato. Il nucleare è il limite, le armi lasciamole perché quella è distruzione. L’uso del nucleare è molto al limite perché ancora non abbiamo raggiunto una sicurezza totale. Tu potresti dirmi che anche con l’elettricità si può fare un disastro per una insicurezza, ma sarebbe un disastrino piccolo. Il disastro di una centrale nucleare sarà un disastro grande. E ancora non è stata elaborata la sicurezza. È un’opinione personale, io non userei l’energia nucleare finché non ci sarà una totale sicurezza sul suo utilizzo. Alcuni dicono che è un rischio per la custodia del creato e che l’energia nucleare deve fermarsi. Io mi fermo sulla sicurezza. Non c’è la sicurezza per garantire che non avvenga un disastro. Sì, uno ogni dieci anni nel mondo. Poi c’è il creato, il disastro della potenza nucleare sul creato, sulla persona. C’è stato il disastro in Ucraina (a Chernobyl, nel 1986, ndr). Dobbiamo fare ricerca sulla sicurezza sia per evitare disastri e sia per le conseguenze sull’ambiente, Sull’ambiente credo che siamo andati oltre il limite, nell’agricoltura con i pesticidi, nell’allevamento dei polli con i dottori dicono alle mamme di non dare da mangiare ai bambini quelli di allevamento perché sono allevati con gli ormoni e fanno male alla salute. Tante malattie rare che ci sono oggi per l’uso non buono dell’ambiente. La custodia dell’ambiente è una cosa che o avviene oggi o mai. Ma tornando sull’energia nucleare: costruzione, sicurezza e custodia del creato».