Estinzione: il Bontebok, l’antilope che si è salvata perché non salta (FOTOGALLERY)

[14 Luglio 2015]

Il Botenbok (Damaliscus pygargus dorcas) non è certo un animale molto conosciuto, ma questa grossa antilope è probabilmente il primo mammifero africano salvato dall’estinzione causata dall’uomo e la sua salvaguardia rappresenta uno dei maggiori successi della conservazione delle specie in tutto il mondo.

I bontebok si erano ridotti a soli 17 individui e sembrava condannato all’estinzione, ma oggi, mentre la lista della fauna africana si allunga, questo damalisco è al sicuro.

Matt Miller, di Nature Conservancy, dice che seguendo  i media, «Si ha l’impressione che il bracconaggio della fauna africana sia un fenomeno relativamente recente. Tutti sanno che i rinoceronti e gli elefanti si trovano ad affrontare un momento critico. Per la fauna selvatica del Capo in Sudafrica, quel momento critico è avvenuto secoli fa. I coloni europei sono sbarcati sul Capo di Buona Speranza nel 1650  e gli olandesi ci hanno stabilito una base commerciale nel 1667: l’inizio un’ondata di colonizzazione. Questo ha avuto risultati disastrosi per i popoli indigeni e per la fauna selvatica».

Quando arrivarono i colonizzatori europei, nella regione del  Capo viveva un’abbondante megafauna, compresi gli animali che ci sono d familiari perché li vediamo nei documentari naturalistici:  leoni, elefanti e rinoceronti, ma anche altri mammiferi poco o per niente noti come branchi di milioni di gazzelle springbok, o le zebre quagga, gli gnu i rhebok ed anche i bontebok, considerati una sottospecie di blesbok.

I bontebok però vivono solo nel Western Cape e gli olandesi vedevano in questi ed altri magnifici ungulati solo dei concorrenti per i terreni agricoli e quindi cominciarono a sterminarli indiscriminatamente e senza pietà. Piano piano la regione del Capo ha visto calare drasticamente i suoi animali selvatici e sembrava che il bontebok dovesse seguire la sorte di un altro animale endemico del Capo: l’antilope azzurra (Hippotragus leucophaeus), il primo grande mammifero scomparso in tempi storici (1799) e sterminato nonostante avesse una carne con un sapore sgradevole. Ma l’antilope azzurra, considerata “nociva” venne sterminata così velocemente che ne restano poche osservazioni e un numero ancora minore di esemplari museali.

Una ventina di anni dopo la scomparsa dell’hippotragus leucophaeus, rimaneva solo un branco di bontebok in alcune fattorie del Capo che avvano deciso di salvare questi magnifici animali, ma i contadini dei dintorni li avrebbero più che volentieri eliminati se si fossero avvicinati ai loro campi. .

Il bontebok è stato salvato perché non può saltare come fanno, a volte con balzi record, molte altree antilopi africane come lo springbok (l’animale nazionale del Sudafrica), il kudu e l’impala. Quindi il bontebok non poteva scavalcare nemmeno i bassi recinti per il bestiame costruiti dai coloni boeri nell’’800. «Così, quando il contadino olandese Alexander van der Bijl ha costruito un recinto per racchiudere gli ultimi 17 bontebok nella sua fattoria, i bontebok non sono fuggiti – spiega Miller, –  Mentre quasi tutti gli altri ungulati africani avrebbe semplicemente e rapidamente scavalcato questo semplice recinto, il bontebok non poteva saltare. La capacità di saltare sarebbe stata un salto nell’estinzione.

Ma i pascoli di van der Bijl non erano un habitat ideale e così l’ultimo branco di bontebok sopravvisse a malapena. Nel 1931 i 17 botenbok sopravvissuti vennero  trasferiti nel Bontebok National Park , un’are protetta istuita proprio per salvare  la specie, dove però si riproducevano molto lentamente perché l’habitat non era ancora quello giusto. Negli anni ’60 la metà della popolazione parco morì a causa di infestazioni di vermi, carenza di rame e di altre malattie. Nel  1961, il  Bontebok National Park venne spostato in un’0area più adatta vicino Swellendam, una zona che aveva ancora la vegetazione autoctona conosciuta come fynbos e dove vennero trasferiti 61 bontebok. Da allora la loro popolazione ha cominciato a crescere, raggiungendo alla fine la capacità di carico del piccolo parco nazionale. Quindi diversi esemplari vennero trasferiti in altri parchi nazionali del Capo e in riserve private, dove il bontebok ha prosperato.

Nel 1969 c’erano 800 bontebok ed la popolazione si aggira tra i 2.500 e 3.000 individui, non certo un gran numero, ma la specie sembra salva: uno dei più eclatanti recuperi di un grande mammifero mai avvenuti e realizzato grazie ai parchi nazionali ed ai ranch privati, comprese le riserve di caccia.