Conclusioni del Consiglio sull’approccio dell’Ue agli sfollamenti forzati e allo sviluppo

Interventi strategici urgenti e decisivi per affrontare le situazioni di sfollamento protratto

[31 Maggio 2016]

Nel mondo, oltre 60 milioni di persone — rifugiati e sfollati interni — sono costrette a migrare a causa di conflitti, violenze e violazioni dei diritti umani. Tale fenomeno rappresenta una delle principali fonti di preoccupazione per il Consiglio alla luce della globale crisi migratoria e dei rifugiati che interessa anche l’Europa, cui, a tale riguardo, si aggiungono le sfide dovute ai cambiamenti climatici, alle catastrofi naturali o causate dall’uomo, come pure all’assenza di opportunità di sviluppo e alla mancanza di sicurezza umana. Il Consiglio rammenta che l’86% dei rifugiati a livello mondiale vive in regioni in via di sviluppo e che i paesi meno avanzati (PMA) accolgono il 25% del numero totale dei rifugiati. Il Consiglio ribadisce il proprio impegno a operare in favore di soluzioni pacifiche ai conflitti e di soluzioni durevoli e dignitose per i rifugiati e gli sfollati interni, inclusi i rimpatri volontari sicuri, come pure l’importanza della prevenzione e dello sviluppo di capacità in quanto pilastri della resilienza.

Il Consiglio ricorda le sue conclusioni del 19 luglio 2013 in merito al dialogo ad alto livello del 2013 su migrazione e sviluppo e sul rafforzamento del nesso tra sviluppo e migrazione, nonché le sue conclusioni del dicembre 2014 sulla migrazione nel contesto della cooperazione allo sviluppo dell’UE in cui si chiede “un approccio coerente e coordinato in materia di sviluppo alle questioni attinenti ai rifugiati e agli sfollati interni che garantisca anche risposte appropriate in termini di finanziamento”. Tale richiesta è stata ripetuta anche nella sessione del Consiglio del 26 maggio 2015.

Il Consiglio sottolinea la necessità di interventi strategici urgenti e decisivi per affrontare le situazioni di sfollamento protratto e accoglie pertanto con favore la comunicazione della Commissione dal titolo “Vivere in dignità: dalla dipendenza dagli aiuti all’autonomia. Sfollamenti forzati e sviluppo”.

Il Consiglio riconosce che il fenomeno degli sfollamenti forzati ha gravi ripercussioni non solo sulle persone che ne sono vittime e sulle loro famiglie, bensì anche sui paesi e sulle comunità di accoglienza. Il sistema umanitario da solo non può far fronte ai bisogni crescenti e in evoluzione delle persone sfollate forzatamente e dei paesi e delle comunità che le ospitano, specie dal momento che sempre più crisi tendono a protrarsi. Il fenomeno degli sfollamenti forzati rappresenta una sfida sul piano politico, dei diritti umani, della sicurezza, dello sviluppo dell’economia, ed è accentuato da questioni quali la tratta, il traffico di esseri umani e lo sfruttamento; dovrebbe essere affrontato da una prospettiva basata sulle necessità, sostenuto da un approccio basato sui diritti che comprenda tutti i diritti umani, mediante un sostegno allo sviluppo a lungo termine che, se possibile, coinvolga di norma gli attori dello sviluppo, inclusi quelli locali, sin dalle fasi iniziali e per tutta la durata di una crisi, integrando così l’approccio umanitario in maniera coerente e coordinata, con il supporto del dialogo politico. L’obiettivo dovrebbe essere lavorare a favore di soluzioni sostenibili, sul piano globale e locale, per gli sfollati, affrontando le cause profonde e contrastando il protrarsi degli sfollamenti forzati, migliorare le loro vite e passare dalla dipendenza dagli aiuti all’autonomia. D’altra parte, i paesi e le comunità ospitanti dovrebbero ricevere un sostegno adeguato e costante, massimizzando i benefici che gli sfollati possono apportare. Un rafforzamento del collegamento strategico e operativo tra l’approccio allo sviluppo e quello umanitario dovrebbe mirare a stabilire un quadro di ampi partenariati che migliorino la protezione e creino solide opportunità sociali ed economiche, anche attraverso l’istruzione a tutti i livelli, per le vittime di sfollamento forzato e le rispettive comunità di accoglienza, tenendo conto delle priorità, della situazione finanziaria e dei bisogni dei paesi e delle comunità che ospitano le vittime di sfollamento forzato.

Un approccio agli sfollamenti forzati coerente e basato sullo sviluppo

Il Consiglio accoglie con favore l’approccio e i principi guida, che riconoscono come i rifugiati e gli sfollati interni hanno il potenziale per contribuire e partecipare attivamente all’economia e alla società dei paesi e delle comunità ospitanti, finché non sia possibile il rimpatrio in condizioni di sicurezza. Il Consiglio è del parere che i governi ospitanti dovrebbero essere sostenuti nell’adozione e nell’attuazione di sistemi giuridici e politiche nazionali in linea con le norme internazionali e propizi all’autonomia degli sfollati, tutelando al contempo i loro diritti e la loro dignità umana. L’UE collaborerà con i governi ospitanti e con le autorità locali per la progressiva attuazione di piani e politiche a favore dell’integrazione socioeconomica delle persone sfollate forzatamente, nel quadro di piani di sviluppo locali e nazionali; a tale riguardo l’accesso al mercato del lavoro, all’istruzione e ai servizi riveste un’importanza fondamentale. Questa collaborazione dovrebbe basarsi su partenariati con tutti gli attori dello sviluppo, diaspore comprese. Il coinvolgimento della società civile e del settore privato locali, per esempio attraverso partenariati pubblico-privato, è essenziale per offrire servizi indispensabili e opportunità di occupazione, attività d’impresa e investimento tanto per le vittime di sfollamento forzato quanto per le comunità che le ospitano. Tali sforzi dovrebbero essere sostenuti dalla solidarietà, dalla titolarità a livello locale, dalla sostenibilità e dal rispetto dei diritti umani e essere motivati da dati comprovati di natura economica e sociale relativi a tutte le conseguenze e le implicazioni dell’accoglienza dei rifugiati e degli sfollati interni.

Il Consiglio si impegna, ed invita l’UE e gli Stati membri nonché gli attori internazionali a fare altrettanto, ad includere sistematicamente le persone sfollate forzatamente e le loro comunità di accoglienza nella formulazione, programmazione ed attuazione degli interventi di cooperazione e assistenza internazionali in maniera globale. Gli interventi a sostegno di soluzioni sostenibili devono essere contestualizzati ed affrontare le esigenze e vulnerabilità specifiche delle persone sfollate forzatamente, al di là dello status giuridico. Il coinvolgimento tempestivo e lo stretto coordinamento degli attori politici e dello sviluppo all’inizio di una crisi dovrebbe essere la regola, ad integrazione e sviluppo degli interventi di emergenza e di ricostruzione rapida prodigati dagli attori umanitari, nel pieno rispetto del diritto internazionale umanitario, del diritto dei rifugiati e del diritto internazionale dei diritti umani. Questo approccio è in linea con l’impegno a “non lasciare indietro nessuno”, sancito nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile mediante il coinvolgimento delle persone più vulnerabili, compresi i rifugiati e gli sfollati interni. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata alle donne, ai giovani e ai bambini, nonché alle categorie vulnerabili, compresi i disabili. A tal riguardo e nell’ambito di una prospettiva a lungo termine l’istruzione è di fondamentale importanza.

Il Consiglio riconosce che prove concrete e valutazioni condivise della situazione umanitaria e di sviluppo, dati affidabili e un’analisi globale dei flussi di rifugiati e di migranti, includendo gli impatti sulle comunità di accoglienza, sono fondamentali per elaborare politiche basate su dati di fatto e orientate ai risultati. Per migliorare tali aspetti, i servizi della Commissione e gli Stati membri lavoreranno insieme a tutte le parti interessate.

L’approccio più coerente è volto a migliorare l’adeguatezza, l’efficienza e l’efficacia in termini di costi dell’assistenza dell’UE fornita in situazioni di sfollamento protratto – integrando in maniera coordinata l’assistenza umanitaria tesa a rispondere alle necessità impellenti e a medio termine e impiegando approcci allo sviluppo che includano prospettive a più lungo termine e preservino la dignità e favoriscano l’autonomia degli sfollati e la resilienza delle comunità e dei paesi di accoglienza, sempre nel pieno rispetto dei principi umanitari quale base dell’assistenza umanitaria.

Prossime tappe e via da seguire

Il Consiglio riconosce che – quale parte dell’agenda europea sulla migrazione – sono in via di sviluppo nuovi importanti strumenti di finanziamento e di programmazione che collegano il soccorso immediato al sostegno a medio e lungo termine sia per gli sfollati che per chi li ha accolti. Questi includono tra altri fondi fiduciari dell’UE dedicati, lo strumento a favore dei rifugiati in Turchia, gli imminenti patti con i paesi ospitanti, come la Giordania e il Libano, e i programmi di sviluppo e protezione regionale in Medio Oriente, nel Corno d’Africa e nell’Africa settentrionale. In tale contesto il Consiglio attende con interesse le prossime revisioni, anche degli strumenti di finanziamento, per orientare la programmazione dell’UE, in modo da meglio affrontare le cause profonde in maniera appropriata e migliorare le prospettive a lungo termine per le comunità di accoglienza, i rifugiati, gli sfollati interni e i rimpatri volontari. A tal fine il Consiglio invita i servizi della Commissione e il SEAE a rafforzare la cooperazione con i paesi partner nell’attuazione dei pertinenti programmi, in conformità degli accordi internazionali.

L’UE si impegna a garantire un quadro politico per una risposta più efficiente, contestualizzata e dignitosa agli sfollamenti forzati globali e ottimizzare l’impatto del sostegno dell’UE ai rifugiati e agli sfollati interni, in linea con l’agenda europea sulla migrazione, con particolare attenzione per lo sfollamento protratto quale sfida per lo sviluppo a lungo termine. La lotta contro la violenza nei confronti delle donne dovrebbe essere una priorità. Gli sforzi dovrebbero basarsi su quanto i paesi ospitanti, le organizzazioni internazionali e le organizzazioni della società civile già stanno facendo al fine di offrire un pacchetto integrato di misure: istruzione, servizi di base, mezzi di sussistenza, opportunità di lavoro dignitoso, strumenti del settore privato, commercio e un’attenzione specifica alla protezione, segnatamente dei bambini, e alla piena partecipazione degli sfollati, in particolare i gruppi più vulnerabili. Ciò richiederà notevoli sforzi da parte dell’UE e la piena cooperazione dei paesi in questione; ma queste sono condizioni che l’UE e gli Stati membri, anche con il sostegno delle istituzioni finanziarie internazionali (IFI), compresa la Banca europea per gli investimenti, possono contribuire a creare attraverso una cooperazione allo sviluppo innovativa ed efficace, l’assistenza economica e gli investimenti nelle infrastrutture e nelle imprese, come pure il dialogo politico e l’azione.

Il Consiglio accoglie con favore il vertice umanitario internazionale dell’ONU, del maggio 2016, inclusa l’agenda per l’umanità presentata nella relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite, e la riunione ad alto livello sui rifugiati e sui migranti dell’Assemblea generale dell’ONU, che si svolgerà nel settembre 2016, come un’opportunità che consentirà agli attori sul piano umanitario, dello sviluppo e della politica di impegnarsi a favore di un approccio globale più coerente e olistico al fenomeno dello sfollamento forzato, nell’ambito dell’agenda in materia di migrazione di portata più generale.

Il Consiglio invita i servizi della Commissione, il SEAE e gli Stati membri a attuare il nuovo quadro politico in materia di sfollamenti forzati prendendo le necessarie misure politiche, strategiche, giuridiche e finanziarie e ad assicurare un follow-up che si fondi su azioni concrete e sia orientato ai risultati. Il Consiglio invita altresì i servizi della Commissione e il SEAE a riferire su base regolare, a iniziare dal 2016, al Consiglio in merito alle azioni intraprese e allo stato di avanzamento dell’attuazione e a promuovere l’ulteriore impegno delle parti interessate.

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