Stragi nello Sri Lanka: attenti a diffondere fake news

Torna l’incubo della guerra civile, ma la situazione è completamente diversa

[23 Aprile 2019]

Dopo la serie di attacchi contro le chiese e gli hotel nello Sri Lanka che a Pasqua hanno fatto almeno 290 morti e più di 500 feriti, sono subito cominciate a circolare notizie frutto della cattiva informazione, come l’attribuzione da parte di un canale televisivo italiano degli attentati alle “Tigri Tamil”, definite composte da musulmani estremisti, mentre l’ormai ex gruppo indipendentista formato da tamil era composto soprattutto da cristiani e induisti.

Per questo la srilankese Jayathma Wickramanayake, l’inviata speciale per la gioventù del segretario generale dell’Onu, ha subito lanciato un appello per cercare di stoppare la diffusione di fake news:  «I momenti come questi, è facile essere commossi, sentirsi in collera, tristi, ma vi prego ricordatevi che è il momento di essere estremamente intelligenti, vigili, pacifici e uniti«  In un messaggio su Twitter la Wickramanayake ha evidenziato: «Quando ricevete delle informazioni attraverso i social media, per favore verificateli prima di condividerli. Potrebbero in realtà essere delle fake news. Verificate le informazioni e le loro fonti prima di condividerle sui social media. Non fate supposizioni, non dite e non promuovete cose che potrebbero accrescere la violenza contro un gruppo etnico o religioso».

Nello Sri Lanka vivono circa 1,5 milioni di cristiani, la grande maggioranza cattolici, mentre il 70% della popolazione è buddista e ci sono importanti minoranze induiste e musulmane. L’arcivescovo di Colombo Malcolm Ranjith ha definito gli attentati «Un atto bestiale e non umano» e ha invitato «tutti i dottori e il personale sanitario a fare il possibile per salvare le vittime innocenti di questi atti crudeli».

Dopo la guerra civile tra cingalesi e Tamil (originari dell’India e cristiani e induisti), durata dal 1983 al 2009 e contrassegnata da attentati delle Tigri Tamil e dalle violenze indiscriminate dell’esercito e stroncata da una brutale offensiva militare, lo Sri Lanka non aveva più conosciuto grandi violenze etnico/religiose e, rivolta ai suoi compatrioti, la Wickramanayake sottolinea: «Quando ho appreso degli attacchi, ho immediatamente pensato al periodo del conflitto quando c’erano tanti attacchi suicidi. Avevamo paura di andare a scuola, di uscire fuori, di prendere il bus e tali incidenti possono essere traumatizzanti in particolare in una società post-conflitto come la nostra. Mente (questi attacchi) ricordano quelli che avvenivano, paura e la sfiducia, cercate di essere razionali e logici e chiedete aiuto se ne avete bisogno. Il nostro Paese ne ha passate così tante in così poco tempo. Siamo una nazione così resiliente, ne usciremo».

Di fronte a questa rinnovata violenza –  nonostante emergano già falle nell’attenzione con la quale i servizi segreti hanno trattato gli allarmi su possibili attentati – l’inviata dell’Onu lancia un appello agli srilankesi perché lascino che le autorità facciano il loro lavoro: «In tempi come questi, non cercate  di prendere la situazione in mano. E’ una grande perdita per molti di noi – le persone sono direttamente e indirettamente colpite. Siamo tutti frustrati, siamo tutti arrabbiati, ma questo può distorcere il nostro giudizio».

Il presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena ha promesso inchieste veloci e l’arresto dei colpevoli (ci sono già stati diversi fermi) «di questi attacchi bastardi e di coloro che sono dietro questa cospirazione» e anche lui ha chiesto lla popolazione di «Non credere a fake news  e a voci senza sostanza, sostenendo il governo nel suo sforzo».

Il premier srilankese Ranil Wickremasinghe, ha sottolineato che «Questi attacchi influenzeranno la nazione e la sua economia» e ha allertato il ministero della Difesa «per proteggere il governo della nazione».

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato fermamente la serie di attentati in Sri Lanka definendoli «odiosi e vigliacchi» e ribadendo che «Il terrorismo sotto tutte le sue forme e in tutte le sue manifestazioni costituisce una delle minacce più gravi per la pace e la sicurezza internazionale».