Il livello globale dei mari potrebbe aumentare molto più del previsto

L'accelerazione dello scioglimento delle calotte glaciali potrebbe avere profonde conseguenze

[21 Maggio 2019]

E’ ampiamente riconosciuto che lo scioglimento delle calotte glaciali in Groenlandia e in Antartide, e il conseguente innalzamento del livello del mare (SLR) rappresentano una minaccia significativa per le comunità e gli ecosistemi costieri di tutto il mondo, ma le strategie e le misure per mitigare e pianificare gli impatti potenziali dipendono dalle proiezioni scientifiche del futuro innalzamento del livello del mare che solitamente vengono realizzate utilizzando la modellazione numerica.

Ma il team di ricercatori britannici, statunitensi e olandesi  che ha appena pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America lo studio “Ice sheet contributions to future sea-level rise from structured expert judgment”, fa notare che «Tali proiezioni rimangono una sfida a causa della persistente incertezza relativa all’evoluzione delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide, in particolare in risposta al cambiamento climatico».

Utilizzando la tecnica structured expert judgment (SEJ), il team internazionale di scienziati ha chiesto a 22 esperti di banchise polari di stimare i range plausibili per il futuro innalzamento del livello del mare causato dallo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia, Antartide Occidentale e Antartide Orientale, basandosi sugli scenari futuri – alti e bassi –  di aumento della temperatura globale.

Il principale autore dello studio, Jonathan Bamber della School of Geographical Sciences dell’Università di Bristol, sottolinea che «La SEJ fornisce un approccio formale per la stima delle quantità incerte sulla base delle attuali conoscenze scientifiche e può essere utile per stimare quantità difficili da modellare. Le proiezioni del SLR globale totale che utilizzano questo metodo hanno prodotto una probabilità piccola ma significativa di SLR superiore a due metri entro il 2100 nello scenario ad alta temperatura, equivalente approssimativamente al ” business as usual “, ben al di sopra del limite massimo “probabile” presentato nel Fifth Assessment Report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)».

SEconfdo l’IPCC, , senza importanti riduzioni delle emissioni, il continuo riscaldamento del pianeta porterebbe il livello del mare a crescere tra i 52 e i 98 centimetri entro il 2100. Ma molti esperti ritengono che sia una stima molto prudente. I glaciologi temono anche che i modelli usati attualmente per prevedere l’influenza delle calotte glaciali sui livelli del mare non colgano tutte le incertezze su come si stanno ora sciogliendo.

Il nuovo studio conferma queste preoccupazioni e il team di scienziati spiega che «I risultati suggeriscono che, quando sviluppano strategie di adattamento, le comunità costiere non dovrebbero quindi escludere la possibilità di un SLR nel XXI secolo superiore a 2 metri».

Bamber ha aggiunto che «Un tale aumento del livello del mare globale potrebbe causare una perdita terreni per 1,79 milioni di km2 (equivalente alla dimensione della Libia, ndr) comprese regioni essenziali per la produzione alimentare, e con un potenziale impatto fino a 187 milioni di persone. Un SRL di questa portata avrebbe chiaramente conseguenze profonde per l’umanità». Per fare un paragone, la crisi dei rifugiati siriani ha provocato l’arrivo in Europa di circa un milione di rifugiati,  circa 200 volte meno del numero di profughi creato da un aumento del livello del mare di 2 metri. Forse Salvini, se vuole fare davvero una seria politica migratoria, farebbe bene ad occuparsi del cambiamento climatico, invece di minimizzarlo e ridurlo a un fenomeno meteorologico stagionale.

Gran parte delle perdite di terreno fertile si registrerebbero in importanti aree di produzione alimentare come il delta del Nilo. Per le persone sarebbe molto difficile continuare a vivere in vaste aree del Bangladesh e alcune delle principali città globali, tra cui Londra, New York e Shanghai, sarebbero minacciate dall’innalzamento del livello del mare.

Il procedimento SEJ ha fornito agli esperti l’opportunità di discutere le loro motivazioni scientifiche per arrivare a formulare giudizi quantitativi sulle incertezze relative ai futuri contributi dello scioglimento delle calotte polari all’innalzamento del livello del mare. All’università di Bristol sottolineano che «Questo approccio unico è servito anche a identificare alcuni processi poco compresi ma potenzialmente critici, come “l’instabilità dei ghiacci marini”, che potrebbe agire in futuro come importanti punti di svolta nella risposta delle banchise di ghiaccio all’aumento della temperatura. Un’innovazione chiave in questo lavoro è la modellazione di dipendenze casualmente determinate tra i processi di accumulo, deflusso e scarico in ciascuna calotta glaciale: tecniche, che speriamo possano essere ulteriormente sviluppate e applicate in altre aree della ricerca sul clima».

Gli autori sottolineano che, se nei prossimi anni verranno attuati davvero i tagli previsti alle emissioni di gas serra,  c’è ancora tempo per evitare questo tipo di scenari, e riconoscono che le probabilità di arrivare al range di massimo rischio sono piccole, circa il 5%, ma Bamber avverte su BBC News che non dovrebbero essere ignorate: «Se vi dicessi che c’è una probabilità su 20 che se attraversate la strada verrete investiti non vi avvicinereste. Anche una probabilità dell’1% significa che un’inondazione di un anno su cento è qualcosa che potrebbe accadere nel corso della vostra vita. Penso che una probabilità del 5% sia un rischio serio».

Uno degli autori dello studio, Willy Aspinall, della School of Earth Sciences dell’Università di Bristol, conclude: «Speriamo che i risultati possano fornire ai decision-makers una maggiore consapevolezza dei potenziali SLR di fascia alta, cosa che è cruciale per un solido processo decisionale».